Genova è

Per tutti quelli che, come me, hanno Zena nel cuore… questo video di Roberto Pensato su musica di Andrea Vialardi.

E un grazie a tutti quelli che si danno da fare, ogni giorno, per la loro città, in ogni città… contribuendo ad un benessere collettivo che è l’unione di tanti piccoli impegni e sforzi.

Andrea Macco

Come si abbatte l’albero secolare

“Non la tempesta o l’uragano
strappano le radici
dell’albero secolare,
ma il lavoro paziente
di tante piccole formiche”

(Bertold Brecht)

Oggi vogliamo tutto e subito, ma a volte è con un lungo e paziente lavoro, con la costanza e con l’infaticabile impegno che si prolunga nel tempo, con lo sforzo, che arrivano i successi e i risultati. 

A chi è caduto dico coraggio, a chi è nella prova dico forza!

Andrea Macco

«Il potere cambia le persone? No, fa esplodere i nostri difetti»

Ho proposto ai Capi Scout della mia Direzione di Gruppo questo articolo di Francesco Alberoni, apparso 10 anni fa (17.08.1998) sul Corriere della Sera, ma credo sia una riflessione sempre valida che non conosce età, riguardante il buon funzionamento dei gruppi e della società. Saper osservare le persone è molto importante per capirle e aiutarle a conoscere loro stesse. Se uno non si conosce non può nemmeno migliorare.  E probabilmente se in un adulto vedete qualche difetto particolarmente marcato, è probabile che esso fosse già presente quando era bambino o ragazzo: non curato, è rimasto e ha segnato forse irreversibilmente il carattere e il modo di agire di quella persona. Non che sia impossibile cambiare da adulti, semplicemente richiede uno sforzo molto, molto, molto maggiore.

Buona lettura!

Andrea

Una mia amica diceva che alcuni suoi colleghi del ministero, nominati ispettori con l’incarico di accertare le inadempienze delle imprese, in pochissimo tempo sono diventati altezzosi e aggressivi, perfino con i colleghi. Si divertono a infierire su coloro che controllano: “Andiamo a rovinarli!” dicono, e ridacchiano. Non provano la minima pena a far pignorare anche gli ultimi mobili dei disgraziati che non hanno pagato e, se qualcuno glielo fa osservare, rispondono: “Faccio solo il mio lavoro”.

Questa mia amica mi ha spiegato che ha rinunciato alla promozione proprio perché non se la sentiva di agire così duramente. Io però sono convinto che, se fosse stata  costretta a farlo, sarebbe riuscita a trasferirvi la sua umanità. Il compito, il ruolo, la divisa non creano, ma potenziano qualità e difetti che esistevano già prima. Ci sono professori che, agli esami, mostrano il loro animo malvagio e direttori di carceri che danno prova di animo nobile.

Ricordate il direttore del campo di concentramento del film «Schindler’s List»? Era un sadico che si divertiva a sparare sui prigionieri per capriccio. Ma come sarebbe stato se non ci fosse stato il nazismo, se avesse condotto una vita di tranquillo borghese, come dirigente di un’impresa?

Di certo non avrebbe sparato su degli innocenti, ma qualcosa della sua natura malvagia si sarebbe espressa ugualmente, anche se in altro modo. Avrebbe angariato i suoi impiegati, se la sarebbe presa con qualche disgraziato perseguitandolo, avrebbe licenziato chi aveva più bisogno, avrebbe tormentato sua moglie e si sarebbe circondato di violenti. Naturalmente ostentando maniere inappuntabili, in giacca e cravatta.

Per giudicare una persona, per capire che cosa essa è intimamente, dobbiamo immaginare come agirebbe se le venisse assegnata un’altra carica, una posizione di potere dove i suoi impulsi non sono tenuti a freno. Ho degli amici che, messi a dirigere un campo di concentramento, si sforzerebbero di aiutare in ogni modo i detenuti, rischiando la propria vita. Ma altri! Mio Dio, se immagino alcune delle persone che conosco con tale potere di vita e di morte, sono sicuro che, in poco tempo, si lascerebbero andare a crudeltà e intemperanze ripugnanti.

Perché già adesso non hanno il senso della misura e mancano di freni inibitori. Vengono presi da crisi di collera, hanno simpatie irrazionali, hanno attacchi di invidia, si vendicano. Si comportano con moderazione solo perché sono impotenti.

Di ogni persona immaginate che si trovi in una situazione in cui viene tentata nel suo lato più debole. Quell’impiegato avido e maneggione cosa farebbe se fosse nominato direttore amministrativo? Rinuncerebbe a prendere una tangente? E quest’altro, che allunga sempre le mani sulle colleghe, cosa farebbe se fosse il padrone dell’impresa? E se diventasse padrone quel tipo instabile, collerico, umorale? Creerebbe il caos. Esaminate anche quei difetti che appaiono innocui finché la persona svolge un ruolo subordinato. Costui è bravo, però non sa decidere. E se fosse amministratore delegato? Quest’altro è schietto fino alla brutalità. Se la caverebbe in un delicato compito diplomatico?

 

E ora, per finire, proviamo ad applicare la stessa regola anche a noi stessi.

Dove non sapremmo resistere alla tentazione?

In che ruolo si vedrebbero le nostre debolezze?

Quale attività ci farebbe diventare malvagi?

Francesco Alberoni