Empowerment e Resilienza

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Ho scelto come parole guida di quest’anno scolastico due parole che mi sono state “consegnate” in un recente seminario di formazione e aggiornamento per noi docenti, che già conoscevo ma che ho avuto modo di approfondire ancora di più.

 

Per le radici - copertina

La resilienza, dal latino resilire (“rimbalzare”, “saltare indietro”) è la capacità di affrontare e superare le avversità, di trarre nuova energia dagli urti cui la vita ci sottopone, facendone materia per trasformarsi. 

(Andrea Del Ponte, Per le Nostre Radici – saggio molto bello, con prefazione di Salvatore Settis, che sponsorizzo vivamente)

Per empowerment si intende un processo dell’azione sociale attraverso il quale le persone, le organizzazioni e le comunità acquisiscono competenza sulle proprie vite, al fine di cambiare il proprio ambiente sociale e politico per migliorare l’equità e la qualità di vita (Zimmerman M.A., 2000).

PERSONA+DISEMPOWERED+EMPOWERED

Le persone empowered, quindi, reagiscono meglio ad eventi esterni minacciosi, alle crisi, alle sfide, alle avversità. In sostanza, sono persone resilienti! Persone che non si lasciano sconfiggere dalle avversità ma che, sfruttando le proprie capacità e risorse interne, dimostrando di essere duttili come un metallo, sanno andare oltre, trovano nuovi obiettivi: nel loro futuro c’è speranza e ottimismo, supportati da un concreto darsi da fare.

È così che vogliamo affrontare l’anno, crescendo in resilienza ed empowerment. 

Buon anno scolastico a tutti!

Andrea Macco

PS: e non dimenticatevi il saggio “Per le nostre radici”, QUI trovate anche un’intervista all’autore, il prof. Andrea Del Ponte!

Due uomini di Dio a Genova: il mio grazie!

ZenaNel giro di 7 giorni Genova è stata toccata dalla visitata di due eccezionali personalità. Due uomini diversissimi tra loro, che hanno agito con stili diversi ed echi mediatici diversi, ma questi due uomini hanno un grande amico comune: Gesù Cristo. Uno è il suo vicario in terra, l’altro è il suo giocoliere. Ma tanto il Vicario quanto il Giocoliere sono grandi personalità, entrambi vengono dalla fine del mondo (entrambi argentini!) e animano la corte e il popolo tutto per dare gloria al Suo Nome!

Come avrete capito, uno è Papa Francesco, l’altro (forse un po’ meno noto, almeno qui in Italia, e della sua visita si è parlato decisamente meno) è Paul Ponce con tutta la sua famiglia.

Se il Vicario Francesco ha illustrato come deve essere una vita di fede, con orizzonti ampi e una costante preghiera di intercessione gli uni per gli altri (il grande potere che Cristo ha dato agli uomini!), il Giocoliere ha mostrato la sua attuazione, con la sua stessa vita, fatta di una attesa di 10 anni segnata da una preghiera fiduciosa prima dell’unione in matrimonio con Lia, oggi mamma di 5 bellissimi bambini. Se il Vicario ha parlato della dignità del lavoro e dell’importanza di un lavoro giusto nei tempi, onesto nella retribuzione, il Giocoliere ha mostrato che si può vivere nella vera Gioia il lavoro, senza rinunciare a uno solo dei valori morali in cui si crede, ma anzi dandone sempre testimonianza. Se il Vicario si è interrogato sul grande mistero del dolore e della sofferenza dei bambini, il Giocoliere ha cercato di regalare a loro, come agli anziani e agli handicappati, un sorriso, con la sua arte calata in mezzo a tutti noi. Se il Vicario ha esortato, il Giocoliere ha testimoniato, se Francesco ha trasmesso Speranza, Paul ha mostrato Fede… Entrambi hanno regalato un po’ delle loro vite intessute d’Amore (con tutto quel che ne deriva) a noi popolo zeneize…

