Immenso umano Dio

Rientro a Genova. Umido e afa mi accolgono.  Solo ieri sera mi trovavo sul massiccio di roccia che vedete qua in foto, a 3847 m sul livello del mare, l’Aiguille du Midi, sull’immenso ghiacciaio del Monte Bianco.

Ho compiuto la Grande Traversata di quella che è definita l’Ottava Meraviglia del Mondo, la Cattedrale di Ghiaccio d’Europa. 

E’ stata un’esperienza indescrivibile, una volta nella vita la consiglio a tutti, basta un po’ di cautela con i dislivelli per chi soffre di cuore. Ma la vista, posso assicurare, è immensa, oltre l’umano.

Ti fa sentire piccolo e, come diceva Kant, dinanzi alla Natura così grande, così potente, avverti qualcosa di nuovo e unico: il sublime. Il sublime dei monti, il sublime dei ghiacciai, il sublime degli spazi infiniti, il sublime della bellezza, il sublime dell’Altissimo, l’immenso umano Dio.

Già, pure umano questo immenso Dio. Perchè si comprende che sublime è anche la mente dell’uomo, che riesce a cogliere una simile grandezza. l’Altissimo innalza, trasfigura la nostra umanità, la chiama a vette che solo Lui conosce, le vette che colmano l’infinito dei cuori e che, in qualche misura, tutti sentiamo dentro, come sete di assoluto, di libertà. 

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Non solo per questo parlo dell’immenso umano Dio.

Spulcio la settantina di e-mail che sono arrivate durante la mia assenza. Tolte le newsletter, i comunicati stampa e le pubblicità varie, restano una dozzina scarsa di lettere dense di umanità.  Si tratta di amici che mi fanno commuovere per quello che scrivo.

Uno di essi, trafitto da un tumore all’occhio diagnosticato dall’oggi al domani, ha dovuto rivoluzionare la sua esistenza e aggrapparsi più che mai alla fede che, come sempre, passa attraverso mani umane, quelle dei medici e della scienza che progredisce. Da 7 mesi di vita che gli avevano dato, passa ad una diagnosi a prognosi aperta, ma con la vista irreparabilmente compromessa. Miracolo di una fede, ma, se penso che io ieri, con il dono della vista, godevo di paesaggi che il mio amico, probabilmente, non potrà più assaporare, allora  il mo cuore si apre a sentimenti altrettanto indicibili…

Poi, sempre oggi, il mio cammino di cercatore di Dio viene illuminato dalla testimonianza di un altro amico, un sacerdote che, con una serenità che ha del miracoloso, si rimette all’obbedienza del suo vescovo. Io mi scaldo, mi accendo, al suo posto non ci starei. Lui mi insegna, ancora una volta, la via dell’umiltà. Quella che porta a scalare le vette più alte, quella scelta da questo Dio che faticosamente cerco, questo immenso umano Dio.

Andrea

 

PS: dai prossimi giorni riprenderanno i consueti post. Questo era dedicato a chi mi continua a seguire, chi chiede notizie, chi vista il blog anche quando è in ferie (ebbene sì, siete sempre in tanti, tra il mo stupore) e di chi, persona che non conosco di persona,  mi manda persino una cartolina per dirmi che continua a leggere i miei articoli. Se tutto questo accade, giungo alla conclusione che non è merito mio: temo proprio che Dio, per vie imperscrutabili, ci metta davvero tanto del suo.

Fede in granelli

Per fortuna non ci sono solo i don Farinella (vedi post del 24 giugno) i parroci “amministratori” di parrocchie con celebrazioni cronometrate e preconfezionate o le alte gerarchie ecclesiastiche che rischiano di fare apparire le celebrazioni solo come “forma” che fa perdere di vista la sostanza. Esistono anche le realtà più belle, più genuine, più familiari della Chiesa. Chiesa come popolo di Dio, come cercatori di Dio.
Luce della Fede. Filtra dalle finestre dell\'anima, ma va cercata. Anche se non sempre lo ammettiamo, siamo assetati di verità e di quelle parole che riempiano le nostre anime inquiete.  Molti sacerdoti parlano parlano ma scuotono solo l’aria con la propria personalità… altri non parlano neppure e sperano che la Parola di Dio torni indietro come l’eco di montagna…  Restano in pochi a vangare la terra del terreno dell’anima perché il seme gettato da Dio possa essere meglio accolto. Resta raro, ma non impossibile da trovare, il sacerdote che diventi voce dello Spirito e  ci faccia esclamare: “Non ci ardeva forse il cuore in petto mentre Egli (lo Spirito), lungo la via, ci spiegava le scritture?”

 

Oggi ho avuto la fortuna di riscoprire una bella comunità che celebra una messa vera, autentica, familiare. Per una volta non a Cuneo dove – gli amici lo sanno – la comunità di Padre Andrea Gasparino ti fa sempre riscoprire la bellezza del pregare e la voglia di sognare al ritmo di Dio.

Questa volta mi è bastato andare all’Eucarestia delle 11 al Santuario della Madonna del Monte dei francescani di Genova. Nemmeno so il nome del frate che ha celebrato, ma ero così contento che mi sembra bello condividere questi granelli di fede, spunti di vita…

Andrea, cercatore di Dio

 

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». (Mt 11,25-30)

   Nulla dell’Altissimo può essere conosciuto se non attraverso l’infinitamente piccolo, attraverso questo Dio ad altezza di bambino, questo Dio raso terra dei primi ruzzoloni, il naso nell’erba…

 

 

   Dio e’ onnipotetente, eppure si fa umile. La sua è una scelta: decide di convertirsi all’umiltà. Decide di convertirsi al fascino della piccolezza.

 

 

    MITEZZA è lasciare che l’altro sia quello che è.

 

 

    UMILTA’ è la giusta considerazione di sé che si apre a fare spazio all’altro.

 

 

    Affaticati: coloro che sono gravati dalle preoccupazioni per le molte cose; oppressi: coloro che stanno per cedere di fronte alla difficoltà che la fede incontra e si sentono perciò schiacciati. Proprio  a costoro è rivolta la chiamata.

 

 

    I misteri del Regno… che saranno mai? Una bella puntata di Enigma ce lo rivelerà? No, i misteri del regno sono quelli colti dalle persone umili, dai semplici, dai piccoli, dagli sconfitti della storia, perché cogliere i misteri del Regno è cogliere la bellezza della vita nelle piccole cose e laddove essa sembra mostrare solo deformazioni e pesi.

 

 

   C’è una rivelazione continua di Dio da scorgere e da riconoscere in tanti gesti che a noi portano il carattere dell’assurdo. Ai piccoli e ai poveri accade di riconoscerla.

 un piccolo fiore come un cercatore di Dio...