DAD: quanti problemi! Così nasce il Progetto FisicaLes

Il 2020 si sta concludendo… prof. Andrea Macco, ci dà un suo commento flash sulla famigerata “DAD”, la Didattica a Distanza…?

La Dad? Nonostante tutto, noi ci abbiamo provato e ci stiamo provando!

A fare cosa, prof?

A far andare avanti la scuola nel suo momento forse più difficile… almeno parlo da quando la frequento io che ho 38 anni… E non dico solo di “tenerla a galla”: si tenta, con le poche risorse che si hanno ma, soprattutto, con tanta buona volontà, di farla navigare in maniera efficace e un minimo costruttiva!

Manca la progettualità?

In questo momento manca senz’altro una progettualità a medio e lungo termine. A volte manca pure quella a breve termine, nel senso che si sa l’orario di una settimana e non di quella dopo… E non voglio dare la colpa a nessuno in particolare: è la realtà della maggior parte delle scuole se non di tutte quelle Superiori… In questa situazione di “navigazione a vista” dobbiamo inserire la didattica di ogni insegnante e far sì che risulti non uno spreco di tempo e risorse ma che sia comunque efficace…

Senza che gli studenti si imboschino, facciano pseudo interrogazioni, copino le verifiche e non seguano quasi più veramente le lezioni? Perché queste sono le cose che si sentono dire…

Già… tutto questo fa parte della attuale realtà scolastica, almeno di quella in Didattica a Distanza. E’ un dato di fatto. Chi lo nega ha gli occhi foderati di prosciutto oppure vive in una realtà davvero fortunata.

Quindi la Didattica a Distanza è un fallimento?

In parte lo è. Specie se ci si ostina a voler adattare il modo di fare scuola in presenza con quello a distanza. Occorre un cambio di prospettiva, di passo, di organizzazione … mentale prima ancora che pratica.

E lei c’è riuscito prof?

Sono sincero: solo in parte. Fatico come tutti, ma non mi arrendo. Cerco nuove idee, cerco di non abbandonare gli studenti. Cerco di agganciarli comunque, in qualche modo. E per fortuna non sono il solo a farlo. Anche se… la mentalità della scuola fatta di lezioni frontali, interrogazioni, verifiche basate sulle conoscenze è molto radicata intorno a noi.

E come si fa a non valutare le conoscenze?

Semplice, si valutano abilità e, soprattutto, competenze. Si devono valutare i processi con cui gli studenti lavorano e giungono ad una risposta, non la risposta contenutistica in sé la quale – siamo sinceri – è sotto gli occhi di tutti in qualunque momento. Internet, una persona collegata dall’altra parte dello schermo, gli appunti (quando ci sono e sono stati presi!) tenuti aperti a fianco del PC. Chi nega queste cose o è un illuso o è un passo, che dico?, dieci passi indietro rispetto agli studenti. In pratica: li ha persi.

Quindi, in concreto: non ti chiedo più di dirmi la soluzione di un problema, ma di spiegarmi i passaggi che hai fatto per arrivarci. Ti faccio vedere un’equazione risolta in maniera errata da un compagno e ti chiedo di trovare il passaggio che contiene un errore. Non ti chiedo di dirmi un limite, ma di segnarlo sul grafico o di leggerlo sullo stesso. Non ti chiedo cosa dice la Legge di Coulomb ma ti faccio vedere un video con un esperimento che la richiama e ti chiedo di commentarmelo sulla base di quanto abbiamo visto insieme. E valuto la tua partecipazione, i tuoi interventi durante le video-lezioni on-line. Premio se ci sei, se intervieni e come intervieni: premio se scegli di sbagliare con la tua testa (ma la usi!) piuttosto che far giusta con quella di qualcun altro. Valuto il processo, rinuncio alle conoscenze.

Ma è più difficile così!

E chi ha detto che sarebbe stato più facile? Valutare le competenze è un processo più difficile sia per il valutatore sia per chi è valutato.

E per chi non si fa valutare e si “imbosca”?

Quello è il vero problema. Chi in DAD si perde. Ci sono due categorie: gli “sperduti” veri, che vivono reali problemi nella loro situazione familiare (il covid c’è e i parenti che perdono il lavoro, che finiscono all’ospedale o, peggio, che lasciano un adolescente a dover affrontare la vita da soli proprio ora ci sono, purtroppo, proprio nelle nostre realtà e vite…). Sperduti veri possono anche essere quegli alunni che, comunque, specie a lungo termine, non riescono a seguire a distanza, non per pigrizia o volontà debole ma perché manca loro la presenza, il contatto fisico con i compagni e con una classe, con gli spazi di un’aula, col docente che gira tra i banchi, che magari “obbliga” a tirare fuori i quaderni o che “manda alla lavagna” a svolgere un esercizio guidato, ma che così facendo dà un metodo. Oggi ancora non abbiamo un metodo per una DAD efficace. Non è presente nei nostri regolamenti, né nella prassi quotidiana, perché la prassi si costruisce con mesi e anni di esperienza sul campo, di tirocini, di confronti, di generazioni che trasmettono una all’altra le buone pratiche da mettere in campo.