Paul, Francesco: grazie di cuore d’essere stati con noi, in mezzo a noi. Non vi siete parlati, non vi siete incontrati, ma è come se fosse stato tutto organizzato. Lo Spirito soffia dove vuole, ma poi gonfia le vele e sospinge in un’unica direzione, che si sia una grande ammiraglia o una piccola barca a vela, che si sia il sommo Pontefice o un semplice giocoliere, che si sia operaio dell’ILVA, Capo Scout, suora, laico, o padre di famiglia… giovane o anziano, povero o ricco… perché Genova è tutto questo, con la sua tradizione di città di mare, che accoglie e fa ripartire, ogni volta che la Tramontana soffia e lo Spirito passa…

Andrea Macco 

Il Canto della Carità – rilettura di un famoso passo in chiave scolastica


images-5Ho riscoperto questo bellissimo passo e l’ho proposto ieri ai miei colleghi, prima degli scrutini di fine quadrimestre. Credo abbia fatto a tutti noi molto bene. Al cuore e all’anima.

Lo trascrivo qui anche per i lettori che bazzicano il mondo della scuola. Con l’augurio che possa fare bene anche a voi. 

AM

IL CANTO DELLA CARITÀ
dalla 1 Corinti cp 13

UNA MAESTRA D’ASILO SI CONFESSA.

Se fossi un’enciclopedia vivente sui problemi dell’infanzia, se avessi seguito tutti i corsi di aggiornamento, ma non ho l’amore a nulla mi serve.

Se incontrassi i bambini nel raccontare le storie, se la affascinassi con la mia fantasia e li entusiasmassi con i giochi nuovi inventati da me, ma non ho l’amore a nulla mi serve.

Se le altre maestre venissero a chiedermi consiglio, se le mamme supplicassero di mettere il loro bambino nella mia classe ma non ho l’amore a nulla mi serve.

Se dessi tutte le mie giornate a preparare schede e programmi, a visitare ogni famiglia, se sentissi che la mia classe è tutta la mia vita, ma non ho l’amore non sono niente.

L’amore è paziente:
quando i bambini fanno un chiasso da sfondare le orecchie, quando l’handicappato che hai in classe si mette a gridare che ti odia, quando i genitori non vogliono che si parli di Dio ai bambini.

L’amore non è geloso:
quando le maestre più giovani t dicono che sei all’antica, quando i bambini ti dicono che vogliono bene solo alla maestra dell’anno prima, quando la direttrice pota come esempio un’altra maestra.

L’amore non si adira:
quando la mamma che dice male di te è proprio quella che viene a prendere il bambino sempre con un’ora di ritardo.

L’amore tutto copre:
anche il silenzio vile della direttrice che doveva difenderti di fronte ai genitori.

L’amore tutto spera:
anche quando del subnormale che è nella tua classe hanno detto che è irrecuperabile.

L’amore tutto sopporta:
il chiasso delle giornate di pioggia, la tensione delle passeggiate con i bambini irrequieti, lo sfinimento delle pretese assurde dei genitori.

I piani educativi avranno fine, ma l’amore non avrà mai fine.

Tre cose sono grandi in una maestra d’asilo: la fantasia, l’intuizione e l’amore, ma più grande di ogni cosa è sempre l’amore.

(A cura del Centro Missionario P. De Foucauld – Cuneo)

Personaggi che non tramontano mai: ecco il mio giudizio su Rogue One

Riprendo a scrivere dopo tanto sul cinema, con la mia breve recensione su Rogue One: A Star Wars Story.

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Rogue One: A Star Wars Story (2016 – Regia Gareth Edwards – Produzione Lucasfilm – Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures)

