Odifreddi finalmente licenziato? Pronto il nuovo Asino d’oro

Dopo tantissimo che non lo facevo, torno a parlare di Piergiorgio Odifreddi, il matematico impertinente.

Irreverente e spesso contro la Chiesa cattolica, Piergiorgio Odifreddi è stato contestato anche sul piano scientifico e ora licenziato dal Festival della Matematica

Irreverente e spesso agguerrito contro la Chiesa cattolica, Piergiorgio Odifreddi è stato contestato anche sul piano scientifico e ora licenziato dal Festival della Matematica

Sembra che finalmente un po’ di gente stia aprendo gli occhi su quanto vale questo matematico (o pseudo-tale), ottimo oratore dalla seducente parlantina, ma dai contenuti che sono sempre stati poco rigorosi, anti-scientifici, dogmatici (più dogmatici del dogmatismo che egli stesso critica, scrisse una volta sulla Stampa l’ateo Arrigo Levi!) e ora persino pieni di castronerie scientifiche.

E’ di ieri la notizia che gli organizzatori del Festival della Matematica hanno scaricato Odifreddi. Ne parlavano sia Repubblica sia la Stampa. Riporto la prima parte dell’articolo di quest’ultimo quotidiano (cliccando sul titolo accederete all’articolo intero di Gabriele Beccaria – direttore di TuttoScienze):

Matematica, non è più un festival per Odifreddi

Una mail e il «matematico impertinente» più famoso d’Italia si è trovato di fronte a uno di quei paradossi logici che ha studiato per decenni.  «Ci vuole un rapporto di grande sintonia e fiducia che purtroppo, adesso, non riscontro più e quindi, per quanto mi riguarda, mi sembra impossibile continuare come gli anni scorsi». Firmato Carlo Fuortes, amministratore delegato dell’Auditorium Parco della Musica. Piergiorgio Odifreddi è stato allontanato. Da ieri non è più il direttore del Festival della Matematica.
Abbandonato il Premio Grinzane, adesso perde a sorpresa la sua creatura, intrisa di equazioni e formule, che quest’anno aveva fatto il tutto esaurito, con file di ragazzi e ragazze a comprare i biglietti delle lezioni sui «multiversi» e sui «mativersi» come se fossero esibizioni di rockstar. I Premi Nobel John Nash e Thomas Schelling non lo sanno ancora, ma il «loro» Piergiorgio, che sabato scorso li aveva portati sul palco, costringendoli a una sorta di spettacolare flusso di coscienza tra economia, storia e teoria dei giochi, è fuori combattimento.
«Sì, è vero. Hanno interrotto il nostro rapporto di collaborazione – reagisce il professore -. Ma adesso non voglio commentare». La voce è decisa, il piglio è il solito, ma rifiuta le stilettate che ne hanno fatto un personaggio multimediale, dai libri alla tv. Non restano che le voci e i pettegolezzi, quelli che avevano cominciato a circolare già durante il Festival della settimana scorsa e che ora rimbalzano come sassate.
  
 ***

Ma amici lettori, le news odifreddiane non finiscono qui!

 Sembra che Odifreddi abbia scritto un altro articolo insulso sulle Scienze (febbraio 2009) in cui non solo non perde occasione per fare polemica con Zichichi ma in cui scrive una risma di autentiche corbellerie scientifiche… Il tema questa volta è l’evoluzionismo, ma non secondo i testi Scientifici, ma secondo Odifreddi! Dopo averlo letto, posso confermare che contiene proprio delle gravi inesattezze dal punto di vista delle leggi della genetica universalmente riconosciute.

 Sembra che ci sia una petizione di vari docenti capitanati dal prof. Paolo Diodati di Perugia al direttore delle Scienze Enrico Bellone, perchè non venga più permesso ad Odifreddi di scrivere corbellerie scientifiche su una rivista prestigiosa come le Scienze. In tanti infatti sono quelli che si sono risentiti!

Ricordo che già nel 2007 capitò un fatto del genere, con Piergiorgio Odifreddi che aveva scritto l’articolo “7 volte 7” pieno di strafalcioni così gravi da meritargli l’assegnazione dell’ASINO d’ORO 2007. (Già allora piovvero le critiche alla direzione delle Scienze.)
Ora gli arriverà anche l’Asino d’oro 2009?
 Su questo argomento sarete tenuti aggiornati nelle prossime settimane.
Andrea Macco 
L'asino d'oro 2007 assegnato da un gruppo di Scienziati a Piergiorgio Odifreddi

L’asino d’oro 2007 assegnato da un gruppo di Scienziati a Piergiorgio Odifreddi

62 commenti su “Odifreddi finalmente licenziato? Pronto il nuovo Asino d’oro

  1. caro Andrea,

    invece di usare i metodi tipicamente mafiosi della delazione anonima, riferendosi a imprecisati “vari docenti” e appellandosi al principio di autorita’ dicendo “posso confermare”, la sfido pubblicamente a:

    1) enunciare chiaramente le “gravi inesattezze” che ritiene di aver individuato nella mia rubrica: nella scienza si usa cosi’, nel caso non lo sapesse.

    2) spiegare in che senso quella che si chiama “legge di Hardy e Weinberg” sarebbe invece “l’evoluzionismo non secondo i testi scientifici, ma secondo Odifreddi”. In particolare vorrei che spiegasse in che senso e secondo quali criteri Hardy e Weinberg non sarebbero scientifici.

    3) giustificare come mai quelle che lei considera “corbellerie scientifiche”, e che costituiscono un capitolo del mio libro “in principio era Darwin”, sono state recensite molto positivamente da Edoardo Boncinelli sul “corriere della sera”, e da Gilberto Corbellini sul “sole 24 ore”: due dei piu’ titolati biologici, tra l’altro, e non degli outsider come gli unici due personaggi di cui lei fa il nome invano.

    4) informarsi su chi e’ il direttore della rivista “le scienze”, che per sua informazione si chiama Marco Cattaneo e non Enrico Bellone.

    insomma, in una parola, la sfido a dimostrare di essere in grado di pensare con la sua testa e con cognizione di causa, invece di limitarsi solo a riportare imbeccate che non capisce, enunciate da gente che non capisce.

    piergiorgio odifreddi

    ps. si sara’ accorto che, mentre lei intempestivamente intitolava il suo blog “Odifreddi finalmente licenziato”, i giornali di oggi la smentiscono tutti. se ne e’ in grado, cerchi di trarre le sue conclusioni su se stesso e sui suoi ispiratori…

  2. Andre, Odifreddi sappiamo tutti che è poco serio!
    Anche vari prof. qui di Genova che anche tu conoscerai (Dillon e altri) me lo hanno confermato!
    Cmq bella l’idea dell’asino d’oro stile Striscia la Notizia…ma qualche giornale ne ha parlato?

    Ciao e in gamba!
    Riky

  3. Rispondo sinteticamente al commento lasciato su questo blog dallo stesso Piergiorgio Odifreddi (a cui dò il benvenuto, come sempre faccio ad ogni altro visitatore del blog allorchè lasci il suo primo commento):

    In merito al Festival della Matematica ho riportato quanto appreso dai giornali. Se la notizia è stata smentita ne prendo atto. Il fatto che circolino simili voci è forse tuttavia segno che ci sono dei dissidi latenti?

    Circa l’articolo delle Scienze, ho semplicemente anticipato di 24 ore quanto è apparso oggi su Affaritaliani.it e a cui darò rilievo nel post successivo a questo.
    La invito a sfidare pubblicamente il firmatario dell’articolo, il prof. Diodati di Perugia, magari con la pubblicazione della sua replica sulle Scienze, di cui Bellone mi risulta essere direttore editoriale (Cattaneo direttore responsabile).

    A questo proposito, credo sia noto in tutti gli ambienti scientifici che Cattaneo è un vaso di coccio tra lei e Bellone. Cattaneo è un direttore responsabile a responsabilità limitatissime che le fa scrivere tutto e il contrario di tutto, senza capire mai quello che lei scrive. E’ documentato. E molti sanno che Bellone, direttore editoriale, ha scritto testualmente: “Io non pubblico scritti che vanno contro le idee dei miei collaboratori”, riferendosi a critiche scientifiche sacrosante sull’articolo che le ha fruttato l’Asino d’oro 2007, di cui ha parlato in toni piuttosto duri anche Meri Lao, una esperta musicologa che lei certamente conoscerà, sull’inserto del Manifesto (giornale che non può essere certo accusato di essere di destra o filo-governativo).

    Tornando al suo Articolo sull’evoluzione, lei cita Boncinelli e Corbellini, io (che sono Fisico e non Biologo e dunque su un settore che non mi appartiene mi rimetto al parere di persone competenti… Lei non è un Logico Matematico?) oltre al prof. Diodati ho raccolto altre voci che invece hanno espresso un parere negativo, ad esempio Giorgio Molpurgo (un ordinario genetista) ha giudicato “idiota” l’articolo.

    Ripeto, proporrei di aprire un dibattito in merito sulle Scienze, visto che lei parla di “sfida pubblica“: credo che di persone disposte a intervenire ce ne potranno essere.

    Cordiali saluti e auguri per i suoi Festival in giro per l’Italia e il mondo (di quanto da lei compiuto qui a Genova, in svariate edizioni si è ampiamente parlato in passato).

    Andrea Macco

  4. caro andrea,

    noto anzitutto che, dopo di averle chiesto di pensare con la SUA testa, lei mi risponde con quella di UN ALTRO, riportando semplicemente in forma estesa le imbeccate a cui mi riferivo. padronissimo, ovviamente. ma perche’ non pensi che abbia difficolta’ a rispondere pure a quelle, ecco qua.

    1) spero mi sia concesso di sorvolare sulla difesa d’ufficio fatta di zichichi. ognuno ha i suoi modelli, e chi difende lui non puo’ ovviamente che attaccare me, indipendentemente dai motivi che ha (e che nel caso di diodati ci sono) di essere grato a un gran dispensatore di favori accademici.

    2) sorvolo anche sull’elegante apertura a proposito del fatto che zichichi sarebbe stato “la mia fortuna giornalistica ed economica” (la lingua batte dove il dente duole…): mi piacerebbe solo sapere come, visto che le “zichicche” sono state pubblicate con un piccolo editore, dal quale non ricevo royalties, e visto che il libro ha comunque venduto poche centinaia di copie, a fronte delle centinaia di migliaia di altri miei titoli.

    3) poiche’ la mia rubrica parlava dell’evoluzione darwiniana, tutta la tirata sull’evoluzione dell’universo dal big bang in avanti, e sul passaggio dalla materia inanimata a quella animata, passando per stringhe e superstringhe, sono fuori tema.

    4) non si vede perche’ hardy e weinberg avrebbero dovuto usare “equazioni differenziali in spazi a 250 dimensioni” (tra l’altro, non lo fa nemmeno la relativita’ generale, e non per questo non e’ una teoria scientifica), quando bastava loro un’equazione di secondo grado: se l’avessero fatto, sarebbero stati dei ciarlatani. tra l’altro, il fatto che la formula per spiegare l’evoluzionismo darwiniano sia cosi’ semplice, e’ proprio uno degli aspetti interessanti della faccenda: in particolare, perche’ dimostra che coloro che avversano la teoria di darwin si situano al di sotto del livello di alfabetizzazione matematica della scuola media.

    5) in ogni caso, la formula di hardy e weinberg non e’ che il punto di inizio di una sofisticata teoria della genetica delle popolazioni, in cui si puo’ trovare complessita’ matematica a piacere (ad esempio, l’analisi di fourier, che viene usata sistematicamente): si pretendeva forse che tutto fosse comprimibile in una pagina di una rubrica? non mi sembra che neppure diodati, nella sua geremiade, abbia esplicitato la matematica delle stringhe, ad esempio.

    6) un altro degli aspetti interessanti della formula di hardy e weinberg (almeno per un logico) e’ che permette di enunciare le condizioni per l’evoluzione, contrapponendo un risultato che determina sotto quali condizioni l’evoluzione non c’e’. diodati e’ turbato da questo fatto, ma il suo turbamento dimostra solo che non ha neppure un’infarinatura di logica e non conosce la legge di contrapposizione: il problema pero’ e’ suo, non mio. potrei comunque consigliargli alcuni testi di divulgazione di logica che sono stati (questi si’) la mia fortuna giornalistica ed economica, se desidera…

    7) con la sua solita eleganza, in chiusura diodati mi accusa “del solito copia e incolla”. ma non era deluso che si trattasse solo di un’equazione di secondo grado? e crede seriamente che un matematico, per spiegarne un’applicazione, debba veramente ricorrere al copia e incolla? si e’ veramente mal ridotti e a corto di argomenti, se si e’ costretti a insinuazioni di cosi’ basso rango.

    8) sono infine imbarazzato (per diodati, ovviamente, non per me) a far notare che “l’articolo pressoche’ identico uscito su repubblica ad agosto” non aveva invece niente a che vedere con la rubrica in questione, perche’ parlava non della legge di hardy e weinberg, bensi’ dell’accoglienza avuta in italia dal darwinismo. l’unico punto di contatto era che citavo zichichi tra i negazionisti, ma la colpa non e’ mia: poiche’ fra gli “scienziati” sono solo due, lui e sermonti, e’ ovvio che finiscano di essere gli zimbelli della comunita’ scientifica. e con loro, anche i loro difensori di ufficio alla diodati.

    a riprova, chiunque puo’ notare come la rubrica in questione sia diventata, opportunamente ampliata, il capitolo 10 del mio libro “in principio era darwin”, e l’articolo in questione il capitolo 15. ora, confrontare due testi non richiede nessuna competenza scientifica: solo una conoscenza della lingua italiana. lascio ai lettori le ovvie deduzioni…

    9) cio’ detto, rimango in curiosa attesa di conoscere, da lei o dal suo imbeccatore, quali siano le “gravi inesattezze” di cui lei mi ha accusato, e in che senso la legge di hardy e weinberg sarebbe “l’evoluzionismo non secondo i testi scientifici, ma secondo odifreddi”. cioe’, siamo al punto in cui eravamo, a parte le intemperanze dell’asina che partorisce gli asinelli che chiama d’oro (in base al principio che ogni scarrafone e’ bello a mamma sua…)

    pgo

  5. > caro andrea,
    >
    > noto anzitutto che, dopo di averle chiesto di pensare con la SUA testa,
    > lei mi risponde con quella di UN ALTRO, riportando semplicemente in forma
    > estesa le imbeccate a cui mi riferivo. padronissimo, ovviamente. ma
    > perche’ non pensi che abbia difficolta’ a rispondere pure a quelle, ecco
    > qua.

    Tutti i giornalisti che riportano il pensiero di un altro devono essere
    derisi?

    > 1) spero mi sia concesso di sorvolare sulla difesa d’ufficio fatta di
    > zichichi. ognuno ha i suoi modelli, e chi difende lui non puo’ ovviamente
    > che attaccare me, indipendentemente dai motivi che ha (e che nel caso di
    > diodati ci sono) di essere grato a un gran dispensatore di favori
    > accademici.

    Cominciamo, anzi, continuiamo male, molto male. Zichichi ha, per definizione, sempre torto? Difesa d’ufficio: espressione usata a sproposito. Ho difeso l’esatta interpretazione del “principio” d’inerzia.
    Logica di Odifreddi: chi difende il “principio d’inerzia”, deve necessariamente attaccare Odifreddi? Logica di un sedicente matematico.
    Solita aggiunta, quella dei favori accademici, di un calunniatore di professione. Io sono un fisico della materia e non avuto mai nulla a che fare con Zichichi e il suo gruppo.

    > 2) sorvolo anche sull’elegante apertura a proposito del fatto che zichichi
    > sarebbe stato “la mia fortuna giornalistica ed economica” (la lingua batte
    > dove il dente duole…): mi piacerebbe solo sapere come, visto che le
    > “zichicche” sono state pubblicate con un piccolo editore, dal quale non
    > ricevo royalties, e visto che il libro ha comunque venduto poche centinaia
    > di copie, a fronte delle centinaia di migliaia di altri miei titoli.

    E’ la coincidenza temporale dell’inizio del decollo e il gruppo di anti-zichichiani coinvolti a contare, altro che il ritorno economico. Ma chi lo conosceva Odifreddi prima delle Zichicche? Se aggiungo che il coinvolgimento di Andreotti con la superpropagandata “prefazione”, è stata una meschina operazione ai danni dell’ignaro Andreotti, sarò fucilato per insistente difesa dell’IDDIOTA? A ciascuno la propria morale. Io potrei essere iscritto all’UAAR, ma fiché c’è gente manichea come Odifreddi, il mio posto è a difesa anche di chi avesse ragione una sola volta, Odifreddi è la negazione della razionalità. E’ tutta pancia.

    > 3) poiche’ la mia rubrica parlava dell’evoluzione darwiniana, tutta la
    > tirata sull’evoluzione dell’universo dal big bang in avanti, e sul
    > passaggio dalla materia inanimata a quella animata, passando per stringhe
    > e superstringhe, sono fuori tema.

    Prendo atto che Odifreddi è l’unico a fare questa obiezione. La tirata, lodata da tutti gli altri, ha due scopi: 1) vedere il darwinismo nell’unica ottica possibile, che è quella di essere inquadrato nel lungo percorso dell’evoluzione. 2) dimostrare che un fisico non può essere accusato di antievoluzionismo solo perché pretende rigore.

    > 4) non si vede perche’ hardy e weinberg avrebbero dovuto usare “equazioni
    > differenziali in spazi a 250 dimensioni” (tra l’altro, non lo fa nemmeno
    > la relativita’ generale, e non per questo non e’ una teoria scientifica),
    > quando bastava loro un’equazione di secondo grado: se l’avessero fatto,
    > sarebbero stati dei ciarlatani. tra l’altro, il fatto che la formula per
    > spiegare l’evoluzionismo darwiniano sia cosi’ semplice, e’ proprio uno
    > degli aspetti interessanti della faccenda: in particolare, perche’
    > dimostra che coloro che avversano la teoria di darwin si situano al di
    > sotto del livello di alfabetizzazione matematica della scuola media.