Ma torno agli “imboscati”. Ci sono poi gli “sperduti” fasulli, che accampano scuse, che non ne hanno voglia, che diventano “poltronai” a cui aggiungo l’aggettivo “ignoranti”. Se uno fosse solo poltronaio ci potrebbe stare, mica tutti dobbiamo essere iper-attivi e ultra-efficicenti, no? Ma il guaio è l’ignoranza che si porta dietro: vorrei dire molti, ma dico speranzosamente alcuniAlcuni si ritroveranno diplomati senza sapere nulla e senza sapere fare nulla. Queste persone che faranno poi nella vita? Continueranno a fare i poltronai? A vivere di espedienti? Magari sì… ma magari, invece, malediranno i tempi della DAD e di tutto ciò che “avrebbero potuto imparare” e che, invece, ora noi non gli abbiamo saputo dare, ora loro hanno scelto di non apprendere.

E dunque, lei che fa con queste persone?

Soffro. Sento che mi manca una parte di classe. Non riesco a vedere se qualcuno “dorme” in classe. Fatico molte volte a capire se la classe ha davvero capito la mia lezione. Magari dialogo con 5-6 studenti che sono interessanti e che vogliono davvero capire le cose ma…tutti gli altri?!?

Soluzioni?

Ne vedo tre: 1) chiedere aiuto agli altri colleghi. Fare rete. Per quanto questo sia contro-effettuale, dal momento che anche noi insegnanti ci troviamo “isolati” dietro i PC. Manca l’incontro in sala insegnanti, nei corridoi, al cambio dell’ora. Quelle che sembravano perdite di tempo, scambi al volo, lagnanze su Tizio che ha fatto male la verifica di recupero facilissima, Caio che dopo due ore di Letteratura medievale con interrogazione annessa è bollito, non interrogarlo se puoi e Sempronio che era per tutta l’ora distratto a guardare e ridere con la compagna con cui ci prova… in realtà erano scambi preziosissimi per avere “il polso” della classe. Oggi mancano tantissimo e bisogna cercare di ritagliarsi momenti extra per averli.

2) sperare in un presto ritorno in presenza e una didattica che non proceda solo a distanza. Ci fosse una alternanza tra DiP e DAD , allora i momenti di lezione con le tecnologie sarebbero una risorsa. Trasformati in una Didattica a Distanza al 100% divengono duri, lunghi e pesanti da affrontare. Perché certe cose si possono adattare, altre addirittura in DAD possono essere migliori: l’uso di software didattici, di presentazioni, di contenuti multimediali… e pure i problemi di disciplina sono quasi azzerati… Ma a che costo? Ci sono cose che – dicevo prima – sono insostituibili. Quegli sguardi…. le lavagnate che danno un colpo d’insieme… il girare tra i banchi… il pescare chi dorme e chi è distratto…

Ha reso l’idea prof! Senza parlare della valutazione in presenza che, come diceva lei prima, è tutt’altra cosa rispetto a quella a distanza. E la terza soluzione che aveva in mente?

La terza strategia si chiama ingegno. Innovazione. Creatività. Il tirare fuori cose vecchie e cose nuove, combinarle e… sperimentare. Io li ho chiamati “progetti” ma non sono – per fortuna! – l’unico ad averli messi in campo. In rete ho trovato bellissime idee, non solo per le mie materie (anzi, nelle mie si scarseggia un po’…) con role-game, progetti multisciplinari, piattaforme on-line e social volte a catturare e coinvolgere chi si è perso, ma anche per dare nuovi stimoli, al passo con la società… insomma strategie e progetti per tutti, volenterosi e meno volenterosi.

E lei che ha fatto prof? Su, ce lo dica!

L’anno scorso fu il Progetto Fi-l-Ma…. Ricordate? [Lo abbiamo presentato QUI] Quest’anno… è il progetto FisicaLes…. Di che si tratta? Beccatevi il video di lancio e … se vi piace o vi incuriosisce l’idea (e avete un profilo Instagram) potete seguirci sulla pagina dedicata (QUI)

Grazie prof, lo faremo senz’altro! E che il 2021 sia in Presenza o ancora a Distanza, auguri a lei e ai suoi studenti con i suoi Progetti!

Progetto FisicaLes su Instagram: https://www.instagram.com/fisicales/

In memoria del prof. Carlo Del Noce

IN MEMORIA DEL PROF. CARLO DEL NOCE, MENTE BRILLANTE E DOCENTE PREPARATISSIMO – LA SUA ATTENTA DIDATTICA E LA SUA VASTISSIMA CULTURA CI MANCHERANNO.

Di Andrea Macco

E all’improvviso, per un malore al cuore, ci hai lasciato. Tu che di cuore ne mettevi tanto nella scuola: sempre pronto ad aiutare molti giovani colleghi che ti avevano come esempio e, soprattutto, sempre dietro a quegli alunni cui dedicavi tantissimo del tuo tempo e verso cui riversavi, con una passione oggi rara e una didattica in costante aggiornamento, il tuo sapere vastissimo.

Caro Carlo, hai segnato il mio modo d’essere insegnante, sei stato mio tutor (insieme ad un’altra colonna, il prof. Pino Bruzzaniti), nel 2013 – anno del mio TFA con il tirocinio al Liceo Cassini – e fu per me un piacere assistere alle tue brillanti lezioni, apprendere i tuoi metodi docimologici di valutazione e avere un confronto costruttivo, lucido e profondo, a 360 gradi, sul mondo della scuola e della didattica. Patrimoni questi che – non lo dico solo io e non è retorica! –  in pochi possono dire di possedere come li possedevi tu.