Voto: 7.5

Sono divenuto un fan della saga di Star Wars piuttosto recentemente: il primo episodio che vidi fu Epidosio III, la Vendetta dei Sith. Sarà perché fu il primo che seguii, ma rimane uno dei miei episodi preferiti. Sarà  perché vi è un netto e quasi totale trionfo dei cattivi (cosa che accade raramente in questo genere di film!), sarà perché l’ascesa dell’Imperatore (Palpatine – Lord Sidious) è tanto sconcertante quanto epica, sarà perchè spiega la genesi di un personaggio leggendario come Darth Vader, sarà ancora perché la lotta tra bene e male è davvero accesa e spietata, in particolare dentro l’animo di Anakin Skywalker che diviene, appunto, Darth Vader (in italiano per lungo tempo chiamato Lord Fener). Ed è proprio questo personaggio così ben riuscito a fare da padrone per tutta l’intera saga (insieme all’imperatore, la vera mente diabolica che per una intera generazione è riuscita a dominare su tutti, attuando per il 90% il suo piano di conquista, egemonia e dominio dell’universo… E occorre attendere la fine di Episodio VI per vedere la sua sconfitta!) e a ritornare pure in Rogue One: A Star Wars Story.

Una scena del film con l'eroina Jyn Erso e il simpatico droide K-2SO

Una scena del film con l’eroina Jyn Erso e il simpatico droide K-2SO

Uno spin-off? In realtà, come già diversi hanno fatto notare, non si può definire un vero spin-off, in quanto è perfettamente inserito nel corso degli eventi, tra episodio 3 ed episodio 4. Bisognerebbe parlare di un episodio 3,5. Un episodio dove, al solito, muoiono un sacco di buoni e qualche cattivo, dove si sa già fin dall’inizio come si andrà a concludere, ma che si guarda volentieri, nell’attesa di vedere lui, Lord Vader, in azione. Compare solo in due scene –  io temevo sarebbe stato giusto un cameo per attirare il pubblico nei cinema ma per fortuna non è così e si tratta di due apparizioni significative. Con un finale carico di tensione e pathos. E il tema guida, non tanto quello della ribellione (anche), ma (soprattutto) quello della speranza è un tema importante. È il tema di fondo, non solo in Rogue One ma, se vogliamo, dell’intera saga di George Lucas, saga che vede – come si diceva poco fa –  un forte predominio del lato oscuro ma sempre con queste luci di speranza a dare un orizzonte luminoso a tutta la trama.

Il fatto di aver ricreato digitalmente e in maniera egregia personaggi come Leila (giusto un cameo) e il generale Tarkin (grande protagonista) possono solo accrescere il valore di Rogue One. Le musiche non sono quelle di J. Williams ma le riprendono e quasi non si nota la differenza. Bello pure l’inizio pieno di cambi di scena planetari, ben riuscito il droide imperiale passato alla ribellione, un po’ meno bello forse il personaggio che fa lo pseudo-monaco jedi. Eccezionale il finale. Manca solo una cosa rispetto a tutti gli altri episodi della saga: un bel duello con le spade laser. Complessivamente un 7,5 direi che se lo merita tutto.

Andrea Macco

 

I tre principali protagonisti del lato oscuro della forza in Rogue One (l'Imperatore è solo nominato)

I tre principali protagonisti del lato oscuro della forza in Rogue One (l’Imperatore è solo nominato)

 

Mia recensione a The Clone Wars: QUI.

VOTI AGGIORNATI AI PRECEDENTI EPISODI DI STAR WARS
(elencati secondo l’ordine temporale della storia, non di produzione):

Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma  voto 6
Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni voto 5.5
Star Wars –  The Clone wars voto 6,5
Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith voto 8,5
Rogue One – A Star Wars Story voto 7,5
Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza (Guerre Stellari) voto 9
Star Wars: Episodio V – L’Impero colpisce ancora voto 6.5
Star Wars: Episodio VI – Il ritorno dello Jedi voto 9
Star Wars: Episodio VII – Il risveglio della forza voto 5,5

Voto complessivo alla Saga: 10.

 

 

 

Speranza e Ottimismo sono la stessa cosa?

Proseguendo nelle pulizie (si veda post precedente), ho trovato in un cassetto di casa un articolo un po’ ingiallito ma veramente bello. La firma è quella di Francesco Alberoni: si tratta di un pezzo ritagliato dal Corriere della Sera del 9 Aprile  2001. Una riflessione su Ottimismo e Speranza che assume un carattere universale e che resta di estrema attualità.

Buona lettura!