    Ecco il punto. Tralasciando gli aspetti polemici che sono inevitabili se ci si permette di criticare l’Oracolo, arriviamo al punto e al modo di chiudere questa sterile perdita di tempo.
    Io dispongo già di dichiarazioni di ordinari del settore che hanno giudicato l’articolo “idiota, confusionario, fuorviante, tale da far licenziare in tronco l’autore”. Riformulo la proposta a cui fui costretto due anni fa: Odifreddi la smetta di insultare e di inventarsi calunnie.
    Cerchi di sforzarsi a capire che c’è anche gente che non vive di meschinerie e col paraocchi. Non tutti orientano il loro agire solo se c’è un proprio tornaconto. Per “Sette volte sette” ne lui, né Bellone, nè Cattaneo, riuscirono a trovare un solo esperto disposto a mettere oper iscritto la difesa dell’articolo. Lancio anche ora la stessa sfida: trovi un solo professore universitario di genetica, che sostenga che le legge dell’equilibrio (e di conseguenza il principio d’inerzia) possano essere considerati leggi dell’evoluzione successiva, una volta che venga meno una
    delle ipotesi. Se lo troverà ringrazierò l’esperto e Odifreddi, pubblicamente, per aver
    insegnato almeno a tutti i fisici, una cosa che, insieme a Zichichi, non sapevamo. In caso contrario…

    Paolo Diodati
    Ordinario di Fisica Applicata
    Dipartimento di Fisica
    Università di Perugia
    Via A.Pascoli,1
    06100 – PERUGIA

  6. Noto anzitutto che, dopo di averle chiesto di pensare con la SUA testa, lei mi risponde con quella di UN ALTRO, riportando semplicemente in forma estesa le imbeccate a cui mi riferivo. padronissimo, ovviamente.

    Gentile professore,
    come scritto anche nella precedente risposta, non sono un biologo né un genetista, ma un Fisico. E probabilmente neanche fossi un Geologo, un Matematico un Logico credo che la mia preparazione sul tema – a meno di non essere un appassionato o uno studioso in proprio – sarebbe tale da potermi surrogare il diritto di dirmi un “esperto del settore”. Lei sì? Oppure si appoggia anche lei a qualche altra persona? Il che non è disonorevole, anzi, lo considero un gesto di profonda umiltà in un mondo dove tutti credono di saperne sempre e comunque più degli altri.
    Io adottando questo principio, per settori che non sono il mio, sento altri pareri. Vedrò di chiedere anche a qualche collega o amico dell’Università di Genova, sottoponendole il suo articolo (magari togliendo pure la firma e semplicemente chiedendo: che ne pensi di questo pezzo?) credo potrebbe essere un test interessante (lo dico senza maliziosità, anche perché potrebbe uscirne anche un commento positivo a suo favore).
    Aggiornamenti allora nei prossimi giorni.

    AM

    PS: frattanto c’è stata la replica di Diodati. Prego entrambi i docenti di mantenere uno stile composto come fin’ora fatto e di non scadere nell’insulto personale.

  7. caro andrea,

    concordo con lei che si debba mantenere uno stile composto, nonostante sia difficile quando ci si trova di fronte ad attacchi scomposti come quelli di diodati. io ho risposto punto per punto al suo post, e non mi sembra che lui abbia fatto altrettanto: in particolare, a parte il suo stile, ha sorvolato (comprensibilmente) sui punti 5, 6, 7, 8 e 9.

    gli ricordo (e lo ricordo anche a lei, visto che sembra concordare con lui sul metodo), che nella scienza le polemiche non si risolvono con i sondaggi di opinione tra colleghi, ne’ con le liste di proscrizione a basi di insulti: questo e’ il metodo mafioso al quale ho alluso nel mio primo intervento. naturalmente, conosco anch’io gente che considera diodati un idiota: e allora? vogliamo fare la conta e affidare ad essa la decisione su chi ha ragione? andiamo, non siamo mica all’asilo!

    piuttosto, nella scienza ci si confronta sugli argomenti. e se si accusa qualcuno di fare degli errori quando parla di qulcosa (ad esempio, della legge di hardy e weinberg), gli si dice quali sono quegli errori, invece di fare sparate su tutt’altro (ad esempio, la legge di inerzia o le stringhe).

    comunque, avendo gia’ avuto in passato inconcludenti scambi con diodati, sempre all’insegna del metodo “io dico una cosa e lui risponde su un’altra”, preferisco che ve la smazziate fra voi: se siete insoddisfatti delle mie rubriche, o dei miei articoli, o dei miei libri, non leggeteli. se comunque vi fa piacere raccogliere firme di gente che dica che io sono un idiota, o un ignorante, o un venduto, raccoglietele, e fondate uno “sfan club”. nella vita bisogna pur trovare le proprie soddisfazioni, e lo “sfanscismo” puo’ essere una di quella.

    io ho risposto qui UNA VOLTA per difendermi da un attacco: nel merito, lascio che siano i lettori a giudicare da soli, e vi saluto.

    pgo

    ps. prima di eclissarmi, non posso resistere dal ringraziare diodati per la sua gustosa barzelletta su “l’ignaro andreotti”. tra le infinite cose che sono state dette nel dopoguerra su “belzebù” e sul “divo giulio”, chiamarlo “ignaro” e’ veramente la piu’ ineffabile…

    naturalmente, allo spesso diodati non viene nemmeno in mente che ci potessero essere altri motivi piu’ sottili. ad esempio il fatto che zichichi, dopo essere stato (a seconda dei bisogni) comunista in sicilia negli anni ’50, e democristiano per decenni in seguito, avesse in quel momento effettuato un ennesimo salto della quaglia per passare a fianco di berlusconi e della moratti. e che una prefazione formalmente elogiativa in un libro sostanzialmente denigrativo potesse forse essere invece una tipica mossa andreottiana… vale!

  8. Benché si possa concordare con la critica a Piergiorgio Odifreddi di fare talvolta passi più lunghi della gamba o troppi passi in contemporanea, qualsiasi persona dotata di un minimo di materia grigia non può non riconoscere che Odifreddi ha almeno una marcia in più dei suoi denigratori e che, in quest’Italia opportunista e bigotta, svolge una funzione altamente educativa. Coloro che di intelligenza non ne hanno abbastanza per apprezzarlo, farebbero meglio ad ascoltare e starsene zitti, memori del proverbio veneziano “merda montata in scano o la spusa o la fa dano” (chiedo venia, ma la saggezza popolare non bada alle finezze di linguaggio).

  9. Caro professor Odifreddi,
    visto che ci legge mi permetto di dirle quello che penso su di lei: io non sono credente, Andrea lo sa e mi lascia sempre intervenire su questo blog. Io rispetto lui e lui rispetta me. Tutti e due siamo Fisici, ma non ci attacchiamo in maniera così violenta, come invece lei spesso fa nei confronti della Chiesa cattolica (chissà poi perchè non verso le altre religioni…?).
    Io apprezzo molto i suoi articoli di logica e quando lei parla di matematica in genere ne parla bene, ma quando inizia a uscire dal suo campo (sia per parlare di religione, sia per parlare come ora di genetica) secondo me perde di rigore e di capacità.
    Mi ha stupito (in positivo) il suo intervento all’ultimo Festival della Scienza con la Binetti. Anche il nostro Andrea scrisse un articolo in merito credo positivo nei suoi confronti (lo ha letto?) sottolinenando come quando lei diventa moderato ed evita certe sparate allora tutti la apprezzano di più.
    Sembra quasi, caro professore, che lei cerchi il successo e l’approvazione della gente, ma lo faccia in maniera un po’ disordinata, più cavalcando la scia dell’emozione che un rigore matematico che dovrebbe distinguerla.
    Circa questo articolo, trovo giusto il parere di chi dice che non si può intitolare LA FORMULA DELL’EVOLUZIONE una formula che l’evoluzione non la spiega, ma spiega solo quando l’evoluzione non avviene. Da lì tutto discende.

    Porgo i miei saluti

    Riccardo

  10. Do il benvenuto sul blog ad Andrea Frova (di cui ho letto anche un paio di libri di Fisica divulgativa e che ho sempre ritenuto un docente molto chiaro e rigoroso nell’esposizione scientifica).

    NOTA BENE PER TUTTI I NAVIGANTI:
    Invito veramente tutti, come già fatto, a riflettere non due, ma tre volte prima di postare un commento, a misurare bene le parole e non lanciarsi in espressioni che potrebbero essere giudicate offensive, o sarò costretto a non approvare o tagliare una parte dei commenti.

    Alcuni commenti sono stati inseriti nel topic successivo a questo e prego chi legge di prestare attenzione anche a quelli.

    Vorrei far notare che è intervenuta gente sia pro sia contro Odifreddi, ma più che far vedere se si appartenga al fan club o, come ha detto lo stesso Odifreddi, allo sfan club (non distribuiamo né magliette né cappellini qui…), mi piacerebbe che qualcuno entrasse nel merito dei due articoli, quello di Odifreddi sull’evoluzione e la replica di Diodati.
    Resta infatti ancora da capire se la candidatura per l’asino d’oro 2009 sia, o meno, adeguata.

    Qualcuno mi ha chiesto in privata sede la storia dell’asino d’oro. Ecco qui il link:
    http://www.tellusfolio.it/index.php?prec=/index.php&cmd=v&id=6958

    Grazie a tutti per l’attenzione,

    Andrea Macco

  11. gli ricordo (e lo ricordo anche a lei, visto che sembra concordare con lui sul metodo), che nella scienza le polemiche non si risolvono con i sondaggi di opinione tra colleghi, ne’ con le liste di proscrizione a basi di insulti: questo e’ il metodo mafioso al quale ho alluso nel mio primo intervento. naturalmente, conosco anch’io gente che considera diodati un idiota: e allora? vogliamo fare la conta e affidare ad essa la decisione su chi ha ragione? andiamo, non siamo mica all’asilo!

    piuttosto, nella scienza ci si confronta sugli argomenti. e se si accusa qualcuno di fare degli errori quando parla di qulcosa (ad esempio, della legge di hardy e weinberg), gli si dice quali sono quegli errori, invece di fare sparate su tutt’altro.

    Per correttezza con i commenti apparsi e pubblicati, ho sentito Paolo Diodati in privato e riassumo la sua posizione a fronte delle parole di Odifreddi sopra quotate:
    “basta con il crescendo di insinuazioni e di insulti. La sfida è chiara: faccia pubblicare su Le Scienze un articolo che, giustificando titolo e contenuto del suo, mostri chiaramente come dall’equilibrio si
    possa prevedere, matematicamente, la futura evoluzione. Oltre alle chiacchiere, ci vuole la matematica, perché questo era il motivo di
    discussione.”

    Mi sembra che nell’essere discordi sul merito e nell’attaccarsi a vicenda i due professori concordino sul fatto che servono argomentazioni chiare e precise. Caldeggio la “pubblica sfida” sulle Scienze. A mio modo di vedere ognuno ha offerto il suo punto di vista in merito all’argomento affrontato dall’articolo di Odifreddi sulle Scienze e ora è bene che PRETTAMENTE sul quel tema proceda il confronto e che sia fatto nelle sedi più appropriate, quali può essere una rivista scientifica dove lettori qualificati (e non appartenenti all’uno o all’altro fan club) possono esprimere il loro giudizio.

    AM

  12. L’articolo di Odifreddi non è scientificamente serio. L’uso che viene fatto della Legge di Hardy e Weinberg è strumentale e non effettuale. Si vuole dimostrare l’evoluzione con una formula che pone condizioni molto peculiari e spiega ben poco. Odifreddi ha ragione quando dice in uno dei suoi tanti punti sopra citati che sarebbe necessario ampliare il discorso e parlare di teorie genetiche a più ampio spettro: ma allora perché non farlo direttamente nell’articolo anziché perdere tempo a dare addosso a Zichichi o altri?
    Basta questo solo fatto per far sì che un articolo simile venga cestinato dalla comunità scientifica: è una caduta di stile imperdonabile per uno scienziato: o si fa gossip o si fa scienza. Odifreddi mischia le cose e non fa né l’uno né l’altro.

    Distinti saluti e grazie per l’ospitalità
    Riccardo Ferro – Università di Genova

    PS: non conosco Diodati e il mio giudizio è avulso da quello che lui possa avere legittimamente scritto. Non capisco anzi perchè Odifreddi inizi a insultare Diodati per la sua replica civile e pacata. Anche questo la dice lunga sulla sua serietà.

  13. Ricevo da Marco Cattaneo, direttore delle Scienze, un commento che contiene, tra l’altro, alcune precisazioni che doverosamente pubblico (il resto son commenti personali rivolti al sottoscritto che esulano dal tema e, per altro, non vengono pubblicati come sopra annunciato. Noto a questo proposito che sul merito della questione scientifica “formula dell’evoluzione” ancora NESSUNO si è pronunciato a favore di Odifreddi… Attendiamo).

    Dal Commento di Marco Cattaneo:
    – il professor Piergiorgio Odiferddi non è mai stato un dipendente di Le Scienze;

    – il professor Bellone ha lasciato la direzione editoriale del mensile nel gennaio di quest’anno; l’unico direttore residuo è il sottoscritto.

    Mia risposta:
    1) Credo che nessuno abbia mai asserito che Odifreddi sia un dipendente delle Scienze: se poteva essere dedotto dal fatto che qualcuno vuole che Odifreddi non scriva più sulle Scienze, allora è stato comunque bene precisarlo. In ogni caso una petizione può essere fatta anche a riguardo di un semplice collaboratore esterno. O sbaglio?

    2) Non ero informato della recente novità ai vertici delle Scienze e pertanto non posso che augurare al (solo) direttore residuo di una rivista così importante di operare al meglio e di compiere scelte editoriali che possano mettere innanzi tutto la Scienza e le scoperte scientifiche prim’ancora della firma di un articolo.

  14. Richiamato al fronte, Frova spara a vanvera

    Chiedo a Frova, (autore di Perché accade ciò che accade): perché hai scritto ciò che hai scritto nel tuo intervento inutile? Perché non sei intervenuto minimamente sull’argomento oggetto di discussione e cioè sull’articolo La formula dell’evolouzione?? Si parlava forse della tua idea fissa sulle marce in più e la materia grigia che manca a chi non ha debiti di riconoscenza verso Odifreddi? Perché, tanto livore fuori luogo, con la pennellata finale stile Bossi? Se il matematico impertinente (e incontinente) dice di conoscere chi mi definisce “un idiota”, allude forse a te e al tuo intervento, visto che tu, assieme all’insospettabile mio carissimo amico Umberto Bartocci (matematico vero) siete le uniche persone in confidenza con me e Odifreddi? Se non sei tu ad aver dato un simile lusinghiero giudizio, allora i metodi omertosi che Odifreddi rimprovera ad Andrea Macco, che poi i nomi li ha tirati fuori, sono tipici di chi pratica la calunnia. Qui sì che Odifreddi ha verve e fantasia! Che strano, prima che osassi criticare due suoi articoli, nessuno mi aveva riferito insulti simili. Forse Odifreddi deve ancora scoprire che le bugie hanno le gambe corte… .

    Un’altra domanda per la quale non attendo risposta, avendola già ricevuta in occasione della precedente critica impertinente: chiedere la rettifica di alcune affermazioni errate di Odifreddi, pubblicate su Le Scienze e non su un quotidiano, significa un’ingiustificata e bassa operazione di denigrazione di Odifreddi o significa solo richiamare Le Scienze al controllo dell’esattezza di informazioni che vanno ad alimentare le conoscenze anche dei nostri studenti? Se uno critica due articoli di Odifreddi, significa che ce l’ha con lui, ha scritto Cattaneo e penseranno Frova e Odifreddi. E allora, rispondo, prima di fare il processo alle intenzioni, segnalatemi un solo articolo su Le Scienze, peggiore dei due presi in considerazione.

    Richiamato di corsa al fronte, Frova spara all’impazzata contro il nemico, magari senza aver nemmeno letto l’articolo in questione. Per cui, essendo intelligente, colto e furbo, anche se un po’ troppo smemorato, lascia la porta aperta a un successivo giudizio di condanna, esattamente come fece per l’altro articolo Sette volte sette (vedi Parola di Frova). Le uniche cose che risultano chiare, ora come ora, sono gli insulti, pesantucci, per chi non riconosce le marce in più di Odifreddi e il consiglio per questi poveri minorati, a star zitti ad ascoltare anche quando ”sta facendo passi più lunghi della sua gamba o troppi passi in contemporanea” (Parola di Frova). Cioè, anche quando, parola mia, sta dicendo minchiate. Nel suggerire questo lodevolissimo comportamento (poveri studenti…), anche Frova “in quest’Italia opportunista e bigotta, svolge una funzione altamente educativa” (Parola di Frova).

    Tralascio il giudizio sulla pertinenza al motivo del contendere, del poco noto proverbio veneto. Cercherò di farlo arrivare a Bossi. Nei comizi o nei giudizi su chi non condivide le sue idee, sarebbe al livello di altre sue perle.