Apprezzai tanto la tua sensibilità verso ogni singolo studente (tanto da adattare le interrogazioni, ora dal posto, ora alla lavagna, ora più sulla teoria, ora più sugli esercizi a seconda del tipo di carattere del singolo allievo) quanto la tua imparzialità nel procedere con le correzioni degli elaborati scritti. Il metodo che ancora oggi applico – e che tanti ammirano della mia didattica – di griglie dettagliate e funzionali, lo appresi proprio da te. E non fu un caso che, quattro anni dopo, alla maturità del 2017, quando ci ritrovammo casualmente insieme sempre al Cassini (tu membro interno di Matematica, io esterno di Fisica), marciammo spediti e compatti nella correzione delle prove scritte dell’esame di Stato. In mezzo alla tempesta, il nostro fu un procedere saldo e un lavorare da vera squadra!

E poi, come non ricordare le tue mail nel corso di questi anni (dal 2013 fino allo scorso giugno) ricche di spunti, ora di autori stranieri sulla didattica, ora sulle gare e le competizioni sia matematiche sia fisiche, ora sulla statistica (altra branca in cui eri maestro!) ora sulle frontiere della ricerca nella Fisica, ora sulla scuola italiana in generale, ora – parte per me preziosissima grazie ai pochi ma mirati consigli che sapevi tirare fuori – sulla mia situazione scolastica! Sapevi darmi luce e infondermi sicurezza quando io non l’avevo, sapevi trasmettermi stima e al contempo voglia di fare quand’anche avessi messo in condivisione qualche difficoltà incontrata in quella o quell’altra classe.

E ancora, come non ricordare le tue mail o i tuoi discorsi a quattro occhi? Spesso si concludevano con queste tue esclamazioni: “Che bello insegnare! Andrea, abbiamo scelto uno dei mestieri più belli del mondo!”

Ed era vero. Ed è vero. Conservo la tua relazione sul mio semestre di tirocinio nelle tue classi – e quanta stima e parole indegnamente spese per il sottoscritto! – conservo indelebile il ricordo di quel pomeriggio passato davanti al PC a preparare l’esame finale di abilitazione: appresi più sull’intero senso dell’elettromagnetismo in quel pomeriggio che in 5 anni di università! (hai sempre avuto, tra i tanti tuoi doni, quello di una visione unitaria e al contempo didattica degli argomenti… favoloso!). Ed ora, più che mai, tengo stretta ogni tua mail, ogni tuo quiz, ogni tuo testo di compito in classe condiviso con me in questi anni. E vorrei avere una macchina del tempo per tornare indietro e poter passare più ore a discorrere con te di didattica e di moltissimi di quegli argomenti che nei libri di testo sono affrontati solo marginalmente e che tu, invece, sapevi padroneggiare alla grande, tirandoci fuori delle lezioni strepitose. Penso ai problemi di scelta, piuttosto che alla geometria solida, piuttosto che al concetto di asintoto e di infinito, piuttosto che al capitolo sulle costruzioni matematiche, piuttosto ancora che sulle distribuzioni statistiche, per non parlare dell’interferenza delle onde e dell’acustica… Quanto ti piaceva la musica…! ancora a gennaio mi mandasti un bellissimo video (“When the Saints Go Marching In – in 10 styles”) con queste parole: “Un piccolo divertissement musicale per iniziare il 2020 divertendoci un po’. – cui aggiungevi – Molti cari auguri per un anno pacifico (c’è di meglio?). Carlo”. Le cose hanno evidentemente preso una piega differente e ora ci lasci con un vuoto incolmabile. Un vuoto che, mi sento di dire, solo chi ha avuto la fortuna di averti come collega e di lavorare con te fianco a fianco, forse (forse…!), potrà in minima parte cercare di colmare, portando avanti ciò che da te ha appreso. Sopra tutto, la tua passione e il fatto che, come mi scrivevi il 24 settembre 2019 – condividendomi le tue recenti scoperte in fatto di origami applicati alla didattica della geometria! – la scuola è bella anche per un insegnante, perché egli continua a imparare!

E allora, Carlo Del Noce, grazie per tutto ciò che hai seminato, in me e in tantissimi colleghi e alunni che hanno avuto la fortuna di incontrarti, grazie anche a nome di quelli che magari lì per li non ti seppero capire, o valorizzare. A volte una critica sembra fare molto più rumore di tanti muti consensi e pensieri di stima rimasti inespressi nelle menti e nei cuori. Ma questi ultimi sono tantissimi e queste mie parole certo non sono sufficienti a rendere merito e giustizia a uno dei migliori insegnanti che la scuola genovese e italiana abbiano avuto negli ultimi anni. Tu non lo avresti nemmeno voluto, forse, un articolo così, lo avresti considerato troppo quand’anche fosse troppo poco. Lavoravi tanto, e nel silenzio (basta pensare la quantità di nuovi libri, spesso in lingua straniera, che ogni anno ordinavi “per approfondire la didattica e ampliare le conoscenze”). E allora permettimi di concludere senza ulteriori parole mie, ma solo con le tue, di esortazione per ognuno che abbia sentito, almeno una volta nel cuore, la vocazione all’insegnamento:   