La speranza è la virtù dei forti, più dell’ ottimismo

 di FRANCESCO ALBERONI
Molti mi domandano che differenza ci sia fra speranza e ottimismo. Chi è ottimista non spera in un risultato positivo? Certo. Eppure, una differenza esiste. Provate a immaginare di tornare indietro nel tempo, a circa cinquemila anni fa, quando il faraone Cheope costruì la prima e la più grande delle piramidi.

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Desideri

“Se esprimi un desiderio è perchè vedi cadere una stella, se se vedi cadere una stella è perchè stai guardando il cielo e se guardi il cielo è perchè credi ancora in qualcosa”

Bob Marley

Se c’è un ostacolo, c’è sempre un orizzonte che va oltre; se c’è della nebbia, c’è sempre della luce che può indicare la direzione.

La speranza è una prerogativa inalienabile: nessuno ce la può togliere. Una speranza perduta può essere sempre ritrovata.

Perché guardare al bicchiere mezzo vuoto? Che vantaggi se ne trae?

Molti desideri non si realizzano per una intera vita, ma tentando di raggiungerli si continua a volare e talvolta si raggiungono vette, traguardi, cuori e persone che mai avremmo immaginato di raggiungere se non avessimo creduto in qualcosa di grande.

***

Un post estivo di speranza, per comunicare la voglia di vivere a chi mi legge, sia egli un navigante capitato qui per la prima volta per caso, sia esso un affezionato compagno di pianerottolo. Seminare speranza non toglie nulla, ma può arricchire il cuore di qualcuno. 

Andrea 

Il mio Addio con le parole del Manzoni

Domenica sono stato, stupenda giornata di febbraio limpida e tersa, a Lecco sull’omonimo lago (in vero si chiama Lago di Como ma guai a dirlo agli abitanti della zona). Volevamo andare a visitare i luoghi manzoniani, ma ci siamo trovati in una tipica situazione all’italiana: senza indicazioni e con scarsissima valorizzazione delle mete da raggiungere. Per fortuna esiste il dono della comunicazione e chiedendo agli autoctoni, qualcosa abbiamo vistato.

Naturalisticamente parlando posti magnifici, ma vederli con gli occhi del Manzoni e’ tutt’altra cosa. Ho compreso la grandezza dello scrittore, che usa la penna come fosse il pennello di un artista.

E li’, in riva all’Adda, tra le barche dei pescatori ormeggiate e gli alberi spogli, un sasso nudo e spoglio riporta i primi versi dell’Addio ai monti di Lucia.

Me lo son riletto e pensavo, in questi giorni di cambiamenti, che e’ proprio il mio canto di adesso.

Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente/ tratto dalla speranza di fare altrove fortuna/ si disabbelliscono/ in quel momento/ i sogni della ricchezza/ egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere/ e tornerebbe allora indietro/ se non pensasse che, un giorno- tornerà dovizioso/…

Cambio lavoro, lascio dopo un anno l’Ospedale Galliera. Qui ho imparato molto, ma ho pure passato mesi di fatica. Umanamente parlando ho incontrato persone molto valide  che ringrazio una per una; sul lato professionale, invece, spero di approdare ora a lidi migliori. (Si veda anche il post dello scorso 11 dicembre).

Tutto si trasforma, il cuore dell’uomo si rinnova, la speranza del nuovo si accompagna all’incertezza del divenire. E a te, te che col cuore mi accompagni nel mio pellegrinare errabondo, a te che affetto e stima mi dimostri, compagno o compagna d’armi, d’avventure, di sogni, di speranze innominate, a te il mio sentito grazie per la vicinanza nell’ora presente, a volte cosi’ tormentata.