    Sottolineo di non aver mai negato, nella corrispondenza con Frova, che Odifreddi, come giornalista, abbia una marcia (o due?) in più (come professore universitario, come cercai inutilmente di fargli capire, mi dispiace, ma ne ha avuto 4 in meno). A differenza di Frova, non credo però nei miracoli, ancorché rigorosamente laici. Non credo nello sdoppiamento della personalità di Odifreddi.
    Se ha una marcia o due in più, queste gli rimangono anche nel dir fesserie. O no, caro il mio Frova?
    All’illustre autore di Parola di Galileo, mi permetto infine di ricordare la Parola di Frova che, meglio di qualunque altra considerazione, fotografa il suo pensiero, spiega il suo debito di riconoscenza e quindi il suo comportamento contorto. Alcuni piccoli stralci, tratti dalla nostra corrispondenza che ho in archivio. Sono tutti in risposta all’eventualità che scrivessi un commento su quel capolavoro che è Sette volte sette, da inviare a Le Scienze (quando non sapevo, ahimé, come fosse apprezzata da quella rivista la precisione e la correttezza scientifica, tanto è odifreddizzata…):

    “Scrivilo, scrivilo questo pezzo: Odifreddi da un po’ di tempo scrive
    troppo e finisce per sparare cazzate. E’ bravo, ma si è montato la
    testa. Un po’ d’acqua fredda in testa non può che fargli bene.
    Io a Roma da Feltrinelli sono stato presentatore di un suo libro
    e non ho potuto evitare di rilevare pubblicamente una serie di bachi in
    fatto di matematica e musica (non mi chiederà più di fargli da
    presentatore, suppongo!). Quello che alla fine fa sì che io finisca
    sempre per perdonarlo è che ammiro il suo fertile ingegno e il suo stile
    impertinente, oltre al fatto che mi sento debitore, come fisico, per il
    suo Zichicche che nessuno di noi ha avuto il coraggio di scrivere.
    Comunque rileggerò il pezzo domani con più attenzione.
    Saluti, Andrea” Parola di Frova (17/4/07)

    Quanto alla risposta che vuoi da me, io non ho nulla in contrario a
    vederti pubblicare il pezzo che hai scritto, un po’ d’acqua fredda in
    testa a Odifreddi non può che fargli bene. Però se vuoi che con le mie
    modeste forze io possa cercare di aiutarti, dovresti almeno farmelo
    leggere. Ma non dimenticare che ti metteresti dalla parte di
    una minoranza dei fisici italiani, una minoranza mediocre e per lo più
    non in buona fede, cui non ritengo tu appartenga.
    Parola di Frova (18/4/07)

    Quello che dimostrano quelle topiche è che lui scrive troppo e non si preoccupa nemmeno di
    rileggere: si è montato la testa, come ti dissi fin dalla prima risposta. E l’editore? Scommetterei che quel furbacchione di Bellone gli errori ce li aveva lasciati apposta per far emergere quest’aspetto.
    Quindi pubblicherà la tua replica, tanto più se incisiva e tagliente.
    Parola di Frova (21/4/07)

    E, finalmente, la risposta chiara, in seguito al mio invito a venire a spiegare il contenuto dell’articolo Sette volte sette, in un seminario al Dipartimento di Fisica e da me pagato. L’insistenza nel sollecitare il suo giudizio, in particolare su una questione musicale, non era dovuta a una mia insicurezza. Ho insegnato anche Acustica musicale, per fisici e musicisti, facendo adottare l’ottimo testo di Frova “La Fisica nella musica” ed ho lavori originali su riviste internazionali, anche a nome unico, in cui c’è fisica, matematica e musica. Era dovuta alla sperimentata conoscenza della tecnica dialettica di Odifreddi che consiste nel dare dell’idiota o in prima battuta o un po’ più tardi a chi rileva i bachi nei suoi scritti. A me, senza conoscermi minimamente, gli epiteti di cristiano-cretino, tonto e idiota già me li aveva dati, in privato e sui giornali. Contro Frova, speravo, si sarebbe scatenato un po’ meno e un po’ più tardi, permettendo un minimo di dialogo… .
    Con l’invito-minaccia ad annunciare un suo seminario, in cui spiegava l’inspiegabile, Frova si convinse a sputare quello che per lui, evidentemente, era un rospo molto pericoloso. Non poteva difendere quel articolo, ma non poteva neanche criticarlo ufficialmente. Sarebbe passato, in questa Italia opportunista e bigotta, dalla parte dei cretini (Parola di Frova). Fu quello l’unico invito che non accettò.
    Caro Paolo,
    dubito di aver mai giudicato esatte e comprensibili le frasi che tu mi richiami dal pezzo di Odifreddi:
    >”In effetti, il numero irrazionale di volte in cui la quinta (3/2) sta nell’ottava (2) è bene >approssimato dal rapporto 4/7, nel senso che sette quinte sono quasi uguali a quattro ottave (la >loro differenza è circa un semitono) e questo è il motivo per cui la scala comune ha sette note. >Ancora migliore è l’approssimazione 7/12, perché dodici quinte sono ancora più uguali a sette >ottave (la loro differenza è il cosiddetto comma pitagorico, all’incirca un ottavo di tono), e questo è >il motivo per cui la scala cromatica ha 12 note”
    per il semplice fatto che mi paiono parole in libertà scritte con lo stile frivolo e affrettato che avevo già rilevato in una mia precedente mail a te diretta. Anche adesso, rileggendole con maggior attenzione, non ci ricavo nulla di significativo. Parole in libertà, per l’appunto, che non vogliono dire niente. Mi sembra di capire dalla tua e-mail che Odifreddi abbia un ruolo fisso nella rivista, e questo non lo sapevo (è parecchio che non la seguo). Per quanto apprezzi la sua verve dissacrante ed ammiri molte sue pensate, io non glielo avrei affidato, perché non era difficile prevedere che la sua vorticosa attività lo avrebbe inevitabilmente condotto a fargli scrivere degli sfondoni.
    Sappi che in una precedente occasione in cui Odifreddi, qui a Roma, parlava di musica e matematica, lo ho pubblicamente smentito su varie sue affermazioni. Contami pure tra coloro che si rendono ben conto come, se esce dal suo ramo di competenza, Odifreddi non è esente da difetti e arriva a prendere talvolta delle vere cantonate (e nondimeno non posso non ammettere che ha una una marcia in più di me e di tanti altri, e non posso non ammirare la sua verve dissacrante).
    Parola di Frova (11/8/07)

  15. L’ultimo commento di Paolo Diodati si riferisce per lo più al precedente articolo di Odifreddi (Sette Volte Sette) per il quale ricevette l’Asino d’oro 2007. Né io né credo i lettori (fatti salvi forse quelli che parteciparono alla conferenza citata da Diodati) eravamo a conoscenza del pensiero di Frova e altri in merito e per questo l’ho lasciato per completezza di pensiero (oltre che per permettere a Diodati la replica sullo specifico intervento di Andrea Frova dello scorso 31 marzo).

    Vorrei però inviare tutti a rimanere sul tema dell’articolo dell’evoluzione, in particolare secondo quanto scrive lo stesso Paolo Diodati:

    chiedere la rettifica di alcune affermazioni errate di Odifreddi, pubblicate su Le Scienze e non su un quotidiano, significa un’ingiustificata e bassa operazione di denigrazione di Odifreddi o significa solo richiamare Le Scienze al controllo dell’esattezza di informazioni che vanno ad alimentare le conoscenze anche dei nostri studenti?

    Mi sembra d’altra parte che lo stesso direttore delle Scienze qui intervenuto non abbia preso le difese dell’articolo, ma solo puntualizzato alcune questioni di contorno cui si è dato giusto e doveroso spazio.

    AM

  16. Giustifico il mio intervento. Ho letto La formula dell’evoluzione e la critica di Diodati. Il fisico ha colpito nel segno. Ha ragioni da vendere.
    Il fatto che il suo articolo abbia quattro stelle e mezza, significa che i lettori, a grandissima maggioranza, gli danno ragione. Odifreddi è al tappeto. Dice che non siamo all’asilo e che non si va avanti a maggioranze. Ma per chi scrive gli articoli su Le Scienze? Lui, Frova se ne buggerano se nessuno capisce quell’articolo.equel Cattaneo che neanche ci prova a difendere il contenuto dell’articolo contestato, liquidano tutti dandoci dei deficienti. Bel modo di fare i professori. Si dovrebbero vergognare di scrivere certe cose. Un 30 e lode a Diodati, per il coraggio, l’indipendenza, la chiarezza e l’umorismo. Il Frova che richiamato alle armi spara a vanvera ci fa sbellicare dal ridere, perché dice brillantissimamente, la verità. Poverino, ora non sarà più chiamato a fare il pavone con Odifreddi. Che figura, che ha fatto salendo su lo scano!!

  17. Do il benvenuto ufficiale anche ad Andrea Pieroni che non conosco personalmente (di dove sei?) e di cui preciso questa affermazione per i lettori del blog che non l’avessero notato

    […] Il fatto che il suo articolo abbia quattro stelle e mezza […]

    La valutazione si riferisce all’articolo di Diodati sul sito di Affaritaliani.it il quale permette a ogni lettore di esprimere un giudizio da 1 a 5.

    Al di là di questo tipo di valutazione, penso davvero che sia compito di una comunità scientifica accogliere o meno un lavoro scientifico.
    Ribadisco ancora e con forza che sono pronto ad accogliere su questo blog qualunque voce e pensiero pronto a difendere l’articolo di Odifreddi.

    AM

  18. Caro Andrea,
    strana domanda la tua. Sono di origini siciliane e romano di nascita, ma totalmente cosmopolita avendo vissuto parecchio in Inghilterra. Più interessante è forse sapere che sono un professore ordinario di matematica e che conosco personalmente PGO. E’ venuto più di una volta nel nostro dipartimento.
    E’ opinione diffusa che lui e i direttori delle Scienze abbiano fatto un errore grossolano con l’articolo Sette volte sette. Faresti bene a riprodurlo, accompagnato dall’impeccabile ironicissimo commento di Diodati. Forse il fisico ha sbagliato proprio nell’usare uno stle serrato ed impertinente. Ma non c’è dubbio sull’indiscutibile fondatezza di tutte le sue ironie. Il successivo e tardivo diniego alla pubblicazione di un commento inizialmente accettato, ha fatto scatenare una reazione che ha fatto molto scalpore nell’ambiente scientifico. Un collega ordinario di geometria, una volta ebbe a dire: “Odifreddi è stato solo sfigato a incappare in uno come Diodati: agnostico, non etichettabile politicamente e preparatissimo in vari campi.”
    Con questo secondo articolo la frittata, per Odifreddi, è ancora peggiore. Il fisic o ha ampiamente messo le mani avanti: non può essere liquidato come antievoluzionista. Odifreddi lo insulta dicendogli che non è in grado, culturalmente, di capire che se le possibilità per una popolazione sono due (essere o non essere soggetta a evoluzione), basta escludere che siano valide le condizioni per l’equilibrio, per aver dimostrato, automaticamente, che c’è l’evoluzione. Ma la chiarissima critica contenuta nel bel commento di Diodati, resta in piedi anche accettando la difesa di Odifreddi (che però andrebbe ponderata meglio e non accettata così da sembrare un “dogma”). La critica prende di mira il titolo “La formula dell’evoluzione” e le due identità presentate. Sta in questo la stonatura. Avrebbe fatto meglio a titolare “Perché c’è l’evoluzione”, argomentando in modo più profondo e lasciando perdere la matematicizzazione e le bordate a Zichichi. Per un lettore attento e non schierato aprioristicamente, Zichichi fa la parte dello scienziato più preciso, attento ed esigente. Odifreddi ne esce come un polemico e, soprattutto, superficiale e attaccabrighe.
    Detto questo, pur restando un odifreddiano, non posso che lodare Diodati e Frova che lo ha spinto a gettare un po’ d’acqua fredda in testa a Odifreddi. Però, col secondo commento, gli ha fatto fare una doccia fredda.
    Caro Andrea, da ateo non posso lodare il lato religioso del tuo blog: sa di muffa.
    Un ultimo consiglio: cerca di rendere più semplice il collegamento con questi commenti. Ho dovuto faticare un bel po’, prima di ritrovarlo. Comunque, buon lavoro.

  19. Grazie, caro Andrea, per la risposta e le ulteriori considerazioni sulla vicenda Odifreddi.

    Pur essendo religioso, come avrai osservato, non ho usato argomentazioni di questo tipo per la critica scientifica ad Odifreddi ed è bello che nessuno l’abbia fatto. Solo il professore riesce, in un articolo scientifico, ad inserirci una invettiva gratuita all’odiato Zichichi scienziato credente.

    Dico questo perché, come ho oggi scritto in questo post – sulla scia del tuo commento e dei tuoi suggerimenti (grazie!) – credo che Scienza e Fede possano procedere su binari paralleli senza che vadano in antitesi. E se nasce qualche conflitto è più per la pochezza degli uomini (di certi uomini) che per un reale motivo di scontro. Galilei docet.

    In ogni caso ho diversi amici atei (o agnostici) che intervengono su questo blog e mi leggono (qualcuno si è espresso anche poco sopra) e considero il confronto con loro una ricchezza, mai un limite.
    Anche tu sei il benvenuto.

    Andrea

  20. Caro Macco (essendoci troppi Andrea…),

    ho ricevuto più intrerventi ai miei indirizzi, di quanti ne hai riportati nel tuo blog! Ne stai forse censurando qualcuno? Chi mi scrive privatamente, dandomi ragione, non vuole mai esporsi. Teme di essere insultato e ficcato senza appello tra i cretini a cui manca la materia grigia.
    Dei tantissimi interventi, te ne segnalo solo uno, scritto da un collega che gode della massima stima da parte di tutti. Anche lui non vuole “grane”, per cui ho eliminato la sua firma.

    Carissimo Paolo, grazie per il gradito aggiornamento, ho letto con piacere gli interventi di Pieroni. Mi sembra che dovresti trarre spunto da essi per chiudere la questione con tua piena soddisfazione!
    Estraggo i seguenti due passaggi, che mostrano una mia particolare consonanza di idee con lui. Comincio dal piu’ semplice, che conferma quanto ti avevo detto anch’io, il sito di Macco non e’ facilmente visitabile:

    > Un ultimo consiglio: cerca di rendere piu’ semplice il collegamento con questi commenti. Ho dovuto faticare un bel po’, prima di ritrovarlo.

    > Un collega ordinario di geometria, una volta ebbe a dire: “Odifreddi e’ stato solo sfigato a incappare in uno come Diodati: agnostico, non etichettabile politicamente e preparatissimo in vari campi”.

    – Un giudizio molto lusinghiero per te, che corrisponde a cio’ che penso e ho scritto pure io, ma non sono quel professore, e non ho mai sentito parlare prima di Pieroni (incredibili i miei punti di contatto con lui! – non riesco a trovarne notizie su Google, viene sempre fuori un Presidente della Provincia di Pisa, sai se e’ lui?).

    > la chiarissima critica contenuta nel bel commento di Diodati, resta in piedi anche accettando la difesa di Odifreddi (che pero’ andrebbe ponderata meglio e non accettata cosi’ da sembrare un dogma)

    – Qui Pieroni mostra la mia stessa preoccupazione concettuale, ma la supera brillantemente, proprio bravo.

    Per concludere in bellezza, pure in cio’ che segue sono d’accordo con l’autore (anche se ti accomuna con Frova!):

    > pur restando un odifreddiano, non posso che lodare Diodati e Frova che lo ha spinto a gettare un po’ d’acqua fredda in testa a Odifreddi. …. Caro Andrea, da ateo non posso lodare il lato religioso del tuo blog: sa di muffa.

    Ciao, di nuovo grazie e sempre un abbraccio affettuoso,

    il tuo XY

    (Mi dispiace solo di leggere che, da questo episodio, hai dovuto amaramente constatare “che c’è gente a cui nulla interessa della verità”, diciamo che io ne ero convinto da tempo…)

  21. ma non sono quel professore, e non ho mai sentito parlare prima di Pieroni (incredibili i miei punti di contatto con lui! – non riesco a trovarne notizie su Google, viene sempre fuori un Presidente della Provincia di Pisa, sai se e’ lui?

    Era la domanda che intendevo anche io quando ho inizialmente domandato “di dove sei?” rivolta al nostro Andrea Pieroni. Se l’interessato che ha riscosso – vedo – molti applausi vuole intervenire credo farà cosa gradita a molti.

    Per il resto nulla di nuovo sotto il sole.
    Io mi attengo al motto della mia famiglia, che recita: virtus non timet quod facit.
    Non ho mai avuto problemi a metterci la faccia, il nome ed il cognome su tutto quello che scrivo. Ma come direbbe don Abbondio, se uno il coraggio non ce l’ha non se lo può dare… Così è il mondo.

    AM

    PS In ogni caso assicuro che non ho censurato nessun commento, gli unici che ho tagliato (perché fuori tema) sono stati quelli di Marco Cattaneo (si veda sopra).

  22. Caro Macco,
    segnalo un esempio, tra i tanti, della rapidissima evoluzione del pensiero di un Conferenziere sull’evoluzionismo, professore universitario.

    – Prima reazione alla lettura dell’articolo La formula dell’evoluzione: se la prende con Zichichi come se fosse lui a sostenere l’esistenza della formula.
    – Spinto dai due insegnanti a pronunciarsi chiaramente sull’esattezza o meno dell’articolo e sull’adeguatezza della formula presentata da Odifreddi, dichiara che, non solo non esiste, ma che se esistesse, sarebbe tanto lunga e complicata da essere inservibile.
    – Alle richiesta di autorizzazione dei suoi giudizi in luoghi e scritti pubblici, comincia la retromarcia e non la concede.
    – Alla comunicazione che saranno usate le sue opinioni omettendo le sue generalità, scrive due volte di seguito, mostrando di aver cambiato opinione e, salendo in cattedra, dice che è difficile parlare di cose complesse, che ci si fraintende anche tra esperti, figuriamoci tra un esperto e due insegnanti normali. Ecco le sue parole: “Le stesse parole per lei e per me, hanno significati molto differenti.”

    Che faccio, mando a uno psichiatra, la corrispondenza scambiata tra le due insegnanti e “lo scienziato”?
    Dal tuo blog si dedurrebbe che la sfida pubblica non si verificherà.
    Ma alcune conclusioni (che si sapevano) si possono trarre.
    NESSUNO se la sente di difendere la veridcità e la serietà dell’artico che mi sono permesso di criticare.
    Gli unici due prof universitari addetti ai lavori (un associato e un ordinario) hanno stroncato lo scritto, ma non vogliono che ciò risulti pubblicamente, per non essere insultati da Odifreddi e i suoi tifosi.
    Un ex-collega del Nostro, mi ha scritto (adducendo come scusa che non è riuscito a trovare questo spazio, devo ammettere, sempre più difficile da scovare) dando così tanta importanza al mio commento su affaritaliani, l’e-giornale più letto, e al casino che hai fatto inizialmente scoppiare tu, con Frova, Cattaneo, ecc…, da co-addebitare a tutto ciò l’immediata scomparsa dalla classifica delle vendite, del libro In principio era Darwin. Credo che si tratti solo di una coincidenza. Il motivo principale dovrebbe essere la contemporanea comparsa di un altro libro sull’evoluzionismo: quello di Boncinelli. E Boncinelli, probabilmente chiamato al fronte assieme a chissà quanti altri dal Nostro, non poteva convalidare la sparata sintetizzata nell’infelice articolo scritto da un attaccabrighe della kultura italaina. Né poteva smentirla. Avendone curato una recensione, avrebbe dimostrato la superficialità delle sua lettura.

    Eccoti lo scambio epistolare, ripeto degno dell’attenzione di uno psicologo o psichiatra o di un sociologo.