È bello insegnare a scuola, perché si imparano tante cose nuove! E che bello entrare in una classe e fare domande e vedere tantissime mani alzate e visetti sorridenti e desiderosi di rispondere. E poi di apprendere. Queste sono le cose che fanno bello il nostro mestiere. QUANTO SON FELICE !!! […] E nelle scuole dove i ragazzi hanno poca voglia o poco tempo di studiare (o entrambe le cose) secondo me è proprio lì che il nostro lavoro diventa più utile. Con tutte le difficoltà del caso, se lì riusciamo a fare anche pochissimo per aiutare questi ragazzi, sarà utilissimo. Ma bisogna studiare sempre, per imparare a lavorare con un metodo nuovo, e allora ci saranno allievi un po’ meno terrorizzati dalla matematica e un po’ più pronti ad affrontare il difficile mondo d’oggi. […] Io al lavoro che faccio credo veramente. Ogni anno che passa uno perde un po’ di energie, in queste lotte [in merito alla burocrazia opposta alla didattica]. Le valgono? Cioè quelle lotte valgono la nostra spesa di energie? Le varrebbero, perché in palio è la formazione di una nuova generazione. Ma le forze maligne schierate contro di noi sono sovrastanti. Teniamo duro!”

Con il prof. Carlo Del Noce alla Biblioteca De Amicis
 per la presentazione di “Matematica a Squadre” – 19 aprile 2018

Progetto didattico Fi-l-Ma

In tanti mi avete scritto di conoscere i dettagli di questo progetto nominato anche dal MIUR e citato come buona pratica di Didattica a Distanza nel Convegno Nazionale “L’ora di lezione digitale” dello scorso 8 Maggio 2020. In particolare nell’intervento della prof.ssa Roberta Camarda: 

Che cosa è il progetto Fi-l-Ma?

Fi-l-Ma è un progetto multidisciplinare basato su alcuni Film inerenti la Fisica e la Matematica (da cui questo acronimo). Ha coinvolto, oltre le due discipline citate, anche lettere, storia, discipline artistiche, discipline sociali e cinematografia. A tutto questo si è aggiunta la parte di educazione e formazione al digitale…

Quando e da chi è stato sviluppato il progetto?

Il progetto è nato durante la DAD (Didattica a Distanza) da una idea del sottoscritto, prof. Andrea Macco, supportato da alcuni docenti di sostegno del Liceo Pertini di Genova. In particolare la prof.ssa Concetta Caltabellotta e i professori Alessandro Raso e Vincenzo Mulinaro. Il progetto è stato presentato alle due classi IV Liceo del LES. Successivamente, visto il successo didattico e formativo ottenuto, è stato anche riproposto alla classe V Liceo, anche qui con risultati più che buoni.

Come è stato strutturato il progetto? Esiste del materiale?

Per le classi IV Liceo, il progetto è stato presentato dal sottoscritto (insieme ai colleghi sopra citati) durante le lezioni sincrone on-line, mediante il supporto di queste slides e la proiezione, commentata, dei trailer dei film selezionati.

Per la classe V Liceo, invece, ho realizzato due video (I parte e II parte) a-sincroni di 15 minuti l’uno per la presentazione del progetto stesso.

Suddetto materiale è disponibile QUI in questa cartella Drive. Se ne fate uso, mi farebbe piacere se citaste la fonte ma, ovviamente… il tutto è lasciato alla vostra deontologia professionale!

Che tipi di lavori sono stati prodotti? Sono stati valutati?

Gli studenti potevano scegliere di lavorare da soli o in piccoli gruppi. Gli elaborati (ecco la formazione al digitale) dovevano essere di tipo digitale, dal semplice documento di testo, per passare alla presentazione powerpoint, fino alla produzione di video più o meno elaborati.

Sono stati valutati secondo questa griglia di valutazione:

Nel file Progetto Fi-l-Ma: analisi finale del progetto sono mostrati i risultati ottenuti dagli studenti delle due classi IV LES. Per la classe V LES è stato eseguito un video di restituzione con citati i migliori progetti. Lo trovate nella cartella di drive.

E ci sono state sorprese e progetti particolarmente ben fatti?

Fi-l-Ma è stato una autentica sorpresa in tutto e per tutto: la risposta degli studenti è stata, nella maggior parte dei casi, oltre le aspettative. Con punte di eccellenza. Ho raccolto, con il consenso degli autori, gli elaborati migliori in questa cartella. Il più bello – a cura di Ilaria Marasso e Samuele Loscalzo di IVF – è stato messo in evidenza anche nella home-page del Liceo Pertini – e vi consiglio davvero di visionarlo!

Ripeterai questa esperienza? Hai altri progetti simili?

La collega Cetti Caltabellotta dice che io sono un vulcano di idee e… “chi lo ferma il prof. Macco?” In realtà si tratta di avere gli stimoli giusti, i gruppi-classe adatti. Nel mio caso devo davvero ringraziare le due classi che hanno inizialmente aderito al progetto ma soprattutto i colleghi che mi hanno fin dall’inizio supportato e spronato e che mi hanno poi affiancato passo-passo.