Andrea

 

Addio/ monti sorgenti dall’acque- ed elevati al cielo/ cime inuguali/ note a chi è cresciuto tra voi/ e impresse nella sua mente/ non meno che l’aspetto de’ suoi familiari/ torrenti- de’ quali si distingue lo scroscio/ come il suono delle voci domestiche/ ville sparse e biancheggianti sul pendìo/ come branchi di pecore pascenti/ addio!/ Quanto è tristo il passo di chi/ cresciuto tra voi/ se ne allontana!//

Alla fantasia/ di quello stesso che se ne parte volontariamente/ tratto dalla speranza di fare altrove fortuna/ si disabbelliscono/ in quel momento/ i sogni della ricchezza/ egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere/ e tornerebbe allora indietro/ se non pensasse che, un giorno- tornerà dovizioso/ Quanto più si avanza nel piano/ il suo occhio si ritira/ disgustato e stanco/ da quell’ampiezza uniforme/ l’aria gli par gravosa e morta/ s’inoltra mesto e disattento/ nelle città tumultuose/ le case aggiunte a case/ le strade che sboccano nelle strade/ pare che gli levino il respiro/ e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero/ pensa/ con desiderio inquieto/ al campicello del suo paese/ alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso/ da gran tempo/ e che comprerà/ tornando ricco/ a’ suoi monti//

Ma chi/ non aveva mai spinto/ al di là di quelli/ neppure un desiderio fuggitivo/ chi/ aveva composti in essi/ tutti i disegni dell’avvenire/ e n’è sbalzato lontano/ da una forza perversa!/ Chi/ staccato a un tempo/ dalle più care abitudini/ e disturbato nelle più care speranze/ lascia que’ monti/ per avviarsi in traccia di sconosciuti/ che non ha mai desiderato di conoscere/ e non può/ con l’immaginazione/ arrivare a un momento stabilito per il ritorno!/ Addio/ casa natìa/ dove/ sedendo/ con un pensiero occulto/ s’imparò a distinguere dal rumore de’ passi comuni- il rumore d’un passo aspettato/ con un misterioso timore/ Addio/ casa ancora straniera/ casa sogguardata tante volte alla sfuggita/ nella quale la mente- si figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa/ Addio/ chiesa/ dove l’animo tornò tante volte sereno/ cantando le lodi del Signore/ dov’era promesso/ preparato un rito/ dove il sospiro segreto del cuore- doveva essere solennemente benedetto/ e l’amore venir comandato/ e chiamarsi santo/ addio!// Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto/ e non turba mai la gioia de’ suoi figli/ se non per prepararne loro- una più certa e più grande.

In Kenya silenzio assordante

Riprendo la notizia (vedi post del 10 Novembre) del rapimento in Kenya delle due sorelle della Comunita’ di Padre Andrea Gasparino di Cuneo (il Centro Contemplativo e Missionario Charles De Foucauld). Padre Pino, il braccio destro di P. Gasparino, manda questa lettera a tutti gli amici della Comunita’, sulla situazione che  resta ancora tremendamente avvolta nella nebbia. Ci uniamo col cuore al suo appello di preghiera e sperenza.

Andrea

 

A tutti gli amici che ci sostengono con l’affetto e la preghiera

domenica 23.11.08

Carissimi tutti,

Lo Spirito Santo ci renda saldi nella speranza e nella supplica! Grazie per tutto quello che fate per le nostre due sorelle e per la comunità. Sono trascorse due settimane da quella fatidica notte e per ora non sappiamo ancora nulla di fondato sulla vita di Maria Teresa e di Rinuccia. Non vi nascondiamo che in certi momenti ci assalgono la paura, la preoccupazione e i dubbi più radicali ma ringraziamo il Signore e tutti voi che pregate con noi e per noi; nel profondo sentiamo che prevalgono la fiducia e la pace. Troviamo molta comprensione nel Nunzio del Kenya, nel Vescovo della diocesi di Garissa (a cui appartiene la fraternità delle sorelle) nel nostro Vescovo di Cuneo.

Sappiamo che le trattative dei canali governativi e diplomatici continuano con impegno da parte di tutti. Da parte nostra imploriamo sapienza dall’Alto e vogliamo rispettare il silenzio stampa, che ci è stato chiesto dal ministero degli esteri.

Desideriamo che questa prova ci migliori tutti ci renda più sensibili alle sofferenze che crocifiggono persone e interi popoli nel mondo. Appena arriverà la bella notizia, vi avviseremo perché cantiate, anche voi un solenne Magnificat al Signore, insieme a noi.

Un fraterno abbraccio,

don Pino e Comunità.