    >> Egregio Prof. Y,
    >> sono stata invitata al seminario che
    >> terrà domani a XXXXXX, ma purtroppo, dati i miei impegni, non potrò avere il
    >> piacere di sentirla. Le avrei posto, come minimo, questa domanda:
    >> come giudica l’articolo “La formula dell’evoluzione”, che le allego?
    >> Oltre a non essere riusciti, io ed alcuni miei colleghi, a ricavare le due
    >> identità riportate, riteniamo che esse siano relative ad una situazione
    >> limite in cui non si presenta l’evoluzione. Non siamo ovviamente esperti nel
    >> settore ma l’articolo, più che chiarirci qualche concetto, ci ha confuso le
    >> idee. E’ solo colpa nostra?
    >> Grata se troverà il tempo per una seppur breve risposta.
    >> Cordialmente, GZ

    Cara Signora Z
    > Ho letto l’articolo che mi ha mandato.
    > Zichichi dice cose false ben sapendo di mentire, un’equazione
    > per la teoria dell’evoluzione, completa di tutti i parametri e
    > variabili necessarie, occuperebbe migliaia di volumi del Physical
    > Review e per questo sarebbe completamente inutile. Zichichi sa
    > benissimo che al disopra di certe complicazioni le equazioni
    > matematiche non sono risolvibili ed e’ necessario ricorrere
    > a drastiche approssimazioni. Ricordo una volta aver assistito
    > d una sua contestazione di una collega russa che affermava di
    > aver risolto l’equazione di propagazione di neutrini in un pezzo di
    > rivelatore. Zichichi non credeva a questa possibilita e pretendeva
    > di verificare i conti della collega con il metodo Monte Carlo
    > (un algoritmo empirico che permette di trovare soluzioni
    > approssimate di problemi troppo complessi per essere affrontati con
    > i metodi dell’analisi matematica).
    >Anche per le previsioni del tempo non si puo’ scrivere un sistema
    >di equazioni che descrivano completamente lo stato dell’atmosfera
    >terrestre, ma e’ evidente follia affermare che l’atmosfera e le
    >sue varibilita’ siano non scientifiche.
    >
    >Riguardo all’equazione di Hardy su Wikipedia c’e’ riportato tutto
    >ed e’ un po piu’ complicato di quanto riportato nell’articolo.

    > Saluti
    >
    > XY

    >>>> Caro Prof. Y,
    >>>> la ringrazio per la sua gentilezza, assieme alla
    >>>> collega S. P. ugualmente interessata alle risposte al
    >>>> quesito postole. Il fatto è che alcuni nostri allievi ci hanno posto
    >>>> una domanda secca: le due identità riportate nell’articolo di
    >>>> Odifreddi, a prescindere dalle corbellerie che potrebbe aver detto
    >>>> Zichichi, sono o non sono da considerare, come sostiene l’articolo,
    >>>> la formula dell’evoluzione? A noi, senza la sua competenza,
    >>>> sembrerebbe che il problema delle espressioni che descrivono
    >>>> l’evoluzione, dovrebbero essere molto più complicate delle due
    >>>> identità di Odifreddi.
    >>>> Non solo non siamo state in grado di rispondere, ma non siamo
    >>>> neanche riuscite a ricavare le due identità dalle indicazioni
    >>>> fornite nell’articolo. Lei dice che per capire le due identità presentate >>>> da Odifreddi come Formula dell’evoluzione, dobbiamo andare su Wikipedia? Ma >>>> che razza di articolo divulgativo sarebbe allora quello di Odifreddi?
    >>>> Non vogliamo tediarla né disturbarla ulteriormente, oltre a
    >>>> sollecitare un “quelle identità sono o non sono la formula
    >>>> dell’evoluzione”.
    >>>> Grazie e buon lavoro.
    >>>> G. Z.
    >>>> S. P.

    >>> Ogg: Re: la formula dell'evoluzione
    >>>
    >>>
    >>> Cara Prof. Z.
    >>>
    >>> Come le dicevo se un’equazione dell’evoluzione sara’ mai scritta sara’
    >>> estremamente lunga. Quindi la risposta alla sua domanda e’ NO.
    >>>
    >>> La lettera di Hardy (l’equazione di Hardy-Weinberg) si limita a mostrare
    >>> l’equilibrio degli alleli in una condizione di stazionarieta’.
    >>> Le equazioni dell’articolo sono cosi poco spiegate che e’
    >>> effettivamente difficile ricavarle.

    >>> Saluti
    >>>
    >>> XY
    >>>

    >> Caro Prof Y,
    >> la ringrazio, assieme alla collega P., per la
    >> risposta chiara ed esauriente. Possiamo, eventualmente, riportare in
    >> pubblico le sue parole? Ci risulta che chi osa criticare uno scritto di
    >> Odifreddi viene insultato e ridicolizzato. Se ne trovano esempi anche in >> >> rete.
    >> Cordialmente,
    >> G.Z. e S.P.

    > Cara Sig.ra Z.,
    >
    > Mi piace molto Odifreddi e non mi sembra interessante confutare
    >le sue affermazioni. Nella polemica con Zichichi si sara’ lasciato
    >trasportare dalla sua “vis”.

    >Purtroppo viviamo in tempi difficili dove l’aggettivo complicato e’ un
    >attributo negativo davanti ai semplificatori televisivi e creatori di
    >slogan.
    >Le capacita’ mentali medie sono ormai modulate sui tempi televisivi
    >e sulla pubblicita’.
    >C’e’ in giro uno splendido film “Idiocracy” che rappresenta bene
    >le difficolta’ attuali di un discorso appena appena piu’ complicato,
    >credo che Odifreddi percepisca bene questa situazione e cerchi, in
    >qualche modo, di adeguarsi.
    >
    > Saluti
    >
    > XY
    >

    >>>> Date : Sat, 09 May 2009 16:30:50 +0200
    >>>> Subject : Re: la formula dell’evoluzione

    Con questa replica, caro professore, terminiano la nostra breve
    >corrispondenza, ringraziandola ancora una volta per il tempo che ha voluto
    >dedicarci.
    >Apprezziamo la chiarezza della sua penultima, riportata più sotto. Il suo
    >contenuto, senza fare il suo nome, sarà la risposta che daremo a chi ci ha
    >posto il quesito secco: Quelle due identità (perché di identità e non di
    >equazioni si tratta) sono o non sono, come dice il titolone dell’articolo,
    >La formula dell’evoluzione?

    >Non condividiamo, invece, la giustificazione che lei porta, a sorpresa, a
    >difesa del contenuto dell’articolo. Quel tipo di giustificazioni, e fino a un
    >certo punto, potrebbe andare bene per articoli su quotidiani o settimanali.
    >Mai per articoli che finiscono su Le Scienze che sono oggetto, come nel
    >nostro caso, di discussioni tra studenti, che poi coinvolgono i docenti.
    >Cosa dovremmo dire a questi studenti? Che per semplificare le cose si possono
    >scrivere fesserie, solo per dare in testa, tanto per cambiare, al solito
    >Zichichi, anche quando dovesse aver ragione?
    …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
    …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
    Cordialmente, G.Z. e S.P.

    Le due professoresse hanno mantenuto la parola, interrompendo una discussione incanalata, ormai, su binari che bisognerebbe definire “conformisti” e non più scientifici. Gli stessi binri su cui viaggiano Cattaneo, Bellone, Frova, & C che prescindono dal contenzioso scientifico.
    Ma il Conferenziere ha ritenuto opportuno tornare sul discorso, aggiungendo:

    Cara Prof Z.,
    Mi permetta di specificare qualche cosa. La scienza e’ roba ben piu’
    complessa delle domande secche e delle risposte secche da dare agli
    studenti (questi concetti sono da televisione come le dicevo).

    >a) l’equazione di Hardy (ma anche nella versione semplificata di Odifreddi)
    >non e’ un identita’ banale ma un processo statistico che mantiene un
    >equilibrio.
    >Si parte da condizioni iniziali, si procede con la trasformazione
    >(generazione della prole in determinate ipotesi) si ricalcolano le nuove
    > quantita’ e si osserva che sono rimaste costanti (ovviamente in media dato che
    > abbiamo a che fare con eventi descritti solo da probabilità).
    >b) L’equazione di Hardy (o meglio il processo di Hardy) mantiene l’equilibrio
    >proprio se si escludono effetti “evolutivi”.
    >c) La rivista “Le Scienze” e’ una rivista divulgativa un po’ meglio di altre
    >ma peggiore della rivista americana da cui deriva. La riluttanza di
    >gran parte dei ricercatori a fare divulgazione e’ che per semplificare e’
    >impossibile non dire corbellerie. La divulgazione dello stesso Einstein
    >della teoria della relatività e’ pietosa. Anni luce distante dall’eleganza
    >dei suoi articoli.
    >E’ difficile comprendersi tra specialisti figuriamoci fuori. Anche il nostro
    >breve scambio mostra questa difficoltà. Le stesse parole per lei e per me
    >hanno significati molto differenti.
    >In compenso la divulgazione rende molto, in altri anni Zichichi si vantava
    >di quanti soldi faceva raccontando stupidaggini (parole sue) sulle
    >supersimmetrie (il supermondo come lo chiamava). La divulgazione e’
    >una merce come tante e come tutte le merci e’ più o meno taroccata.
    >Quella venduta da Odifreddi e’ un po’ meglio di altre, ma come per
    >l’insalata si compra il mazzo e poi bisogna scegliere le foglie buone e buttare >quelle cattive.
    >
    > Saluti
    >
    > XY

  23. Ringrazio Paolo Diodati per gli ulteriori contributi anche se è un peccato (e un limite stesso degli interventi non sempre così chiari) che non siano firmati perchè chi li ha pronunciati non vuole esporsi.
    In ogni caso, due precisazioni:

    1)

    NESSUNO se la sente di difendere la veridcità e la serietà dell’artico che mi sono permesso di criticare.
    Gli unici due prof universitari addetti ai lavori (un associato e un ordinario) hanno stroncato lo scritto, ma non vogliono che ciò risulti pubblicamente, per non essere insultati da Odifreddi e i suoi tifosi.

    Veramente su questo blog sono intervenuti anche alcuni docenti addetti ai lavori come il prof. Ferro e il prof. Pieroni. Dunque qualcuno che si è pronunciato e ha messo la firma c’è stato.
    In ogni caso mi sembra valga la regola opposta su cui tutti concordano: NESSUNO ha preso le difese di Odifreddi sul merito specifico dell’articolo.

    2)

    (adducendo come scusa che non è riuscito a trovare questo spazio, devo ammettere, sempre più difficile da scovare)

    I post che restano in prima pagina sono solo quelli più recenti, in ogni caso ho linkato nella barra laterale, in bella evidenza, l’elenco dei post maggiormente letti e questo detiene al momento il primo posto assoluto. Seguito a ruota dal post successivo in cui si è parlato della “Sfida pubblica” lanciata da Odifreddi. Dunque dovrebbe essere semplice rinvenirlo.

  24. Gli Odifreddi purtroppo si sa son sempre esistiti.

    Già San Girolamo era costretto a mettere in guardia il suo amico Paolino di Nola da coloro che pretendono di insegnare ciò che non conoscono. Così scrisse il Dottore:

    “… e contadini, e muratori, e fabri de’ metalli e de’ legnami, e lanaiuoli ancor e purgatori, e tutti gli altri che fabricano diverse masserizie ed operuzze di poco pregio, senza il maestro non possono essere quello che ei desiderano.

    E medici prometton quel che è proprio
    del medico, ed i fabri quelle cose
    trattan, che son da fabri: (Orazio) – la sol’arte
    delle Scritture è quella che per tutto
    s’usurpa ciaschedun: – scriviamo indotti,
    e dotti, per le strade, poesie (Orazio)

    Questa la gracchiante vecchia, questa il rimbambito vecchio, questa il cicalon sofista, questa tutti manomettono, lacerano, insegnano, innanzi che ei la imparino. Alcuni coll’impiccato ciglio, pensando le gran parole, tra le donnicciuole, van filosofando delle sacre lettere. Altri (o vergogna!) imparano dalle femmine quello che insegnano a gli uomini. E perché questo non ti paia poco, con una certa facilità di parola, anzi con audacia, espongono ad altri quello che essi non intendono. I tacio de’ miei pari: e quali, se per avventura doppo le lettere secolari saran venuti alle Scritture sacre, e con un composto parlare haranno allettato gli orecchi del popolo, tutto quello che ei dicono pensano essere la Legge di Dio. Né si degnano di sapere quello che e Profeti, quello che n’abbino sentito gli Apostoli; ma a’ lor sensi adattano non convenienti testimoni, come se ei fusse uno eccellente, e non viziosissimo modo d’insegnare, il guastare le sentenzie e stiracchiare alla voglia sua la repugnante Scrittura: come se noi non avessimo letto e centoni d’Omero, e’ centoni di Vergilio; e come se noi non potessimo dire così: Marone senza Cristo esser Cristiano, per avere scritto:

    Già la vergin ritorna, di Saturno
    tornano e regni. Già dall’alto cielo
    è la nuova progenie a noi mandata (Bucoliche)

    Ed il Padre parlante al Figliuolo:

    Figliuol mie forze, e sol mia gran potenzia (Eneide)

    E doppo le parole del Salvatore in croce:

    Tal cose ragionando seguitava
    e stava pur confitto (Eneide)

    Queste son cose da fanciulli, e simili a’ giuochi delle bagattelle, insegnare quel che tu non sai: anzi (per dirlo con collera) che pur non sai questo, di non sapere.” (San Girolamo, Epistola a Paolino)

    Odifreddi è impreparato, ignorante, non approfondisce (e non è interessato ad approfondire), e riduce tutto a qualche banale nozioncina che poi condisce con polemiche, battute (a volte anche volgari), epiteti ed insulti. E non solo banalizza quelli che sarebbero argomenti seri e complessi, ma pretende anche di insegnare che la sua sia la maniera logica, razionale, libera e incondizionata di ragionare e di affrontare questioni complesse.
    Odifreddi purtroppo è rimasto fermo alla più insulsa “cultura” positivista, ed è purtroppo il prodotto di un sistema scolastico che in larga parte ha rinnegato l’erudizione e che pretende di farci credere che l’unica cosa importante sia dire la propria opinione, senza approfondire, senza riflettere a fondo, senza documentarsi.

    Tempo fa mi è capitato di leggere un passo da una lettera del Cardinale Luigi Lambruschini (1776 – 1854) in cui criticava l’impostazione “positivista” che si stava dando all’istruzione popolare negli stati Pontifici; in quel momento ho avuto un sussulto, le sue parole mi suonavano quasi profetiche e vorrei che tutti le leggeste: “L’amore indiscreto che si mostra oggidì di generalizzare l’istruzione e la cultura mira non a migliorare la società, ma a infelicitarla. Si accenda pur l’orgoglio delle classi ultime (destinate dalla Provvidenza ad esercitare arti e mestieri) con un superficial sapere e si vedrà quali frutti produrrà un così calcolato sistema”

    Inutile dire che i frutti cui accennava il Lambruschini oggi li vediamo eccome!

    Ma la più lucida ed approfondita analisi di tale situazione è, a mio modesto avviso, dovuta al filosofo Spagnolo José Ortega y Gassett nella sua opera La Ribellione delle Masse (1929), della quale vorrei proporre qui due passi, uno in cui viene data una descrizione generale dell’uomo moderno, ed un altro dedicato invece ad uno studio specifico del moderno uomo di scienza.

    Spero che abbiate la pazienza di leggerli e di meditarci sopra. Ma comunque vi assicuro che in essi sarà facilissimo riconoscere i personaggi come Odifreddi (che lungimiranza che aveva Ortega y Gasset!).

    1) “Siamo d’accordo che è avvenuto qualcosa di oltremodo paradossale, ma è anche vero che si tratta di un fatto naturalissimo: appena il mondo e la vita si sono mostrate all’uomo mediocre liberi e aperti, gli si è chiusa l’anima. Ebbene: io sostengo che in questa obliterazione delle anime medie consiste la rivolta delle masse, in cui, a sua volta, è da riconoscere il gigantesco problema che s’impone oggi all’intera umanità. So bene che molti di coloro che mi leggono non la pensano così. Anche questo è naturalissimo e conferma il teorema. Anche se, in definitiva, la mia opinione debba risultare erronea, sempre resterebbe il fatto che molti di questi lettori che non sono d’accordo non hanno meditato neppure cinque minuti intorno a questa materia tanto complessa. Come possono dunque pensare come me? Ma, nel credersi in diritto di possedere un’opinione su questo problema senza un previo sforzo per formarsela, palesano la loro esemplare appartenenza all’assurda maniera di essere uomo che ho chiamato “massa ribelle”. Questo significa avere l’anima obliterata, ermetica. In questo caso si tratterebbe d’un ermetismo intellettuale. L’individuo si trova con un repertorio di idee dentro di sé. Decide di contentarsene e di considerarsi intellettualmente completo. Nella misura in cui non vuole considerare nulla al di fuori di sé, si installa definitivamente in quel repertorio. Ecco qui il meccanismo dell’obliterazione […]

    Noi troviamo, allora, la stessa differenza che eternamente esiste fra l’ottuso e il perspicace. Quest’ultimo si sorprende sempre a un pelo dall’essere ottuso; perciò fa uno sforzo per sfuggire all’imminente ottusità, e in questo sforzo risiede l’intelligenza. L’ottuso, invece, non ha dubbi: si ritiene avvedutissimo, e di qui deriva l’invidiabile tranquillità con cui lo sciocco s’abbandona e si installa nel suo torpore. Come quegli insetti che non si sa come estrarre dal nido dove abitano, non c’è modo di sloggiare l’ottuso dalla sua ottusità; di portarlo un po’ più in là della sua cecità e obbligarlo a mettere a fuoco la sua torbida visione abituale con altri punti di vista più sottili. L’ottuso lo è a vita e senza respiro. Per questo diceva Anatole France che un imbecille è più funesto d’un malvagio: perché il malvagio qualche volta si riposa, l’imbecille mai. […]

    Ma non si tratta che l’uomo-massa sia ottuso. Al contrario, l’uomo-massa attuale è più pronto, possiede maggiore capacità intellettiva di quella di altre epoche. Ma questa capacità non gli serve a nulla; a rigore, la vaga sensazione di possederla gli serve soltanto per chiudersi di più in se stesso e non usarla. Una volta per sempre consacra l’insieme dei luoghi comuni, dei pregiudizi, delle parvenze d’idee, o, semplicemente, dei vocaboli vacui, che il caso ha ammucchiato nel suo intimo, e li imporrà dovunque. Questo è ciò che nel primo capitolo indicavamo come caratteristica della nostra epoca: non già che l’uomo volgare creda d’essere eccellente e non volgare, ma che egli stesso proclama e impone il diritto della volgarità, o la volgarità come un diritto.”

    2)”Sarebbe di grande interesse e di maggiore utilità di quanto non possa sembrare a prima vista, fare una storia delle scienze fisiche e biologiche, mostrando il progresso della crescente specializzazione nella fatica degli investigatori. Essa farebbe vedere come, da una generazione all’altra, l’uomo di scienza si è andato limitando, rinchiudendo, in un campo d’occupazione intellettuale sempre più ristretto. Però non è questo l’importante che questa storia ci insegnerebbe, ma, anzi, il contrario: come, cioè, in ogni generazione, lo scienziato, per dover sempre ridurre il suo ambito di ricerca, vada progressivamente perdendo contatto con le altre parti della scienza, vale a dire con una interpretazione totale dell’Universo, che è l’unica a meritare i titoli di scienza, cultura, civiltà europea.