Andrea prof. Macco

Il virus colpisce ancora: ma non è Covid-19! Odifreddi sotto esame…

vero virusCari amici, visitatori, compagni di pianerottolo, 25 (e più) lettori di manzoniana memoria (e qui, col Manzoni, siamo in piena attualità!),

ignoranzastavo preparando in questi giorni un post che raccoglie un po’ di articoli e materiali interessanti a riguardo del momento che stiamo vivendo. Rimando però ancora di qualche giorno, perché proprio oggi è giunto su questo blog un commento, accompagnato poi anche da una mail, a riguardo di un virus assai pernicioso, ma non si tratta di Covid-19. Parliamo bensì del virus dell’ignoranza, anche detto delle castronerie…o, in gergo diodadiano (dal nome di chi l’ha coniato!, Paolo Diodati) il virus delle asinate d’oro!

Voi direte: capita a tutti di contrarlo! Verissimo. L’altro giorno ho risolto durante una delle mie lezioni sincrone on-line in DAD (Didattica a Distanza) una banale equazione di primo grado e ho sbagliato un segno in un passaggio. Morale: risultato errato. Ho caricato gli appunti prodotti sulle piattaforme che utilizzo per i miei alunni e – fortunatamente qualcuno che li consulta c’è! – mi è arrivata nel giro di poco una richiesta di delucidazioni. Con la matematica c’è poco da fare: un esercizio è giusto o sbagliato. Un modello funziona o non funziona. Tertium non datur. Che ho fatto? Alla lezione successiva ho pubblicamente corretto l’equazione, commentando che quando si fanno le cose di fretta o con superficialità (o stanchezza, vedete voi) si può sbagliare. L’importante è correggere. Si ammette la colpa e si riparte.

asino d'oro 2011

Ebbene, il virus dell’ignoranza e delle castronerie diventa senza vaccino e senza cura – come il Coronavirus purtroppo in questo momento – quando manca questo passaggio di umiltà e di onestà intellettuale. In tal caso ci sono veramente gli estremi per un Asino d’oro.

Questo blog ospita una pagina ad esso dedicato. E un soggetto in particolare, Piergiorgio Odifreddi, è chiaramente un paziente recidivo. E così, ecco la sua ultima. Che lascio a voi, ben documentata, in questo ottimo commento di Alberto Miatello:

COVID-19: ODIFREDDI CONFONDE CRESCITA LOGARITMICA (DISTRIBUZIONE NORMALE/GAUSSIANA) CON CRESCITA “ESPONENZIALE”

Se avete commenti in merito potete farli direttamente qui o dopo il post di Miatello.

Nel frattempo, che dite, sarà il caso di allertare il famigerato Medico della peste (“Der Doctor Schnabel von Rom”) ?

Medico-della-peste

Prove INVALSI, io ci credo.

INVALSI competenze - slide Macco

Cari amici del blog e della rete,

in questo post condenso una serie di riflessioni che hanno lo stesso m.c.m. (minimo comune multiplo, per chi non lo sapesse!): le prove INVALSI. Molti colleghi le criticano,  diversi Dirigenti Scolastici le temono (sono, di fatto, un giudizio sugli esiti e sulla preparazione che dà la scuola), tanti -studenti, presidi, insegnanti- le odiano, pochi le considerano una risorsa. Io mi pongo in quest’ultima categoria, e spero che il numero di persone che vi appartengono vada allargandosi. E allora…

  1. Vi propongo questa intervista ricchissima di spunti, del presidente dell’INVALSI, la Professoressa Anna Maria Ajello. Leggetela, soprattutto se siete colleghi insegnanti, sarebbe da usare in qualche incontro di formazione o Collegio Docenti al posto di tutta la burocrazia che invece ci sommerge e ci blocca!
  2. Vi annuncio che il mio editore, Zenith-books ha reso disponibile la versione integrale (testi + griglie di soluzione commentate) dei primi tre volumi di Matematica a Quiz, i testi basati su prove per competenze orientati alle prove INVALSI per le classi prima, seconda e terza media. I volumi hanno preso la numerazione progressiva rispetto ai precedenti (4-5-6) ma non fatevi ingannare dal numero per la corrispondenza con la classe di riferimento!
    Cliccando sulle nuove copertine (a cura di Laura Livi) sarete reindirizzati sulla pagina Amazon che vi permette, se interessati, l’acquisto (ricordarsi che sono usufruibili i bonus docenti/cultura! (E ora potete indicare anche la Scuola cui devolvere gratuitamente il 2,5% di quanto spendete: un click per la Scuola).

    Invalsi01_V4_LRInvalsi02_V5_LRInvalsi03_V6_LR
  3. Vi annuncio che le mie classi, per il sesto anno di fila, hanno conseguito ottimi risultati nelle prove INVALSI di terza media: la IIIB dell’anno scorso ha registrato un benchmark in Matematica di 8,3 punti sopra la media di riferimento e di oltre 23 punti rispetto ai punteggio locali e nazionali.
    Bravi ragazzi! Sono davvero fiero di aver lavorato con voi e sento una profonda nostalgia se ripenso al percorso che abbiamo fatto negli scorsi tre anni! Ci saranno altre classi così? Speriamo…anche se il mio futuro nell’insegnamento è molto incerto e non so dove mi porteranno i flutti e le onde in cui sto ora navigando…. [motivo questo per cui i progetti editoriali che avevo in programma sono attualmente in pausa… ma non accantonati… ].