    La specializzazione comincia, precisamente, in un tempo in cui uomo civile è chiamato “enciclopedico”. Il secolo XIX inizia il suo destino sotto la direzione di creature che vivono in una atmosfera enciclopedica, anche se la loro produzione riveste già un carattere di specializzazione. Nella generazione successiva, l’equazione si è spostata, e la specialità comincia a scalzare nell’intimo di ciascun uomo di scienza la cultura integrale. Quando nel 1890 una terza generazione assume la guida intellettuale dell’Europa, ci imbattiamo con un tipo di scienziato senza esempio nella storia. E’ un uomo che, di tutto ciò che occorre sapere per essere un personaggio intelligente, conosce soltanto una scienza determinata, e anche di questa scienza conosce bene soltanto una piccola parte di cui egli è investigatore attivo. Arriva a proclamare come una virtù questa sua carenza d’informazione per quanto rimane fuori dall’angusto paesaggio che coltiva particolarmente, e chiama dilettantismo la curiosità per l’insieme del sapere.

    E tuttavia, recluso nella ristrettezza del suo campo visivo, riesce effettivamente a scoprire nuovi fatti e a far progredire la scienza, che egli conosce appena, e con essa l’enciclopedia del pensiero, che coscienziosamente ignora. Come è stato ed è possibile una cosa simile? E’ necessario ribadire la stravaganza di questo fatto innegabile: la scienza sperimentale ha progredito in buona parte mercè il lavoro di uomini assolutamente mediocri e anche meno che mediocri, vale a dire la scienza moderna, radice e simbolo della civiltà contemporanea, accoglie dentro di sé l’uomo intellettuale “medio”, e gli permette d’operare con successo. La ragione di ciò consiste in un fatto che è, contemporaneamente, il maggior vantaggio e il più grave pericolo della scienza nuova e di tutta la civiltà che quella dirige e rappresenta: la meccanizzazione. Una buona parte delle cose che bisogna fare in fisica e in biologia è lavoro meccanico del pensiero che può essere eseguito, più o meno, da chiunque. Per effetto di innumerevoli ricerche è possibile suddividere la scienza in piccoli settori, rinchiudersi in uno di essi e disinteressarsi degli altri. La stabilità e l’esattezza dei metodi permettono questa provvisoria e pratica disarticolazione del sapere. Si lavora con uno di questi metodi come una macchina, e nemmeno è obbligatorio, per ottenere buoni risultati, possedere idee rigorose sul significato e fondamento del metodo. Così, la maggior parte degli scienziati danno impulso al progresso generale della scienza, chiusi nella piccola cella del loro laboratorio, come l’ape nel suo favo. Ma tutto ciò finisce col produrre una casta d’uomini oltremodo strani. Il ricercatore che ha scoperto un nuovo fenomeno della Natura deve per forza sentire un’impressione di dominio e di sicurezza nella sua persona. Con una certa apparente giustizia si considererà come “un uomo che sa”. E, in realtà, in lui esiste un frammento di qualcosa, che, insieme ad altri frammenti che non esistono in lui, costituisce veramente il sapere. Questa è la situazione intima dello specialista, che nei primi anni di questo secolo è giunto alla sua più frenetica esagerazione. Lo specialista “conosce” assai bene il suo minimo angolo d’universo; ma ignora radicalmente tutto il resto. Ecco qui un preciso esemplare di questo strano uomo nuovo che ho cercato di definire, mediante l’uno o l’altro dei suoi aspetti. Ho detto anche che è una configurazione umana senza pari in tutta la storia. Lo specialista ci serve per individuare con energica concretezza la specie e perché ci fa vedere tutto il radicalismo della sua novità. Perché prima gli uomini potevano dividersi, semplicemente, in sapienti e ignoranti in più o meno sapienti e più o meno ignoranti. E, invece, lo specialista non può essere compreso sotto nessuna di queste due categorie. Non è un sapiente, perché ignora formalmente quanto non entra nella sua specializzazione; ma neppure è un ignorante perché è “un uomo di scienza” e conosce benissimo la sua particella d’Universo. Dovremo concludere che è un sapiente-ignorante, cosa oltremodo grave, poiché significa che è un tipo il quale si comporterà, in tutte questioni che ignora, non già come un ignorante, bensì con tutta la petulanza di chi nei suoi problemi speciali è un sapiente.

    E, in realtà, questo è il comportamento dello specialista. In politica, in arte, negli usi sociali, nelle altre scienze, prenderà posizioni da primitivo, da ignorantissimo; ma le assumerà con energia e sufficienza senza ammettere – e questa è la cosa paradossale – “specialisti” di queste questioni. Nello specializzarlo, la civiltà lo ha reso ermetico e soddisfatto dentro la sua limitazione; però questa stessa sensazione interiore di dominio e di valore lo porterà a voler prevalere al di fuori della sua specialità. Dal che deriva che anche in questo caso, che rappresenta un maximum d’uomo qualificato – la specializzazione – e, pertanto, l’opposto dell’uomo-massa, il risultato è che si comporterà senza qualità e come uomo-massa in quasi tutte le sfere della vita. La constatazione non è vaga. Chiunque può osservare la stupidità con cui pensano, giudicano, e agiscano oggi in politica, arte, religione e nei problemi generali della vita e del mondo gli “uomini di scienza “, e, naturalmente, tra loro, medici, ingegneri, finanzieri, professori, ecc. Questa condizione di non volere “ascoltare”, di non sottomettersi ad istanze superiori, che reiteratamente ho presentato come caratteristica dell’uomo-massa, arriva al colmo precisamente in questi uomini parzialmente qualificati. Essi simboleggiano, e in gran parte costituiscono, il dominio attuale delle masse, e la loro “barbarie” è la causa immediata della demoralizzazione dell’Europa. D’altra parte significano il più potente e preciso esempio di come la civiltà dell’ultimo secolo, abbandonata alla sua propria inclinazione, abbia prodotto questo rigurgito di primitivismo e di barbarie.

    Il risultato più immediato di questo specialismo non compensato è stato che oggi, proprio quando v’è un maggior numero di “uomini di scienza”, che mai, ci siano molto meno uomini “colti”, che, per esempio, verso il 1750. Ed il peggio è che con questi furetti della caccia scientifica neanche si può dire assicurato il progresso della scienza. Perché questa ha bisogno, di tanto in tanto, come organica regolazione del suo stesso sviluppo, di un lavoro di ricostruzione, e, come ho detto, questo richiede uno sforzo di unificazione ogni volta più difficile, che ricolleghi regioni più vaste del sapere totale. Newton poté creare il suo sistema fisico senza conoscere molta filosofia, però Einstein ha dovuto saturarsi di Kant e di Mach per poter attingere la sua acuta sintesi. Kant e Mach – e con questi due uomini soltanto si simboleggia la massa enorme di pensieri filosofici e psicologici che hanno influito sulla formazione di Einstein – hanno servito a liberargli la mente e a lasciargli la via libera verso la sua innovazione. Però Einstein non è sufficiente. La fisica entra ora nella crisi più profonda della sua storia, e soltanto potrà salvarla una nuova enciclopedia più sistematica di quella anteriore.

    La specializzazione, dunque, che ha reso possibile il progresso della scienza sperimentale durante un secolo, si approssima ad una tappa in cui non potrà avanzare per se stessa, se una generazione migliore non si incarica di costruirle un nuovo paradigma più poderoso. Però, se lo specialista ignora la fisiologia interna della scienza che coltiva, molto più profondamente ignora le condizioni storiche della sua continuità, cioè, come la società e iI cuore dell’uomo debbano essere organizzati perché possano continuare ad esserci ricerche scientifiche. La flessione di vocazione scientifica che si osserva in questi anni – a cui abbiamo già alluso – è un sintomo preoccupante per chiunque abbia una idea chiara dell’essenza di una civiltà, l’idea che suole mancare al tipico “uomo di scienza”, vertice della nostra civiltà attuale. E, inoltre, egli crede che la civiltà è tutta qui, semplicemente, come la crosta terrestre e la selva primigenia.” (Josè Ortega y Gasset)

    Saluti a tutti e scusatemi per questo lunghissimo post, ma sono sicuro che a qualcuno interesserà.

    Francesco Santoni
    (studente di fisica all’Università di Perugia)

  25. Caro Francesco,
    benvenuto sul blog anche a te.
    Grazie del prolisso commento, con tante citazioni erudite, tuttavia… che gran dono la sintesi!

    In ogni caso, accogliamo (per questa volta) la tua richiesta finale di scuse, certi che, come tu stesso dici, ci sarà qualche lettore che si diletterà a seguire tutti i passaggi storici-culturali-letterari che citi come metafore (non troppo velate) del modo di agire di taluni uomini di “cultura”…

    Alla prossima!
    Andrea

  26. Caro Andrea,
    questa volta la direzione “residua” de Le Scienze (espressione colta di Cattaneo) l’ha fatta grossa.
    Ti invito, assieme ai lettori interessati, a digitare su google
    attacco alla relatività a scoppio ritardato
    e
    intreccio quantistico: stando ai fatti.

    Poi, casomai, ne parleremo.
    Ciao, Paolo

  27. scusate per l’intromissione..sinceramente sono tanti post che non li ho nemmeno letti tutti.
    Il problema a mio avviso è che la scienza e una cosa, la fede un’ altra, la teologia un’ altra ancora.Gli studi teologici sono materia molto complicata ed entrarci da neofiti, come è stato fatto da qualcuno, proponendo ad esempio la lettura di testi sacri senza il supporto di conoscenze adeguate nel campo è semplicemente pretenzioso.Lo stesso vale in senso inverso chiaramente.
    La scienza giustamente deve cercare le spiegazioni dei fenomeni naturali,con teorie in evoluzione perchè in evoluzione sono le nostre conoscenze matematiche, fisiche chimiche e biologiche.
    Quello che qui proprio non si capisce e che dalla fondatezza di qualsivoglia teoria evoluzionistica o cosmologica, non deriva l’inestinza di Dio.
    come riflessione personale vi invito alla lettura del diari di S Faustina Kowalska, potreste trovarvi riferimenti incredibilmente attinenti con le moderne riflessioni in campo scientifico.
    Buona giornata.

  28. Odifreddi è diventato opinionista a 360 gradi, spesso su argomenti che evidentemente non conosce. Non mancano quindi gli infortuni. Ad esempio:

    1. Fisica teorica.
    Il matematico impertinente scrive (p. 247): «A permettere che dal nulla eterno si crei la materia é il famoso principio di indeterminazione di Heisenberg, che consente alla natura di prendere temporaneamente a prestito energia, per periodi tanto più brevi quanto maggiore è il capitale prestato».
    Per la cronaca:
    a) da nulla può derivare solo nulla (dubitare di questa verità è sintomo di squilibrio mentale, perché significa che nel computer di bordo “intelletto” si è guastato il software “principio di causalità”)
    b) per creare una coppia di particella e antiparticella dal vuoto bisogna sacrificare una adeguata quantità di energia proveniente da altrove
    c) il principio di indeterminazione dice semplicemente che se si misura l’energia di una particella, il valore che si ottiene é affetto da una imprecisione inversamente proporzionale all’ampiezza dell’intervallo di tempo impiegato per la misura.

    2. Cosmologia
    Nel vangelo secondo la scienza (p. 66) leggiamo: «Una possibile spiegazione di come si possa passare dal vuoto materiale al non vuoto, ossia generare il non-nulla dal nulla, sempre senza violare la legge di conservazione dell’energia, è stata proposta nel 1973 da Edward Tryon: basta assegnare al campo gravitazionale un’energia negativa, pari a quella positiva posseduta dalla materia. Questo significa interpretare l’apparizione della forza gravitazionale come il prezzo da pagare per creare materia pur mantenendo l’energia totale dell’universo nulla, come essa è in un universo vuoto che precede la creazione». E prosegue: «In realtà a livello sia microscopico che macroscopico, il vuoto e il nulla possono oggi essere considerati come la naturale culla dell’esistenza e l’essenza ultima della realtà, in pieno accordo con il nichilismo mistico».
    Eppure anche uno studente delle medie superiori sa che solo le differenze di energia sono misurabili. In ogni caso chi condivide la brillante e rivoluzionaria intuizione di Edward Tryon provi a prendere una tegola in testa e poi ci dica se l’energia che gli ha sfondato il cranio sia da considerare positiva (cessione di energia) oppure negativa (prelievo di energia).

    3. Filosofia
    Nel vangelo secondo la scienza (p. 51) leggiamo: «Il fatto che la scienza non abbia (ancora) risposte definitive al problema della creazione non deve certo essere considerato negativo…. Il che non significa che non si siano raggiunti risultati precisi: in sintesi, la dimostrazione che si siano sbagliati tutti coloro che ritenevano di aver ottenuto una risposta positiva come Tommaso, o negativa come Kant, al problema».
    Dunque, secondo Odifreddi, Kant nega che il mondo sia stato creato. Ma poche righe più avanti Odifreddi scrive: «Da un punto di vista logico è infatti risultato essere consistente supporre sia che l’universo abbia un’origine e/o una fine nel tempo, sia che non ce l’abbia; e, per buona misura, anche che abbia una estensione limitata nello spazio, o che sia invece infinito».
    Ma questo è proprio ciò che sostiene Kant con la prima antinomia della ragione! Secondo Kant, infatti (Prolegomena, § 50-52), se lo spazio ed il tempo esistessero di per sé, la ragione potrebbe contemporaneamente sostenere con la stessa forza sia la tesi che “ il mondo ha avuto un inizio ed è limitato”, sia la antitesi che “il mondo non ha avuto un inizio ed è illimitato”.

  29. L’ateo è un santo?
    Sicuramente sì, perchè ricerca tutto ciò che è ricercabile e non esclude nulla senza prima averci ragionato sopra, neppure l’esistenza di Dio che non si può dimostrare sperimentalmente, ma, al limite, solo logicamente, anche se finora nessuno c’è mai riuscito in modo esauriente. Quindi l’ateo, di fatto, ricerca anche Dio, usando la propria intelligenza e ragionevolezza. Se esiste Dio, l’intelligenza umana serebbe il più grande dono fatto da Dio all’uomo:
    perchè non dovrebbe usarla, anche per valutare a fondo ciò che le religioni sostengono senza spiegazioni esaurienti, magari imponendo le proprie credenze? Ecco che l’uomo non può, contro natura, rinunciare alle proprie indagini e questo non va contro Dio, anzi va a favore di Dio che dovrebbe dirgli “bravissimo, hai messo a profitto il dono più grande che ti ho dato”.
    Ecco quindi che l’inferno non può essere per l’ateo, ma solo per chi vuole il male: e chi è tanto scemo da volere il male come libera scelta? Il male non è mai voluto, può solo derivare dall’errore dovuto all’ignoranza o a un vantaggio immediato che prevale sull’errore che potrebbe derivarne, ovvero il male può solo derivare da chi è deficitario nelle proprie funzionalità. L’uomo, che è invariabilmente deficitario temporaneo o permanente delle proprie funzionalità, può commettere il male, ma senza colpa punibile eternamente, ma “soltanto” (sic!) condannabile al risarcimento che l’inferno non può produrre. L’ateo è contro il clericalismo, è contro le teocrazie ed è meritevole del paradiso.
    Certo più meritevole di quelli che gli vietano l’uso della ragione.
    E’ vero…o no?
    Saluti da un ateo.

    ***

    Universi paralleli?
    Non possono esistere, perchè se avessero anche una sola relazione tra loro farebbero parte di un solo universo, mentre se non ne avessero neppure una, l’universo sarebbe ugualmente unico: infatti l’assenza di relazione può solo essere attribuita all’unicità, mentre l’assenza assoluta di relazione, anche all’interno dell’unicità, corrisponderebbe al nulla assoluto (neppure il concetto di “nulla assoluto” può esistere).
    Semplice?…o no?
    Saluti da un ateo.

    ***

    Se il nulla assoluto, come è vero, non è mai esistito, il suo contrario non può essere che l’eternità (il c’è e basta).
    Se l’eternità è la materia, questa non avrebbe limiti. Invece questi limiti ci sono sempre, perchè dove c’è la più piccola porzione di materia, anche più piccola di quella finora conosciuta, questa porzione definisce nell’immediatezza anche il suo posizionamento spaziale e quindi anche temporale: cioè questa porzione di materia
    non può mai essere piazzabile in un punto all’infinito dello spazio nè all’infinito del tempo e, qundi, mai piazzabile nell’eternità. Ciò vuol dire che l’universo materiale è inevitabilmente limitato, cioè non può andare all’infinito nè venirne, ovvero la materia e l’energia sono “nemiche” dell’eternità: non possono coesistere. Allora l’eternità che, ripeto, deve esistere come antitesi del nulla assoluto, non può appartenere che a un’entità immateriale perfetta (se imperfetta,sarebbe già dissolta).
    Tuttavia,se la materia,pur essendo limitata come in realtà è,fosse, per ipotesi contraddittoria,anche eterna, noi umani saremmo eterni: infatti,la nostra esistenza sarebbe statisticamente ripetibile all’infinito: nascita, vita, morte, rinascita, rivita, rimorte, e così via (sai che..alle!!).Semplice?…o no?
    Saluti da un ateo.

    ***

    La più piccola unità materiale, che più piccola non si può, deve per forza esistere ed è tanto piccola da non essere giammai scoperta dagli strumenti tecnologici dell’uomo, perchè questa particella
    sarebbe tanto piccola da non poter mai lasciare la propria traccia in questi strumenti, nè in quelli odierni nè nei futuri. Ebbene, la dimensione di questa/e particella/e essenziale/i minima/e ha per forza una sua dimensione fisica reale, diversamente si parlerebbe di entità spirituale e non di materia nè di energia,essendo quest’ultima impossibile senza la materia.Questa dimensione
    può essere soltanto espressa con il numero uno e non può essere nè inferiore nè maggiore di uno, pena la sua inesistenza. Perché? Perchè se ammettessimo una sua dimensione inferiore a uno, potremmo procedere all’infinito verso la sua minor dimensione, ovvero, rispetto all’uno,questa finirebbe per assumere la dimensione di zero virgola una serie infinita di zeri, cioè zero in assoluto. Lo stesso concetto vale ammettendo la sua dimensione superiore ad uno, ovvero si ammetterebbe una sua dimensione maggiore spinta all’infinito, rispetto alla dimensione uno, riducendo così quest’ultima al suo valore scalare pari allo zero, ovvero alla sua inesistenza.Quindi la dimensione particellare minima possibile non può essere lasciata alla casualità, pena la sua riduzione allo zero, cioè alla sua inesistenza. Ecco quindi che qualcuno e non qualcosa (materia-energia) può mantenere in essere questa/e particella/e materiale/i essenziale/i mediante la
    creazione continua. Semplice?… o no?
    Saluti da un ateo.