    REPORT COMPETENZE IST S. MARIA IMMACOLATA - SEMERIA 1REPORT COMPETENZE IST S. MARIA IMMACOLATA - SEMERIA -2

    . . 

Un saluto a chi continua a seguirmi e chi è arrivato fino al termine di questo post. La più bella conclusione mi sembra questa frase sul lavoro di squadra e sul gusto per ciò che si fa tratta dall’intervista che ho sopra linkato e consigliato.

Andrea Macco

INVALSI competenze - slide Macco 2

 

Matematica a Quiz: la collana si completa!

intestazione

Stanno per uscire i volumi 2 e 3 di Matematica a Quiz, i fascicoli che ho preparato per allenarsi sulle competenze matematiche, sulla scia di quanto svolto dai tanto discussi quanto incompresi test INVALSI.

Probabilmente quel che è mancato a riguardo delle prove INVALSI è stata una adeguata comunicazione su tutto ciò che portano con sé, a partire da una formazione che gli insegnanti delle discipline coinvolte avrebbero dovuto ricevere per entrare, anche loro, nelle logiche d’insegnamento cui vogliono mirare queste prove (e sono logiche molto buone, se comprese!). Nel libro ho cercato di far emergere tutto il potenziale positivo di questo tipo di prove, provando di puntare, soprattutto, sul processo di auto-valutazione dello studente e su quello di valutazione delle competenze, cui ancora siamo troppo poco abituati!

Troppo legati al voto numerico, ci dimentichiamo che dobbiamo portare i nostri ragazzi ad essere persone competenti, cioè capaci, e non persone con qualche nozione e un voto attribuito perché imposto dal sistema e che, spesso, dice poco.  Per intenderci: è meglio sapere che al termine di una prova invalsi il mio voto sarebbe 7, oppure sapere, ad esempio, che lo studente ha sopravalutato le sue capacità generali, ma ha individuato correttamente l’ambito matematico in cui è più bravo (ad esempio quello geometrico), in cui dimostra competenze avanzate, mentre ha competenze di base nell’ambito dei numeri e competenze intermedie in quello relativo a funzioni e relazioni e in quello su equivalenze dati e previsioni?

Questo è quello che Matematica a Quiz cerca di fare, in un percorso strutturato sui tre anni della Scuola Media (anche se so già che molti si concentrano solo sulla preparazione a ridosso dell’esame, ossia sul volume 3) e che potrete, da maggio, anche inserire tra i libri di testo in adozione (suggerisco: indicatelo come consigliato e non obbligatorio, in questo modo non va a incidere sul tetto di spesa imposto ad ogni scuola).

In anteprima per i miei lettori, le due copertine!

cover vol 2 ok    cover -4 copertina- vol 2 ok

cover ok vol3 cover -4a copertina- vol3

Quando i genitori vogliono sostituirsi all’insegnante… Parliamo del PROBLEM-SOLVING

Genitori, lasciate che noi insegnanti facciamo il nostro mestiere! Lasciateci stimolare gli alunni con il lavoro di classe, lasciate che gli alunni riprendano in mano quanto trasmesso nelle lezioni, lo rielaborino e lo utilizzino per risolvere problemi, situazioni…

Don_Chisciotte_contro_i_mulini_a_vento_687358773.jpgMi capita in questi giorni (ma non è certo la prima volta) di genitori che, lancia in resta, partono all’attacco: “Ha assegnato problemi con cose non fatte e non spiegate…! Le equazioni non le sanno ancora fare…! Per risolvere il problema servono le proporzioni che lei (sottinteso: brutto e cattivo insegnante che angoscia i poveri studenti e noi genitori) non ha spiegato…!  Senza Teorema-tal-dei-tali come può pretendere che mio figlio lo risolva…?!? Ho chiesto, e anche altre mamme hanno ammesso che non sanno risolverlo…! (sottinteso: Vergogna!)” e via dicendo.

Inizialmente tutto ciò scatena in me un sentimento di “furia omicida” stile torneo cavalleresco: mi hai aggredito ingiustificatamente quando nemmeno ero a cavallo, ora mi armo e altro che lancia in resta! Ma poi penso che non ne valga nemmeno la pena, passo al sorriso e, semplicemente, mi scanso: lascio che il cavaliere-genitore si getti contro il suo drago, il suo mulino a vento e colpisca… l’aria!

52763550-man-finding-the-solution-in-a-mazeGli studenti hanno tutti gli strumenti per risolvere, ragionare e pensare e, come spiego sempre (è un mio cavallo di battaglia, forse il mio preferito per questi tornei!) per risolvere uno stesso problema, in matematica, esistono molti modi e molte vie. Il genitore che non era in classe e che ha memoria solo dei metodi delle scuole Superiori o che lui stesso ha studiato, pretende che il figlio risolva il problema come dice e vuole lui… e non spende manco un minuto a chiedere preventivamente: Ma in classe come avete fatto? O a stimolare l’alunno: Finding solution!Prova, con gli strumenti di cui disponi, l’intelligenza che hai ricevuto, le conoscenze e le abilità che ti hanno trasmesso i tuoi insegnanti (presenti e passati, diamo merito anche a loro!) a risolverlo…  O ancora: Non arrenderti, usa la logica, usa un altro metodo, fai dei tentativi… e se poi proprio non riesci, porta in classe i tuoi tentativi andati a vuoto e discutine con il resto della classe e l’insegnante! 