  30. NOTA DEL MODERATORE:
    ho accorpato i vari commenti di Giuseppe in uno unico, separandoli con gli asterischi.
    Le sue riflessioni appaiono ora simpatiche, ora interessanti, ora meritevoli di commenti e approfondimenti, ma non qui, dove l’argomento di discussione è un altro: l’asino d’oro.
    Lascio per questa volta i commenti (proprio per dimostrare che tutti possono esprimere il loro pensiero se fatto in maniera pacata, originale e gentile come lo stile di Giuseppe) ma per il futuro cerchiamo di non uscire dal tema. GRAZIE!

  31. Pingback: IL FESTIVAL DELLA MATEMATICA DEL 2010 E’ “SALTATO” E IL PERCHE’ NON SI CAPISCE… | Micolelamatematica's Blog

  32. Caro Andrea hai letto ciò che il tuttologo Odifeddi ha scritto su Pascal?

    Mi sento profondamente offeso, vista la mai ammirazione e conoscenza per Pascal; probabilmente il Logico pensa di essere il padrone della storia, e di poter confezionare gli avvenimenti a proprio piacimento.
    Ti copio l’intelligente e preparata risposta del quotidiano Avvenire.

    I Pensieri di Pascal caduto da cavallo…

    Nel numero di gennaio della rivista Le scienze, Piergiorgio Odifreddi ha scritto un articolo su Blaise Pascal la cui lettura risulta davvero imbarazzante. Non so se la citazione di Einstein, posta come premessa all’articolo per introdurre il tema degli scritti di Desargues e Descartes, secondo cui «la scienza non è una repubblica delle banane», sia frutto di un brutto tiro giocato dall’inconscio, oppure se dobbiamo prenderla come avvio autoironico di quanto segue… Ho scritto «imbarazzante» perché raramente mi è capitato di imbattermi, nel merito, in una tale sequenza di inesattezze a proposito di uno dei maggiori scienziati moderni, nonché il massimo scrittore in prosa del Seicento francese, ma anche – mi si perdo¬ni la franchezza – in una visione tanto miope e puerile dell’animo umano.

    Iniziamo dalle inesattez¬ze. Odifreddi afferma che a 31 an¬ni Pascal, sotto l’influsso dei gian¬senisti, «era completamente per¬so per la scienza». Dunque faccia¬mo un po’ di conti, essendo nato nel 1623, Pascal aveva 31 anni nel 1654. Citando i soli studi scientifi¬ci, nel 1654 Pascal termina i Traités de l’équilibre des liqueurs et de la pesanteur de la masse de l’air, lavora al Traité des coniques, di cui ci rimane un frammento, pubblica il Traité du trian¬gle arithméti¬que; nel 1655 scrive De l’E¬sprit géométri¬que e Introdu¬tion à la Géométrie; nel 1658 indice un concorso inter¬nazionale per risolvere il pro¬blema della «roulette» di cui rivelerà la soluzione nelle Lettres de Dettonville, capolavoro degli studi matematici che sugge¬rirà a Leibniz il calcolo differen¬ziale. Per non parlare del carteg¬gio con scienziati come Sluse, Fermat, Huygens, eccetera, o del complesso piano da lui curato nei dettagli per il primo sistema di trasporti pubblici in Europa tra 1661 e 1662, anno della morte. Pascal completamente perso per la scienza dal 1654?

    Ma Odifreddi, oltre al nefasto influsso gianseni¬sta (e dimenticando forse che tra i giansenisti c’erano studiosi come il grande Arnauld) afferma peren¬toriamente che la causa del ritiro (presunto) di Pascal dalle scienze sia stata la follia: «Il 23 novembre 1654 Pascal impazzì». Ohibò. Do¬po essermi strofinato gli occhi, ho proseguito la lettura dell’articolo che esporrebbe le prove di que¬sta, inedita, pazzia di Pascal: «Lo testimonia il Memoriale che scris¬se quella sera, pieno di frasi senza senso». Ora, che quello che tutti ritengono un documento di alta spiritualità possa essere interpre¬tato come un segno di follia, è pensiero bizzarro se pure lecito. Ma neppure a Odifreddi la moti¬vazione dev’essere sembrata troppo fondata, se ha sentito il bi¬sogno di precisare che «la religio¬ne e il misticismo erano comun¬que solo effetti, o concause, della sua trasformazione». Dunque, la religione e il misticismo pascalia¬no non erano sufficienti, e a que¬sto punto Odifreddi introduce l’argomento princeps in sostegno a quanto afferma: «Pascal era in¬fatti reduce da un grave incidente in carrozza sul ponte di Neuilly, in cui aveva letteralmente battuto la testa. In seguito soffrì per tutta la vita di forti emicranie. E quando morì nel 1662, a soli 39 anni, l’au¬topsia rivelò evidenti lesioni cere¬bral». Un lettore sprovveduto che legge un passo come questo è certamente portato a credergli (che dovizia di informazioni!); peccato che in queste poche righe l’unico dato certo riguardi l’anno della morte di Pascal. L’incidente sul ponte di Neuilly è un aneddo¬to, riportato da un anonimo forse alla fine del Seicento, che dice di averlo saputo da…. che a sua volta dice di averlo saputo da…. che a sua volta dice di averlo saputo dalla nipote di Pascal!

    Ma Odi¬freddi, troppo preso dalla provvi¬denziale tempestività di questo storia, vi aggiunge anche del suo: nell’aneddoto si dice che due dei cavalli, rotti i finimenti, cascaro¬no nella Senna mentre la carrozza no, dal che il professore ha dedot¬to che Pascal avesse «letteralmen¬te» battuto la testa (rimane un dubbio: cosa vuol dire battere la testa «letteralmente»?), e poiché le deduzioni sono come le ciliegie e una tira l’altra, vi aggiunge an¬che la ovvia (per lui) constatazio¬ne che «in seguito» il pover’uomo avesse sofferto di emicranie. Pec¬cato che Pascal ne patisse fin dalla prima giovinezza, ma dall’aldilà sarà certo grato di avergli abbre¬viato di una de¬cina d’anni – per esigenze di copione – la sofferenza.

    Do¬po le ciliegie, la ciliegina: l’au¬topsia avrebbe rivelato, sem¬pre secondo O¬difreddi, «evi¬denti» lesioni cerebrali… Ora, a parte il fatto che tutta la sequenza è puramente immaginaria, dove ha letto il professor Odifreddi che nel referto autoptico si parlava di evidenti fratture cerebrali? Nel reperto (attendibile o meno rispetto alla me¬dicina del tempo), al contrario, si parla di una mancata chiusura in¬fantile di certe suture craniche che gli avrebbero causato per tut¬ta la vita devastanti dolori alla testa. La lettura del referto e di altre diagnosi dei medici lascia spazio solo per due ipotesi, formulate nel Novecento: il cancro o la tu¬bercolosi. Fermo restando poi che le (supposte) fratture cerebrali causate da un (supposto) inci¬dente stradale nel 1654, non gli a¬vrebbero impedito di scrivere ne¬gli anni successivi, tra l’altro, le Provinciales e le Pensées, bagatelle che anche un pazzo o uno con evidenti fratture cerebrali natural¬mente potrebbe scrivere!

    Però il professor Odifreddi, con invidia¬bile disinvoltura che spero riservi solo alle miserabili vicende di un Pascal qualsiasi, mirava ad altro, una specie di perorazione conclu¬siva, tanto polemica quanto sprezzante, che riproduco per la gioia (e lo spasso) di tutti i lettori di Pascal: «Oggi lo si ricorda quasi soltanto per i confusi Pensieri nei quali sprecò il suo talento, ma in gioventù aveva fatto vedere di co¬sa sarebbe stato capace, se fosse stato risparmiato dalla conversio¬ne». Ma allora è stato il colpo «let¬terale» alla testa o la conversione a sviarlo, facendone prima un pazzo e poi un debole di mente, o tutti e due? E poi: è proprio sicuro che una conversione, con o senza colpo in testa, possa rovinare per sempre un talento? Se questo è un assioma, dov’è la sua eviden¬za? Ma se dal 1654 Pascal era già impazzito e invalido (parole di O¬difreddi), com’è possibile che in seguito sprecasse il suo talento in quelle opere che, a dire il vero, so¬lo il nostro esperto ritiene insigni¬ficanti? Quale talento gli era rima-sto? E poi quanti di noi vorrebbe¬ro fare a meno della conversione di un san Paolo o di un sant’Ago-stino? Divennero realmente ace¬fali a causa della conversione? Credo che sia inutile commentare o infierire oltre su un simile pro¬cedimento argomentativo lacu¬noso e non poco illogico, ma a proposito di «confusione»: non è che l’inconscio, ancora una volta, abbia preso la mano a Odifreddi?
    Bruno Nacci

    stiamo parlando della riviste Le scienze….. non ho più parole

  33. Vuoto,pieno,nulla,infinito,eterno.
    Direi:
    che il vuoto esiste se esistono almeno due entità materiali,in mancanza di ciò non esisterebbero neppure i concetti di vuoto,appunto,di nulla,di pieno,di esistente,di infinito,di finito,ovvero sparirebbero tutti i concetti dinamici che sono applicabili soltanto all’esistente materiale.Un concetto resterebbe comunque,ovvero il concetto di eterno, in quanto esclude qualsiasi altro concetto dinamico,non potendo assumere in sè mutamento alcuno.Il concetto di infinito può avere soltanto una valenza dinamica,finchè non si ferma il dinamismo unico oggetto possibile del concetto stesso.

    Per quanto sopra direi:
    l’universo ha avuto il suo inizio primordiale ed esisterà finchè ci sarà il suo dinamismo evolutivo (dinamismo=evoluzione).
    Alla nascita dell’universo primordiale s’è formato il concetto del nulla,del vuoto,del pieno,di infinito e,per evitare elenchi enormi,diciamo che han preso corpo tutti i concetti legati al dinamismo.
    La nascita dell’universo non potrebbe che essere esplosiva,da intendersi come manifestatasi istantaneamente ed istantaneamente dinamica,creando il tempo inteso soltanto come misura delle diverse velocità dei dinamismi.
    La comparsa dell’universo coincide con il suo concetto unitario.
    La dimensione dell’universo è impossibile se non preceduta da un’idea: infatti nell’istantaneità dell’esistenza primordiale dell’universo,questa avrebbe coinciso con un novero di diverse dimensioni possibili (più grande,più piccolo)che hanno obbligato la scelta voluta (da chi non potrei dirlo) di una di queste.
    Si potrebbe concludere che la nascita dell’universo crea la matematica nei suoi concetti possibili nel dinamismo dell’universo stesso.Quindi non è la matematica che può spiegare la nascita dell’universo.

  34. Buongiorno a tutti, premetto che la mia ignoranza in campo scientifico è pressoché insondabile, tuttavia avendo sfogliato un, chiamiamolo così, libro di Odifreddi,e avendo constatato di quanto il suddetto professore, nelle sue esilaranti interviste a vari personaggi, sia accecato da un odio preconcetto verso religione e filosofia,vorrei ricordare quanto segue : Popper intervistando Einstein lo chiamava Parmenide; Odifreddi liquida un filosofo del calibro di Emanuele Severino inserendolo in una “trimurti” con Cacciari e un altro pensatore di cui ora mi sfugge il nome. E nel liquidarlo afferma che come tutti i filosofi , Severino parla dell’universo fregandosene di ciò che dice la scienza. Ora, dato che non sono pochi quelli che hanno messo in relazione il pensiero di Emanuele Severino( che si premura comunque di segnalarne le sottili differenze) con quello di Einstein, ci sarebbe da domandarsi se Odifreddi abbia mai letto un libro del filosofo bresciano o peggio ancora se abbia mai compreso le implicazioni filosofiche della teoria della relatività einsteniana. Saluti

  35. Gentile Francesco,
    benvenuto sul blog!
    Interessante la tua argomentazione filosofica…ammetto tuttavia di non avere la preparazione adeguata per dire e stabilire chi possa avere ragione in questo caso. Vediamo se qualche altro lettore abituale del blog sa dirci qualcosa di più.
    Nel frattempo spero di avere ancora occasione di scambiare quattro chiacchiere con te su queste pagine!

    Andrea

    PS: sono giunti, in post odifreddiani, commenti di vari personaggi che si firmano solo con un generico nome, che non rispondono alle mail di chiarimenti che invio loro e che usano, guarda caso, tutti un medesimo stile volto all’attacco del cristianesimo senza che si diano spiegazioni, ma elargendo solo epiteti a destra e a manca. Qualcuno si è pure lamentato che non venga approvato il suo commento, ma quando lo contatto per mail, privatamente, mi sembra di parlare con il vento: nessuna risposta.
    Ripeto e ribadisco che tutte le voci hanno motivo d’essere, che anche chi non la pensa come me o come altri è libero di intervenire e arricchire il dibattito. Ma il tutto deve esser fatto nel rispetto delle regole – messe per iscritto e uguali per tutti – nonché del rispetto altrui e, cosa assai importante, essere in topic con ciò di cui si sta dibattendo, in questo l’asino d’oro a Piergiorgio Odifreddi (tema al quale sono stati dedicati svariati post su questo blog). Inutile tirare fuori i massimi sistemi dell’Universo o si arriverà a fare disquisizioni sul sesso degli angeli o su chi ha iniziato a insultare per primo chi …
    A buon intenditor, poche altre parole si devono aggiungere!

  36. Caro Andrea,in effetti,i commenti sui “massimi sistemi” lasciano il tempo che trovano,quindi mi andrebbe bene se tu cancellassi il mio commento qui precedente,del 16/08/2011.
    Un saluto.

  37. Io sono un biologo e naturalista, autore di diverse pubblicazioni nel campo dell’entomologia, della malacologia ed autore di 2 libri sulla epistemologia della Scienza. Il Prof Odifreddi in merito alla spiegazione matematica dell’evoluzione ha totalmente ragione ed i suoi detrattori sono a mio parere in mala fede. Ho studiato la Genetica ed anche all’Università mi hanno insegnato che la legge di cui sopra è un modello matematico con cui si spiega il cambiamento genetico delle popoloazioni nel tempo alias… evoluzione. Ovviamente non è il solo argomento matematico proevoluzione, ve ne sono degli altri ( modelli informatici, automi cellulari, algoritmi genetici, ecc). Di conseguenza ha ragione il Prof Odifreddi a scrivere che il Prof Zichichi non ha assolutamente capito nulla ( lo scrivo per minimizzare) e che i Biologi possiedono modelli matematici del fenomeno evoluzionistico.

  38. Do il benvenuto a Davide Castelli, prima voce che difende Piergiorgio Odifreddi. Meno male che c’è un po’ di contraddittorio o qualcuno ci accusa di “censurare” le voci che non la pensano come noi!

    Ricordo a tutti peraltro che a questo post ne sono seguiti diversi altri che hanno in seguito portato – non da parte mia ma da parte della Commissione per l’attribuzione dell’asino d’oro di cui il sottoscritto non fa neppure parte – ad assegnare a Odifreddi il secondo Asino d’oro. cliccare QUI per leggere. In seguito la commissione ha dichiarato Odifreddi non più votabile per future edizioni per le quali, invece, si possono segnalare nuovi candidati QUI.

    @Giuseppe: ormai i commenti sono stati pubblicati e letti da molti e anche se poco a tema per questa volta li lascio e sono certo che le tue interessanti considerazioni potranno trovare in futuro posto nei post più adatti.

  39. A chi mi scrisse al mio indirizzo email (PROF DIODATI?)
    L’arroganza e la presunzione nonchè la mancanza di pensiero autonomo si evincono da quanto da lei malscritto. La invito a documentarsi sulla logica matematica e non su internet ( con chi ho a che fare con un rete-dipendente senza pensiero autonomo?). Mi permetto, visto che dubito della sua formazione culturale di approfondire la legge della Logica matematica detta della CONTRAPPOSIZIONE. Potrei darle la formula logica, ma lei non la capirebbe, per cui le consiglio di documentarsi e poi applicare tutto ciò alla legge di Hardy-Weinberg. Vedrà, se ha umiltà ed onestà intellettuale per ammetterlo, che l’esimio Prof Piergiorgio Odifreddi ha ragione!
    PS: Non si azzardi più a congetturare su quanto non conosce su di me e le mie pubblicazioni, che evidentemente non sono alla sua portata intellettuale.

  40. Da quello che arguisco , il “processo” ad Odifreddi viene da un pulpito “talebano” ( alias cattolico integralista). Ricordo a chi non lo sapesse che la scienza DEVE ESSERE per esser tale epistemologicamente materialista (anche se ciò, naturalmente, non implica un materialismo ideologico). Tutti questi pseudoargomenti contro la tesi del Prof Odifreddi che la legge di H_W sia UNA delle prove matematiche dell’evoluzione biologica e darwinista, non hanno rilevanza alcuna in quanto la legge logica della contrapposizione di per sè convalida senza possibilità di appello l’argomentazione odifreddiana. Tutti coloro che hanno espreso parere sfavorevole, oltre ad essere disinformati e/o in malafede, meritano ampiamente un asinone d’oro a 24 carati anche perchè hanno posposto la scienza alla loro fede faziosa.

  41. Uno che definisce i cattolici dei talebani già non meriterebbe alcuna considerazione e la discussione non dovrebbe nemmeno iniziare, ma non posso fare a meno di presentare qualche argomento. Intanto la rinvio a queste pagine dove potrà leggere sia le ragioni che hanno portato la commissione (tutta composta da specialisti del settore) ad assegnare il premio ad Odifreddi, sia tutte le critiche di carattere puramente scientifico che su questo blog sono state mosse al suo articolo:

    Asino d’oro 2009 – COMUNICATO FINALE: il vincitore è…

    Votate per l’ASINO D’ORO 2009


    La invito a leggere per intero tutto quanto è stato scritto in quelle pagine, perché finora mi pare evidente che lei non l’abbia fatto, come si desume dalla sua inutile difesa del materialismo epistemologico, inutile perché qui nessuno ha parlato di questo, ma si è parlato di tutt’altro. E la invito altresì a rispondere punto per punto ai giudizi espressi dai membri della commissione, cosa che non ha ancora fatto e che invece avrebbe dovuto essere la prima ad esser fatta da parte di chi avesse intenzione di difendere Odifreddi.
    E poi un paio di considerazioni personali: da uno che si vanta di ever scritto due libri di epistemologia della scienza, mi meraviglio assai di veder lanciata una frasetta superficiale come fosse uno slogan che la scienza, per esser tale, deve essere materialista. Uno specialista infatti dovrebbe saper bene che “materialismo” può essere inteso in molti modi, e quindi dovrebbe altresì esser consapevole della vacuità di assiomi come quello da lei espresso, buttato lì senza alcuna spiegazione. Del resto lei si vanta di avere diverse pubblicazioni scientifiche e due libri di epistemologia all’attivo, ma di tutto ciò io non ho trovato traccia alcuna; sarebbe così cortese da fornirci titoli ed editore? Perché invece, a proposito di pulpiti, a me risulta che lei sia niente più l’autore di questi video su Youtube sui quali francamente vale la pena sorvolare: http://www.youtube.com/watch?v=pcQMlrJRV9I
    Se proprio non ha voglia di leggere tutto il materiale presente in questo blog, si legga almeno questo mio intervento https://andreamacco.wordpress.com/2010/02/01/votate-per-lasino-doro-2009/#comment-7465 vedrà così che qui non siamo affatto dei dilettanti infarciti di pseudoerudizione internettiana e che persino, udite udite, conosciamo pure la logica…

    Francesco Santoni

  42. Se tutti gli avvocati di Odifreddi sono come il tizio col sombrero visto nel video c’è da farsi una risata e da preparare una fabbrica di asini d’oro!
    Ahaah bellissima questa.
    Infine … ma quali cattolici integralisti?
    Io non sono cattolico, e neppure cristiano e neppure credente. L’ho dichiarato piu e piu volte e Andrea Macco ne e’ testimone. Credo da come ha parlato altre volte che nemmeno il prof. Paolo Diodati lo sia. E probabilmente neppure altri che scrivono qui. INFATTI: cosa centra poi qua la fede? Niente. Qui parliamo di competenze scientifiche, quelle competenze che nessuno della banda del prof. Odifreddi ha dimostrato. Passano i mesi, ma l’evoluzione proprio non c’è! Saludos amigos!

    Riccardo

  43. In data odierna (28 sett 2011) il sig. Davide Castelli lasciava verso le ore 16 un altro suo commento che NON è stato pubblicato in quanto violava palesemente le regole di questo blog nonché le regole di buon costume: epiteti, parolacce, insulti a valanga. Un intervento così si commenta da se e non meriterebbe spazio alcuno.
    Tuttavia, per rimanere il più trasparente possibile e visto che Castelli ha scritto anche una parte che lo riguarda direttamente, di tale intervento riporto solo le parti senza insulti, in particolare – appunto- la prima in cui il sig. Castelli parla, presumo, di se stesso in riferimento al video postato dal dott. Santoni. Il resto lo lasciamo volentieri ad altri luoghi, che non sono questi ove è stato portato avanti un serio dibattito scientifico con argomentazioni precise e puntuali, argomentazioni che Castelli non ha mai considerato, a cui non ha mai replicato e che considera del tutto aliene dal suo pensiero improntato solo al riconoscere i meriti di Odifreddi (nonché propri) invocando valanghe di asini d’oro per tutti quelli che non la pensano come loro.

    Scrive Davide Castelli: Il tizio con il sombrero è autore Di: ” Nuovi dati sui coleotteri Cicindelidi e Carabidi del Trapanese” Libera Università di Trapani AnnoX Novembre 1991, testo di riferimento per lo studio degi Geadefagi dlla Valle del Belice, autore di diverse pubblicazioni scientifiche sul Bollettino della Società Entomologica Italiana e sul Naturalista Siciliano, nonchè di 2 libri di epistemologia della scienza: ” Retablo” edizioni Mazotta ed ” Il Duende della Scienza” Questo per abbreviare e tanto per cominciare. Dottore in Biologia, docente in pensione ed esperto esterno dell’Università di Palermo. Chi interloquisce con il sottoscritto, per me un anonimo sconosciuto. Ma non ha importanza, in quanto il sottocritto non guarda titoli accademici [… insulti censurati ….] Andando diritto al tema della legge di H-W come prova matematica dell’evoluzione, invito chi non fosse preparato in logica matematicaa digitare su Google ” Leggi notevoli della logica delle proposizioni”: troverà una formula ( legge della contrapposizione) che non da adito a dubbi. Avete sbagliato tutto [… insulti …] vi meritate tuti degli asini d’oro 24 carati. Ma chi vi li darà, dato che voi, istituite il “premio” per chi non vi garba, anche se ha l’appoggio della scienza e della razionalità? [ … segue tutta un’altra parte con altri insulti tagliati…]

    ***

    Come vedete, il commento non aggiunge nulla di nuovo al dibattito, non tocca minimente l’articolo di Odifreddi, ne’ gli errori scientifici messi in luce da chi e’ qui intervenuto con rigore e puntiglio, senza vantare titoli accademici (il sig. Castelli e’ l’unico che ha fatto l’elenco delle sue pubblicazioni), senza insultare nessuno (un contro e’ assegnare un Asino d’oro su fatti argomentati, un conto e’ sbeffeggiare gratuitamente senza cognizione di causa) e soprattutto senza parlare di massimi sistemi.

    Futuri altri interventi del sig. Castelli non saranno pubblicati a meno che egli non produca documentate e ragionevoli argomentazioni di carattere puramente scientifico.

    Andrea Macco

  44. Bene, due libri di epistemologia della scienza assolutamente introvabili e sconosciuti a tutti gli studiosi del campo. Ma lasciando perdere l’epistemologia che non è l’argomento del dibattito, vedo che il signore continua a citare la legge di contrapposizione come se noi non la conoscessimo; peccato che se si fosse degnato di leggere il mio vecchio intervento, già segnalato sopra, questa legge la troverebbe discussa (quando si parla del modus tollendo tollens) insieme alla precisa spiegazione del perché da essa comunque nulla segue a proposito della legge di H-W e l’evoluzione. Il dibattito si chiude qui, il signore, malgrado i suoi titoli, non si è dimostrato all’altezza di una discussione scientifica ed è altresì evidente come egli intervenga a gamba tesa all’interno del dibattito senza neanche essersi preso prima la briga di leggersi tutte le discussioni già fatte. Le sue obiezioni sono già state ampiamente discusse e confutate al tempo dell’assegnazione del premio, mentre lui ancora non ha prodotto il minimo tentativo di risposta ai giudizi dei membri della commissione che, ripeto, sono tutti specialisti del settore. Quamquam quid loquor?

    Francesco Santoni

  45. Rispondo all’egregio signor Santoni: Non mi risulta che il modus tollens si possa applicare quando un’altra legge logica prova una determinata tesi. Non siamo mica nel campo della logica fuzzy! Comunque nessuno può mettere arbitrariamente fine alla ricerca della verità, come cerca di fare lei, dicendo che “il caso è chiuso e risolto”. Io sto contattando tutti i Proff di Genetica che conosco e tutti mi hanno risposto in modo OPPOSTO a quanto da voi sostenuto e mal interpretato. Pubblicherò questo vostro intervento, per me fazioso, su tutte le riviste scientifiche, facendo ovviamente nomi e riportando fatti.

  46. Signor Castelli, il modus tollendo tollens è la contrapposizione. Legga il mio intervento e cerchi di produrre qualche argomento sensato invece di continuare a menare il can per l’aia. E risponda inoltre ai giudizi dei membri della commissione che, come ho detto, sono tutti professori di genetica.
    Immagino poi quanto “tutte le riviste scientifiche” saranno impazienti di pubblicare il suo articolo… Io la finisco qui, riprenderò a rispondere ai suoi interventi solo dopo che avrà portato degli argomenti che confutano quanto detto dai membri della commissione e quanto scritto da me e dall’ing. Giovanni Calcagno su queste pagine.

    Francesco Santoni

  47. Legge di Hardy-Weinberg

    Grazie a defrada@libero.it

    La popolazione in equilibrio è un entità astratta non soggetta a evoluzione. Per capire quali forze inducono l´evoluzione nelle popolazioni è utile considerare le caratteristiche di una popolazione non soggetta a evoluzione.
    Nel 1908, G. H. Hardy e W. Weinberg definirono popolazione in equilibrio una popolazione all´interno della quale né le frequenze alleliche né la distribuzione dei genotipi mutano col succedersi delle generazioni. Non modificandosi le frequenze degli alleli, non si ha evoluzione.
    Una popolazione resta in equilibrio solo se in essa si verificano alcune condizioni restrittive:
    non devono verificarsi mutazioni;
    non deve verificarsi un flusso di geni tra popolazioni, cioè non deve esserci una migrazione netta di alleli verso l´interno della popolazione (immigrazione) o verso l´esterno (emigrazione);
    la popolazione deve essere ampia (teoricamente infinita);
    non si deve verificare selezione naturale, vale a dire tutti i genotipi devono possedere le stesse capacità adattative e riproduttive.
    Soddisfatte queste condizioni, le frequenze alleliche entro una popolazione rimarranno costanti per un periodo di tempo indefinito. Tale equilibrio è espresso dalla seguente equazione:
    p + q = 1 da cui (p + q) = p + 2pq + q = 1
    In questa equazione la lettera p indica la frequenza di un allele e la lettera q indica la frequenza dell´altro allele; p più q deve sempre essere uguale a 1 (cioè il 100% degli alleli di quel particolare gene nel pool genico). L´espressione p indica la frequenza di individui omozigoti per un allele, q la frequenza di individui omozigoti per l´altro allele e 2pq la frequenza degli eterozigoti.
    Il venir meno di una o più di queste condizioni determina un cambiamento delle frequenze alleliche, cioè un´evoluzione. Pochissime popolazioni naturali sono in perfetto equilibrio. Per la legge di Hardy-Weinberg, cinque sono i fattori principali che governano i mutamenti evolutivi a carico di una certa popolazione:
    Selezione naturale;
    Mutazioni, che forniscono il materiale grezzo per il cambiamento, ma le frequenze di mutazione sono generalmente così basse che, di per sé, le mutazioni non determinano la direzione del cambiamento evolutivo;
    Flusso genico, cioè il movimento di alleli verso l´interno o verso l´esterno del pool genico, può introdurre nuovi alleli o alterare la proporzione degli già presenti. Ha spesso l´effetto di controbilanciare la selezione naturale;
    Deriva genica, è il fenomeno per cui certi alleli aumentano o diminuiscono di frequenza e, talvolta, anche scompaiono, come risultato di eventi casuali. Esempio di deriva genica è il fenomeno detto “collo di bottiglia”;
    Accoppiamento non casuale, che provoca cambiamenti nelle proporzioni dei genotipi, ma può anche non influire sulle frequenze alleliche.
    Riporto tale e quale un argomento ta migliaia come trovato sul web. TUTTI DICONO LA STESSA COSA, cioè che la legge di H_W spiega matematicamente l’evoluzione. Voi dite l’opposto ( professoroni eccelsi, premi nobel che avete scoperto , unici al mondo, la non veridicità della cosa?). Non sipuò ingannare impunemente la gente. Attendo una risposta concreta. Chi ha scritto quanto sopra, merita l’asino d’oro o lo meritate voi?

  48. Eccovi un altro articolo riportato da sapere.it ( copia-incolla). Anche questi signori meritano l’asino d’oro? Smentite anche loro e poi vi inviteremo ad un pubblico confronto in sede universitaria, con asino d’oro assicurato a chi dimostra il contrario di quanto la legge di H-W prevede.
    Grazie agli sviluppi della genetica all’inizio del ‘900 si scoprì che le caratteristiche ereditarie sono controllate dai geni, localizzati nei cromosomi della cellula.

    Grande importanza fu data anche allo studio statistico della variabilità genetica di una popolazione. Il matematico inglese G.H. Hardy e il medico tedesco W. Weinberg definirono, indipendentemente, le condizioni di stabilità o di equilibrio di una popolazione: si tratta della legge di Hardy-Weinberg secondo cui, in mancanza di forze perturbatrici, cioé in condizioni di equilibrio, le frequenze relative di ciascun allele di una popolazione si trasmettono inalterate di generazione in generazione.

    In natura, tuttavia, è difficile che una popolazione sia perfettamente in equilibrio, perché si verifica sempre almeno una delle seguenti condizioni “perturbtrici”:

    mutazioni;
    flusso genico
    dimensioni piccole;
    accoppiamenti non casuali;
    selezione naturale.

    Pertanto la legge di Hardy-Wienberg può essere una conferma in termini matematici del potenziale evolutivo di una popolazione: perché vi sia un’evoluzione, occorre infatti che nel corso delle generazioni le frequenze alleliche di una popolazione non rimangano costanti, cioè che la popolazione non sia in equilibrio.

    Verso la fine degli anni ’40, in seguito alle conoscenze della genetica, della statistica, della biologia e della genetica molecolari fu così possibile definire una formulazione sintetica della teoria dell’evoluzione: fra gli organismi di una popolazione esiste una certa variabilità individuale, provocata dall’azione costante di mutazioni e dalla ricombinazione dei geni che si verifica a ogni generazione; tale variabilità è casuale e non orientata e su di essa agisce come fattore direttivo principale la selezione naturale.

  49. Nihil novi sub sole, tutte cose già dette e come già ampiamente spiegato non dimostrano che quella sia la formula dell’evoluzione, ma appunto un’equazione che vale all’equilibrio, ovvero quando l’evoluzione non c’è. Se non c’è evoluzione, vale la legge di H-W, se la legge di H-W è violata allora c’è evoluzione (ecco la famosa contrapposizione). Ma nessuno può dire come la legge di H-W venga violata. Quali formule descrivono la violazione della legge di H-W? Nessuna formula. Tutte cose già ampiamente spiegate a lungo l’anno scorso. I suoi interventi non ci dicono nulla che non sapessimo già (quando si deciderà finalmente a leggere tutto quello che abbiamo scritto in questo blog?)

    Francesco Santoni

  50. E ridagli! Un altro infortunio dell’opinionista a 360 gradi. Ecco cosa ha scritto Odifreddi nel suo blog su Repubblica il 22 settembre 2011
    «La relatività di Einstein NON prevede affatto che la velocità della luce non possa essere superata! Lo si dice continuamente, ma questo non significa che sia vero. Ciò che la relatività prevede, è soltanto che ci debba essere una velocità limite che non può essere superata. Gli esperimenti finora sembravano indicare che questa velocità insuperabile fosse quella della luce nel vuoto, e forse dovremo cambiare espressione: invece di dire che non si può superare la velocità della luce, magari un giorno diremo che non si può superare quella dei neutrini».
    E invece, la relatività di Einstein lo prevede. Non solo lo si dice continuamente ma lo si scrive anche regolarmente in qualsiasi testo di fisica teorica.
    Qualsiasi studente che abbia superato l’esame di relatività sa che (dalla espressione del quadrivettore momento-energia) la massa di un corpo dipende contemporaneamente dalla velocità con cui esso si muove e dalla velocità della luce. Questa dipendenza è tale che se la velocità del corpo raggiungesse quella della luce la sua massa diverrebbe infinita. Per un corpo dotato di massa (a riposo) diversa da zero, come il neutrino, è quindi impossibile raggiungere (e tantomeno superare) la velocità della luce. Per aumentare la velocità infatti il corpo deve essere accelerato. Dato che la accelerazione è inversamente proporzionale alla massa e dato che la massa cresce al crescere della velocità, per fargli raggiungere la velocità della luce bisognerebbe applicare una forza sempre più grande, al limite infinita. Ma il prodotto forza x velocità x tempo (durante il quale essa è applicata) equivale alla energia ceduta al corpo. Questo significa che il corpo dovrebbe assorbire dall’esterno una energia infinita. E chi gliela da? Una quantità infinita di energia non esiste.

  51. Nella teoria della relatività (ristretta) il passaggio da un sistema (inerziale) di riferimento ad un altro è regolato dalle cosiddette trasformazioni di Lorentz. Queste sono quattro equazioni che legano tra di loro le coordinate spazio e tempo dei due sistemi di riferimento, nelle quali compaiono anche due parametri: la velocità relativa tra i due sistemi di riferimento e la velocità della luce.
    Il parametro “c” (velocità della luce) nelle trasformazioni di Lorentz non è un optional; non può essere sostituito – come ipotizza Odifreddi – con il parametro “velocità dei neutrini” per più motivi, tra cui:
    1. la velocità della luce dipenderebbe dal sistema di riferimento, mentre è sperimentalmente verificato (Michelson) che è costante,
    2. grazie al parametro “c” le equazioni dell’elettromagnetismo risultano invarianti (mantengono la medesima espressione) in tutti i sistemi inerziali,
    3. grazie al parametro “c” tramite le equazioni della dinamica relativistica viene stabilita l’equivalenza tra massa ed energia (E=mc2), anche questa sperimentalmente verificata.

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  58. Per favore, un Asino D’Oro anche a me. Se potete anche un bue visto che siamo sotto Natale.
    Devo dire che sono (da decenni ) ateo, ma niente affatto avverso alla religione, ma se fossi religioso sarei molto più arrabbiato.

    Se questo è il livello vostro, molto meglio la vostra denigrazione che il suo contrario. E se questi sono (almeno in parte) gli epigoni della cultura cattolicista (giù le pelli di pecora, sono evidenti i dentini), mi metto col peggior laicismo, almeno sto con la minoranza.

    Io rimango stupito, degli attacchi faziosi, fittizi, inconsistenti, ideologici fatti nei confronti del Professore di Logica Matematica Piergiorgio Odifreddi.

    Ho letto vari interventi e contestazioni a Odifreddi, ma non mi faccio trascinare su un pantano demagogico. Nei discorsi di sopra, nel caso migliore denoto una sforzata pignoleria che va a cercare inesattezze semantiche, e fa finta di trovarne dando risposte mal poste (se volessimo ragionare in base alla stessa puntigliosità).

    Faccio presente che tra le altre sono stato universitario a Perugia (stessa sede universitaria dove il Prof. Diodati insegna) e sono modestamente laureato in matematica.

    Innanzitutto, la rivista “Le Scienze” è certamente la rivista più seria e autorevole nel settore scientifico in Italia, ma tra quelle rivolte ad un pubblico possibilmente vario di età e formazione, non necessariamente specializzato, e tra le sue finalità principali vi è anche e soprattutto la divulgazione.

    Va da se che tale contesto (sebbene abbia l’appellativo di scientifico) è diverso da quello di una rivista scientifica settoriale e specializzata, in cui ogni proposizione va totalmente vagliata in quanto il risultato a cui si perviene deve avere totale o massima affidabilità. E’ evidente che non si può criticare un “articolo” di Odifreddi con questo criterio, non perché si debbano tollerare inesattezze, ma semplicemente perché si rivolge ad una lettore che vuol cercare di capire o cogliere (magari con preparazione di scuola secondaria superiore) le idee essenziali che stanno dietro teorie che pochissimi fisici padroneggiano anche solo matematicamente, quindi un linguaggio appropriato ma adattato a tale intento comunicativo, cercando di coglierne e trasmetterne gli aspetti appassionanti della ricerca scientifica. E lo stesso vale anche per la rubrica curata da Odifreddi.