soluzioni.gifTra l’altro discutere di problemi è una parte bellissima, a mio avviso il cuore dell’insegnamento della matematica. Ascolto con grande interesse le soluzioni alternative, a volte resto stupito e spiazzato da ciò che gli studenti – da soli! da soli! senza genitori! – han saputo tirare fuori. Poi mi arriva quello che mi dice: “Io ho scritto sul quaderno bla bla bla…” E che vuol dire? – domando – Me lo spieghi? “Ah boh, non lo so, mia sorella mi ha detto di farlo così… La tutor mi ha dettato questo… La zia diceva che  la soluzione così è giusta!” Tutte risposte che si commentano da sé… [Interessantissima l’ultima: non si bada a che l’alunno abbia compreso la soluzione, ma solo al fatto che sia arrivato ad avere scritta la soluzione giusta. La zia sa come ci si arriva, con i metodi da lei a suo tempo assimilati, lo studente invece non ha compreso minimamente il perché, però…la zia (mamma, papà, fratello, tutor…) ha detto!]

Io, invece, avrei preferito di gran lunga sentire: “Prof, in classe avevamo visto un problema simile e l’abbiamo risoluto con una tabella passo-passo…ma è lunga e io ho pensato che facendo questo conto… e poi questa moltiplicazione… ottenevo questo risultato. Non so se sia giusto, lei che dice?” Oppure: “Ho disegnato i segmenti, ho cercato il numero di parti, ma poi mi sono bloccato, come mai? Dove sbaglio?” oppure: “Non sono riuscito a inquadrare questo problema, perché se fosse di conteggio mi chiederebbe… ma invece questo non ci dice… e dunque se facessi così non arrivo da nessuna parte. Come posso fare?”

Concludo queste mie riflessioni aperte con una citazione del matematico ungherese George Polya in cui mi sono imbattuto mentre sto ultimando di preparare i fascicoli di Matematica a Quiz (con tanto di soluzioni commentate, trappole e tranelli discussi, sulla base proprio del lavoro – bellissimo e prezioso (ma purtroppo non sempre compreso da tutte le famiglie) – fatto con i miei studenti (passati e presenti) in classe, sui problemi e sulle prove INVALSI. Eccola:

sull'insegnamento della matematica - pensiero bellissimo

Perché credo nei giochi e nelle gare matematiche

Ad una collega che mi ha posto in questi giorni la questione ho risposto, con l’immediatezza di quando ti chiedono quale sia il tuo nome, che constato ricadute didattiche immense. Un’altra collega, di lingue questa volta, qualche mese fa, osservando gli studenti che si allenavano per le gare, mi disse: “Tu sei un genio: hai trovato il modo di fargli fare esercizi di matematica facendo sì che siano loro a chiederteli e a volerli fare, e pure con passione e gusto. Guarda che entusiasmo!

“Il genio – ho commentato – è chi ha inventato queste gare. Ma quando si scova un’idea geniale sarebbe stupido non andargli dietro… specie se funziona!”

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Oggi, navigando, mi sono imbattuto nel maestro Gardner, e mi è ritornata in mente la collega che mi interrogava a riguardo, con un po’ di scetticismo (o forse semplice curiosità da parte di chi, in fondo, alle gare non si è quasi mai occupato se non come traguardo per le sole eccellenze – intese come una élite di soli 3-4 studenti). Eccovele, da sottoscrivere in tutto e per tutto:

«Ho sempre pensato che il modo migliore per rendere la matematica interessante è quello di presentarla come se fosse un gioco. A livelli superiori, specialmente quando la matematica è applicata a problemi concreti, può e deve essere terribilmente seria. Ma nessuno studente può essere motivato a studiare, ad esempio, la teoria astratta dei gruppi dicendogli che la troverà bella, interessante, o addirittura utile se diventerà un fisico delle particelle elementari. Sicuramente il miglior modo per tenerlo sveglio è quello di presentargli giochi matematici, puzzles, trucchi magici, giochi di prestigio, paradossi, modelli giochi di parole: insomma tutte quelle cose che gli insegnanti pedanti cercano di evitare perché sembrano frivole. Nessuno dice che un insegnante non debba fare altro che divertire i propri studenti. Deve esserci un interscambio tra serietà e divertimento: quest’ultimo tiene desto l’interesse, mentre la serietà giustifica il divertimento. Alla fine, lo studente potrà perfino essere sorpreso della quantità di matematica non banale che ha appreso senza neppure volerlo»            

Martin Gardner

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La Matematica è una sfida: vincila!

leggi della fisica e sfida della menteTime reverse. Di questa proprietà godono molte delle Leggi della Fisica. Direi un buon 95%, se non il 99% di esse. E il fatto che io ritorni al Liceo Scientifico G.D. Cassini di Genova per la Maturità sembra essere in accordo con ciò…. Senonché c’è quell’1% di leggi – dato essenzialmente dal secondo principio della Termodinamica – che porta i sistemi a evolversi in una ben precisa direzione. Così fa la vita. E in questo modo il tornare sui propri passi non è mai allo stesso modo di prima. Se una quindicina d’anni fa era da studente, oggi è da Commissario. Quanti ricordi! Ma se mi volto indietro vedo le orme di un cammino. Mi fa strano essere in Commissione con colleghi che fino a poco tempo fa chiamavo “prof.” e che, pur non avendo insegnato a me direttamente, vedevo sullo stesso piano nelle aule dei miei compagni.

CollaborationAlla mattina della riunione preliminare sono stato ben accolto e in cuor mio son stato preso da un po’ di trepidazione: ho pensato che la sfida che ora dobbiamo vincere, tutti, non è solo quella della Matematica (forza studenti, non arrendetevi, ma preparatevi al meglio! Tirate fuori il valore, ciò per cui avete lottato, talvolta gioito, spesso sofferto… Fatelo con grinta, con gusto, con un po’ di energia! E’ bello vedere un po’ di entusiasmo anche nelle prove!). C’è una sfida che riguarda tutta la scuola e noi prof. in particolare: la sfida della collaborazione. Spero che la vinceremo, e così, anche per noi, l’Esame di Stato sarà divenuto un vero Esame di Maturità.

Buoni esami a tutti!

Andrea prof. Macco

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La Matematica sempre più sul Grande schermo

Uno dei primi fu Russel Crow con A Beautiful Mind. Che film! Lo avrò visto almeno 4 se non 5 volte e non c’è stata volta che alla scena finale delle penne non mi sia commosso. Tutti gli anni proietto in classe la scena in cui John Nash,  risolve il codice del Pentagono: un’altra scena meravigliosa, che mostra come per risolvere un problema matematico bisogna essere bravi ma anche avere pazienza (tanti oggi gettano la spugna dopo nemmeno un minuto: dinanzi alla difficoltà ci si tira indietro se non si vede immediatamente la soluzione…). Anche per via della bellissima colonna sonora il voto a questo film è un 9.5.

Altri film matematici? Fino a qualche anno fa si poteva trovare qualche altra pellicola, ma trattavasi perlopiù di film di nicchia, dal sapore del documentario. A Beautiful Mind invece lanciò l’idea che la Matematica poteva avere successo. E forse lanciò anche qualcosa di più: l’idea che risvegliare le “vocazioni “alla Matematica, alla Fisica, alle Scienze possa essere un fatto che porta un beneficio a larga scala. Chi saranno gli Einstein, i Fermi, i Gauss, i Nash dei nostri giorni? Ogni epoca ha bisogno dei suoi geni, di quelle persone che sanno unire alle doti naturali passione e innovazione.

E così eccomi ad applaudire 3 recentissimi film approdati sul Grande schermo con protagoniste delle menti matematiche:

  • L’uomo che vide l’infinito (The Man Who Knew Infinity – anno 2015)

La vita breve di Srinivasa Ramanujan, genio indiano della Matematica approdato al Trinity College di Cambridge tra i più grandi matematici di inizio ‘900. “Siamo semplici esploratori dell’infinito, alla ricerca della bellezza assoluta.” Un capolavoro che intreccia splendidamente l’aspetto umano (dall’amicizia alla discriminazione razziale) con quello matematico. Un ottimo Jeremy Irons interpreta il matematico Hardy mentore (e infine amico) di Ramanujan. Voto 9. 

  • The Imitation Game (anno 2014):

La vita di Alan Turing, il genio che ha inventato i Computer, interpretato da un grande Benedict Cumberbatch (che già con Sherlock e ora con Doctor Strange ci sta abituando a interpretazioni magistrali, non mi stupirei se prima o poi per lui arrivasse un Oscar…). Il film mostra tutta la potenza dei matematici guidati da Turing e fa scoprire al grande pubblico un fatto poco sottolineato sui libri di storia: la II Guerra Mondiale è stata vinta dagli Alleati grazie al lavoro di questi matematici! L’impresa di decifrare Enigma si intreccia con aspetti umani, bellissima la figura di Joan Clarke (Keira Knightley) che riesce a farsi largo con la sua intelligenza in un mondo considerato solo maschile (e che dimostra che tutto l’approccio intuitivo che può avere la mente femminile!) e che deve scontrarsi con l’omosessualità di Alan Turing, trattata devo dire senza eccessi e con il giusto peso. Voto 8,5

  • Il diritto di contare (Hidden Figures – anno 2016):

Il titolo, sia in italiano sia quello originale inglese, si basa su un gioco di parole: si tratta della storia vera di tre matematiche statunitensi di colore (Katherine Johnson, Dorothy Vaughan, Mary Jackson) che lavorano nella NASA e che, stando dietro le quinte (ecco perché hidden!) riescono a fare la differenza, sia come matematiche, sia come donne di carattere che portano avanti la lotta contro la discriminazione razziale (ecco il riferimento ai “diritti” nel titolo italiano). Quando si pensa alla lotta contro la discriminazione vengono in mente le proteste eclatanti, le manifestazioni di piazza o le rivoluzioni da grandi fabbriche o sulle scene politiche. Niente di tutto questo, ma il tutto è guidato dal filo rosso della logica, dell’intelligenza e di una bella umanità. Un plauso speciale anche alla figura del Capo di queste donne, Al Harrison (Kevin Costner), uomo dalle larghe vedute! Voto: 9.

Al prossimo film matematico, che possa stupirci e suscitare nuovo entusiasmo e nuove menti… A volte sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose quelle che fanno cose che nessuno può immaginare.” (da The Imitation Game)

Andrea Macco