    Perciò, volente o nolente non si occupa solo e prettamente del risultato scientifico in se, ma di cultura scientifica in generale, ad esempio si interroga e si pone domande su vari sviluppi e paradigma scientifici, in una parola ciò di cui parla la rivista è non solo scienza, quindi anche (involontariamente o no) dell’aspetto epistemologico della scienza, oltre ovviamente a quello divulgativo, per cui linguaggio e terminologia sono adattati a tale intento.

    Tant’è che la questione “Cosa c’è di certo nella scienza” o “cos’è verità scientifica?” è controversa e tutt’altro che risolta.

    Ma a parte questo, se vi sono ( e ci saranno anche credo) inesattezze su quanto Odifreddi espone, che lo si faccia chiaramente presente, vedremo se sono delle invenzioni ideologiche che Odifreddi vorrebbe rivestire di scienza, se invece sono vere ma non cambiano l’idea guida esposta, (come quella di Diodati, riguardo la relazione ai rapporti tra le frequenze dei suoni emessi da martelli quando battono su un incudine, e le dimensioni di questi), o se sono pretestuose, cioè critiche che partono da punti di vista opinabili, come (pacificamente) pure quello che vorrebbero criticare.

    Su questo equivoco, e su male fade, si basa la prima mossa di un gioco demagogico che si accanisce contro Odifreddi, e si spinge al dileggio personalizzato e greve.

    Presa quasi a caso (non per decontestualizzare, anzi non si finirebbe più):

    “ Io dispongo già di dichiarazioni di ordinari del settore che hanno giudicato l’articolo “idiota, confusionario, fuorviante, tale da far licenziare in tronco l’autore”.

    Ma questa è argomentazione? Di che rilevanza?

    Egregio Prof. Diodati.
    Lei e i colleghi del settore dovreste esprimervi secondo argomentazioni competenti e impersonali, non sta a voi stabilire chi è idiota, e il termine “fuorviante” o “confusionario” è del tutto opinabile, fuori dal contesto che specificatamente vi compete. Quindi questo modo è insulso per lo stesso ruolo che avete, e licenzierete in tronco chi vi pare quando ne avrete facoltà, nessuno vi ha chiesto un consiglio a riguardo. Ma a parte questo se ha qualcosa da dire da un punto di vista scientifico siamo ben disposti ad ascoltarla.

    Odifreddi è un logico Matematico di valore e spessore, ora ha smesso di fare il docente, esprime in modo molto coraggioso le sue idee (che non del tutto condivido) ricevendone naturalmente attacchi, spesso vili a mio parere. Ma non è pensabile che abbia bisogno di soldi o di vana gloria mediatica. Se si illustra che errore vi è stato, allora sarà il primo a rettificare, come uomo di scienza e di logica che è.

    Del resto, un errore che la cultura cattolicista e anti-oddifreddiana fa (oltre a chiudere festival della matematica, e per favore non mi chiedete dimostrazioni del fatto) è quella di considerare il successo o simpatia che Odifreddi riscontra come una specie di mito temporaneo, una sorta di anti-papa di un certo laicismo (vero o presunto). Invece Odifreddi mette il dito sulla piaga, la carenza di cultura scientifica, di cultura razionale, di cultura matematica, è vi è un’avversione forte sebbene non esplicita (mi ricordo che TG Leonardo era in onda alle 12-13 circa, visto che cominciava a richiamare grossi ascolti lo si è messo alle 15). Vasti settori della cultura filosofica sono neo-idealisti, sposando in toto la concezione gentiliana e filo-cattolicista, che ancora pervade la scuola pubblica, perché la matematica sta franando nelle scuole? Perché è non cultura, prassi calcolatoria senza senso!
    Ed è molto triste, per me vedere come Odifreddi, alla fine, anche dopo successi editoriali e simpatia riscontrata, abbia voluto ritirarsi, lo capisco, ma questo conferma ancora una volta la falsità dello stereotipo negativo e denigrante che gli si mette addosso.

    Quindi non si accetta un confronto dialettico, ma si crea una specie di corrida demagogica, che inizia col cogliere dei puntigli di vario tipo, pretestuose, amplificandoli con toni scandalistici, censori, da interdetto-accademico, per Intessere da qui una polemica, mischiandovi altro ed estrapolando dalle risposte altro ancora, e quando non si sa che dire il tono diventa puntiglioso inquisitorio, si passa dalla questione delle armoniche, dalla travisazione di questioni su cui si è avuto una risposta chiarificatrice insistendo su intenzioni alla vera ragione del contendere cioè una sempre più dichiarata avversione ideologica, e i tentativi di controbattere di Odifreddi sono per forza perdenti, risponde puntualmente alle critiche di tipo scientifico, perché crede nella argomentazione logica, direbbe lui secondo un’etica stoica, solo dopo e con rigorosa distinzione si concede (o scade) in un’ironia più o meno condivisibile. Ma aimè la tattica sofistica ha ben altro sviluppo e forza, e quando ad un blog si premette un articolo come quello iniziale, e come introduzione già un greve dileggio, la cosa migliore è forse quella di andare oltre.

  59. Caro Dr Buschi,
    probabilmente, se avesse avuto la pazienza di leggere tutta la
    documentazione e il perché è nata la polemica con Le Scienze
    (con l’allora direttore Bellone e subito dopo con l’attuale
    direttore Cattaneo) e con Odifreddi, non avrebbe perso tempo a
    scrivere questa sua tardiva difesa, ma sarebbe stato dalla
    nostra parte.
    Le ricordo pertanto brevemente che:

    – Chiesta una doverosa rettifica ai numerosi sfondoni leggibili
    nell’articolo Sette volte sette, il Direttore de Le Scienze mi assicurò la
    pubblicaione integrale della educata richiesta. Ma, chissà perché, fece
    marcia indietro, vista la collerica reazione di Odifreddi. La sua
    filosofia: gli sfondoni (tipo confondere frequenza con lunghezza d’onda e
    sbagliare grossolanamente le collocazioni di infrarosso e ultravioletto)
    non vanno assolutamente rettificati, altrimenti dove finisce
    l’infallibilità di chi voleva diventar Papa?

    Lei sarebbe stato zitto, preferendo che gli sfondoni circolassero nelle
    scuole. Noi, no. Tutto qui.

    – Le parole che lei critica

    “Io dispongo già di dichiarazioni di ordinari del settore che hanno
    giudicato l’articolo idiota, confusionario, fuorviante, tale da far
    licenziare in tronco l’autore.
    Ma questa è argomentazione? Di che rilevanza?
    Egregio Prof. Diodati. ”

    sono state pronunciate dal Prof. Molpurgo, a caldo, dopo avermi detto che
    gli stavo facendo perdere del tempo “per delle cazzate il cui autore
    dovrebbe essere preso a calci nel culo” ecc… ecc… .”
    Ho tagliato la parte più colorita e ho pregato l’illustrissimo collega di
    usare un linguaggio scientifico dandomi un giudizio scritto e firmato.
    Giudizio che è riportato nella discussione avuta nel blog di Andrea Macco
    e letto il giorno della premiazione, all’Auditorium Santa Cecilia, assieme
    ad altri giudizi di ordinari di genetica, dopo la rappresentazione di
    Sarmel e Dio, ispirata a Odifreddi e musicata dal M° Fernando Sulpizi.

    Il dibattito svoltosi nel blog del giornalista-fisico Andrea Macco, ha
    meravigliato tantissimi per l’alto profilo scientifico.

    – Tutto il resto del suo intervento, il tono e le assurditòà che scrive
    denotano che lei ha la colpa che attribuisce a noi: lei vuole difendere le
    affermazioni scientificamente errate di Odifreddi a prescindere… senza
    aver letto l’approfondita discussione avuta sul blog ricordato. Non le
    sembra strano che abbia difeso Odifreddi solo … Odifreddi? Mi correggo:
    l’ha difeso anche il nostro comune amico Andrea Frova. Non con argonemti
    scientifici, però, ma con volgari insulti. Quasi come lei. E
    dimenticandosi che, ritenendolo io giustamente una delle massime autorità
    scientifiche nella divulgazione e nella fisica-musicale, gli avevo
    sottoposto gli articoli e mi aveva più volte spinto a dargli l’Asino
    d’oro, perché con certi articoli, dimostrava …. d’essere uscito di
    testa. Tutto documentato e leggibile sul bel blog di Macco.
    Quindi, caro Dr Buschi, a difendere i due articoli premiati, siete lei,
    Odifreddi e, ora ricordo un altro, un certo Castelli, che come lei, non ha
    partecipato alla discussione, né l’ha letta. Altrimenti non avrebbe
    scritto cose alle quali già s’era risposto. O è ancora lei Castelli,
    quello col sombrero in testa?

    Termino con una domanda: ora abbiamo il caso Carpinteri, che tra l’altro
    ha affermato, in una conferenza stampa organizzata dall’onorevole
    Scilipoti alla Camera, che ultrasuoni e neutroni costituiscono noti
    segnali per prevedere … gl’imprevedibili terremoti.

    Non c’è fisico che non sia d’accordo nel dargli l’Asino d’oro 2012.
    Addirittura anche chi partecipa a conferenze sulla fusione fredda, assieme
    a lui e che, ovviamente, è ben più preparato di lui e non spara assurdità
    che resteranno tali per sempre (come quella del decadimento naturale del
    ferro in alluminio e che fornirebbe anche energia…).
    Dovessimo decidere di premiarlo, che farebbe? Ci darebbe dei prevenuti,
    degl’ideologizzati, questa volta di sinistra, visto che Carpinteri e
    Cardone hanno avuto soldi per appoggi politici da parte della destra?

    Ci stia bene, Dottore e buone Feste anche a lei.

    Paolo Diodati

  60. Pingback: Retorica illuminista, ma ormai Odifreddi è da museo | UCCR

  61. COVID-19: ODIFREDDI CONFONDE CRESCITA LOGARITMICA (DISTRIBUZIONE NORMALE/GAUSSIANA) CON CRESCITA “ESPONENZIALE”

    Cari Amici,

    Ritengo mio dovere segnalare un errore decisamente marchiano che O. ha commesso in più occasioni, e pubblicamente nel corso di varie trasmissioni televisive, là dove ha affermato che la crescita dei contagi da covid-19 aveva carattere “esponenziale”.
    Lo aveva detto in data 11 marzo 2020, pronosticando un possibile numero di morti in Italia di milioni (sic!), suscitando con ciò le giuste rimostranze dell’infettivologo prof. Marco Bassetti.

    E peraltro non si era trattato di un errore “occasionale”. Infatti O. ripropone anche in data 18 marzo 2020 la sua castroneria sulla crescita “esponenziale” dei contagi, in questa trasmissione, dove si diffonde parlando della differenza tra crescita lineare e crescita presunta “esponenziale” dei contagi (dopo il tempo 1:30 del video: “alla fine del mese i morti sono diventati 1 miliardo” [sic!]).

    Sarebbe stato sufficiente un esame – che peraltro io avevo immediatamente effettuato – dei tassi di crescita dei contagi nei primi 15 giorni (dal 21 febbraio fino al 7 marzo), per capire che mentre il numero dei contagiati saliva inesorabilmente, il loro tasso di crescita diminuiva giorno dopo giorno, ciò che evidenziava chiaramente una crescita di tipo logaritmico, NON certo esponenziale.
    Si tratta di una verifica banale, che un docente di matematica è in grado di compiere in pochi minuti, soprattutto disponendo sicuramente – in data 11 marzo e 18 marzo quando O. era apparso in tv – dei numeri ufficiali sui contagiati, morti, sintomatici, ecc., pubblicati quotidianamente in rete dalla Protezione civile e dal Min. della salute.
    http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioContenutiNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=5351&area=nuovoCoronavirus&menu=vuoto
    E tale verifica avrebbe permesso subito di capire che da un numero di contagiati che al 21 febbraio 2020 erano solo 16 – allo scoppio dell’epidemia a Codogno – il giorno dopo si era passati a 60 malati (+ 275%), il 23 a 132 (+120%), il 24 a 219 (+ 65%), il 25 a 283 (+ 29%), ecc., tanto che il giorno 11 marzo (quando O. parla in tv) il tasso di crescita era sceso al 21%, mentre il 18 marzo (altra intervista) il tasso di crescita era solo del 15%.
    Quindi era evidente che quella funzione di crescita era tipicamente logaritmica, cioè di tipo y = ln x (oppure y = log x), o più precisamente gaussiana ( = distribuzione normale), con la tipica forma “a campana”.
    Mentre invece una funzione esponenziale è una funzione del tipo: y = a^x , quindi non ci sarebbe mai stata una diminuzione del tasso di crescita, come invece nel caso del covid-19, che ormai al 2 di maggio 2020 evidenzia da parecchi giorni una curva di crescita NEGATIVA, poiché adesso i guariti e i morti (infettati settimane fa) superano ampiamente i nuovi infetti.
    Vorrei poi informare che io – come fisico – avevo pubblicato già il 9 marzo uno studio e modello predittivo (https://www.academia.edu/42174842/Mathematical_Model_Normal_Lognormal_Distribution_of_Covid-19_in_Italy._Rates_of_Growth_Peak_End_of_March_2020_Decline_and_Likely_Ending_of_Infection_End_of_April_2020_
    nel quale prevedevo il raggiungimento del “picco temporale” di massima crescita (massimo assoluto) della funzione dei contagi per il 24-25 marzo, cioè 15 giorni dopo, e tale modello predittivo si è dimostrato del tutto corretto. Il 25 marzo i malati in cura in Italia raggiunsero il numero max. di 4492, ma nei giorni successivi per la prima volta la curva scese costantemente: a inizio aprile era attorno a 2000 nuovi malati giornalieri, l’8 aprile era scesa attorno a 1000, e infine dal 20 aprile 2020 la curva ha mostrato crescita NEGATIVA, ogni giorno i guariti e i morti superano di parecchie centinaia il numero dei tamponi positivi ( contagiati almeno 15 giorni prima).
    Ma non sono stato certo il solo!
    Verso il 20 marzo il prof. Nicola Fusco della Federico II di Napoli (autorità internazionale riconosciuta nel campo dell’analisi matematica e del calcolo delle variazioni) aveva rilasciato un’intervista al Messaggero nella quale anch’egli riteneva che il “picco” sarebbe stato raggiunto il 25 marzo 2020.
    Qualche giorno prima il team dell’Università di Genova dei prof. Tonelli, De Maria, Bianchi aveva rilasciato un’intervista a Repubblica (https://www.repubblica.it/cronaca/2020/03/17/news/coronavirus_il_picco_secondo_gli_esperti_dovrebbe_essere_il_25_marzo-251541010/ nella quale prevedeva anch’esso il raggiungimento del “picco” attorno al 23-25 marzo.
    Ancor più notevole lo studio https://www.predictcovid19.com/predictions.html
    del team internazionale Centanni – Miozzo – Gerli – Sotgiu, che addirittura aveva previsto (con un margine di errore di poche centinaia) in data 10 marzo l’esatto numero di morti da covid-19 in Italia oltre 1 mese dopo, per il 17 aprile (23.000).
    E infine, notevolissimo lo studio del matematico israeliano (e generale capo della sicurezza informatica e del programma spaziale in Israele)
    prof. Isaac Ben Israel, https://www.telegraph.co.uk/news/2020/04/23/coronavirus-dies-within-70-days-no-matter-tackle-claims-professor/ che ha stabilito che il covid-19 ha un ciclo di 70 giorni (a prescindere dall’adozione o meno di misure di lockdown), e raggiunge il picco in 40, per poi declinare e morire (o entrare in latenza) in 1 mese.
    Quindi, tutti questi studi – e non solo il mio beninteso – concordano su un punto evidente e ben chiaro : il covid-19 NON ha alcuna crescita “esponenziale”, ma si tratta di un tipico virus epidemico/pandemico influenzale (o para-influenzale come i tanti del ceppo coronavirus) la cui funzione di crescita è – dal punto di vista matematico – gaussiana (distribuzione normale), o lognormale, o in generale logaritmica, ma sicuramente NON “esponenziale”.
    Dopo 4 mesi dall’inizio della pandemia i morti nel mondo sono 239.000, mentre i contagi registrati sono 3 milioni e 400 mila, su 7,5 MILIARDI di abitanti al mondo.
    Ben lungi dal verificarsi una crescita “esponenziale”, nel mondo in 4 mesi si è ammalata una persona su 2.205, mentre è morta 1 persona ogni 31.380.
    In Italia – che pure ha registrato un pesante bilancio di vittime – sono morte 27.000 (anche se è controverso sostenere che siano morte tutte da covid-19) persone in oltre 2 mesi , di età media 81 anni, di cui solo il 3% senza patologie pregresse. Cioè – con buona pace delle “previsioni” di O. – in Italia è morta di covid-19 una persona ogni 2.222. Un po’ poco per parlare di “crescita esponenziale” e morte di “milioni (o miliardi!) di persone” come Lei paventava a metà marzo.
    O. se fosse corretto dovrebbe scusarsi pubblicamente, poiché il suo errore (reiterato in più trasmissioni televisive!) è particolarmente inaccettabile per un docente universitario di matematica. Chiunque sa benissimo che uno studente universitario che confondesse una curva logaritmica con una esponenziale ad un esame di analisi 1 verrebbe immediatamente ( e giustamente!) bocciato.
    Si potrebbe sorvolare su un errore simile, se commesso da un medico, da un virologo, ecc., che possono anche non conoscere la matematica, e parlare in modo grossolano e totalmente errato, di “plateau”, “pianori”, ecc. (come si sentito in queste settimane) e non avere idea di come si studia una curva e una funzione matematica.
    Ma non si può sorvolare se l’errore lo commette un professore ordinario di matematica!
    Così come si può capire che un matematico non sappia distinguere tra i sintomi di una faringite e quelli di una polmonite, non essendo la sua materia.
    Ma non credo che O. sarebbe contento di farsi curare da un medico specialista in malattie dell’apparato respiratorio che confondesse una faringite con una polmonite!
    Quindi prego i Lettori di chiedere insieme a me ad O. di scusarsi pubblicamente per avere confuso maldestramente una curva logaritmica (o gaussiana) con una esponenziale, diffondendo la sua ignoranza tra milioni di spettatori. Errore marchiano e intollerabile per un docente di matematica, e che costerebbe la bocciatura a qualsiasi esame universitario.
    Alberto Miatello

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