Pensieri di mezza estate

Cari amici, compagni di pianerottolo, blogger occasionali,

ultimamente ho usato più poco questo strumento comunicativo che è il blog ma sappiate che c’è sempre qualcosa che bolle in pentola… La Montagna è per me sempre fonte di ispirazione… saranno la pace e la quiete dopo la fatica e il burrascoso navigare di fine anno scolastico (ormai, un lontano ricordo!), sarà che la montagna eleva lo spirito, sarà che lo sforzo fisico libera dallo sforzo mentale, sarà l’odore buono dei boschi, dei funghi, delle erbe alpine che attiva qualche molecola celebrale, sarà quel che volete, ma … vorrei avere più ore per dare vita alle idee che mi vengono in testa mentre cammino o mentre riposo quassù!

Vi lascio con un paio di scatti presi durante la festa degli Alpini sulla Falconetta (Becca di Nana, 3010 m s.l.m.), tra cui quello con un bellissimo pensiero di Pier Giorgio Frassati, che frequentava proprio questi stessi miei posti…

Buona fine estate a tutti!

Andrea Macco

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Autunno in Montagna

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Autunno in Val d’Ayas – foto Andrea Macco

L’autunno è la mia stagione preferita. Ha dei colori unici, c’è un’aria frizzante, le giornate sono limpide e terse. Inizia il freddo, ma non troppo, la natura si prepara all’inverno e saluta l’estate con uno scoppiettio di scintille luminose che vanno dal rosso ambrato al giallo camoscio.

Alzate il volume e gustatevi il video…!

Andrea Macco

 

Andrea Macco

 

Giornata delle Montagne

11 Dicembre, GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA MONTAGNA.

Un omaggio alle Montagne anche da parte mia… Viva le montagne, ora e per sempre!

Andrea

montagne mare nubi

 “In quanto uomo tu hai sull’animale un vantaggio:
puoi riconoscere ed apprezzare sia le bellezze che le meraviglie della Natura.
Puoi gioire della gloria dorata di un tramonto,
della bellezza dei fiori e degli alberi,
della maestà delle montagne,
del chiaro di luna e dei paesaggi lontani.”

Robert Baden-Powell
Contemplando le Alpi dalla Cappella di San Fermo (Alta Val Vobbia) - Dicembre 2014

Contemplando le Alpi dalla Cappella di San Fermo (Alta Val Vobbia) – Dicembre 2014

Dal diario di vetta di…

Girando per le montagne e facendo tappa in alcuni rifugi,  capita di avventurarsi nei “registri di bordo” o “diari di vetta”, registri (a volte quaderni stropicciati nascosti sotto le rocce della vetta) utilizzati dagli escursionisti di passaggio per lasciare una traccia.  

Vi è mai capitato di leggervi frasi curiose? O qualche detto, qualche aforisma? Qualche commento di alpinisti che si sono imbattuti in mille avventure e disavventure per poi lasciarne simpatica traccia?

Se volete, qui su questo pianerottolo potete condividere le vostre scoperte in queste ultime settimane d’Agosto.

Andrea

Il modello Bard per la valorizzazione del patrimonio storico-culturale

Bard, una delle porte della Val d’Aosta. La fortezza che vedete nella foto costituiva una roccaforte che vegliava sui territori di una Regione completamente circondata dai monti e che poteva essere raggiunta, prima che venissero praticati i trafori,  solo dal Piemonte, dal fondo valle. La storia di questo forte è lunga e gloriosa (vedere QUI) ma su di essa non voglio ora soffermarmi se non per quel che concerne l’ultimo decennio.

Dieci anni fa che cosa era Bard? Un borgo decadente, secco, polveroso, più vicino ad essere dimenticato che ricordato. Chi si fosse avventurato per le sue strade abbandonate e popolate da un pugno di poco ospitali abitanti locali avrebbe trovato solo la delusione. Arrivati in cima alla collina sui cui si trova il forte, il solitario visitatore avrebbe trovato il grande portone d’accesso sbarrato e il forte si sarebbe rivelato solo un’abbandonata inespugnabile fortezza in attesa che il tempo facesse il suo corso. Per quanto avrebbe resistito?

Poi accadde il miracolo.
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SCOUT E CAI – Analogie e differenze

Sulla rivista “Lo Scarpone” del CAI (Club Alpino Italiano) ho trovato un articolo meritevole di menzione sulla montagna vissuta dagli alpinisti professionisti (come appunto quelli del CAI) e dagli Scout tante volte poco attrezzati e stile armata Brancaleone ma che nella Montagna vedono un valido mezzo per raggiungere vette (educative) importanti.

Andrea Macco

Lombardia, Val Codera, rifugio Brasca, 7 luglio 2008.

 Sono circa le dieci di mattina, e siamo gli unici ospiti a non essersi ancora incamminati. Piove a dirotto, il Passo del Barbacan assume nelle nostre menti un aspetto minaccioso almeno quanto il nome, e pertanto indugiamo, esibendo una sfacciata indolenza. Il gestore del rifugio, Luigi, sorride: “sembrate scout, ultimi ad arrivare ed ultimi a partire”. In effetti la sera prima siamo arrivati con l’imbrunire. E di scout non dubito se ne intenda: la Val Codera è un luogo storico dello scoutismo italiano, ancora oggi molto frequentato. Pur avendo sulle spalle complessivamente poco meno di un secolo di scoutismo, io ed i miei compagni di cammino facciamo finta di niente. Ma Luigi incalza: “e poi non portano neanche guadagno, gli scout, vogliono cucinare il proprio e dormire due per letto per risparmiare”. Sa decisamente ciò di cui parla. Resistiamo, tentando una divagazione sul meteo.

Staremmo per riuscirci quando uno tra noi apre lo zaino e ne tira fuori un paio di ghette più idonee per una gara di step con la musica dei Villnge People che per il Sentiero Roma. Un ghigno:per non parlare dell’equipaggiamento con cui salgono quassù”. Patatrack! Dall’articolo I dello Statuto del CAI: “… ha per iscopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne.. e la difesa del loro ambiente naturale”. La mission dello scoutismo: “contribuire all’educazione dei giovani… ed a costruire un mondo migliore attraverso cittadini attivi e partecipi… Tali obiettivi sono perseguiti tramite il metodo scout”.

È vero, gli scout in montagna spesso risultano poco comprensibili, ma è perché si adotta il punto di vista di chi vive e frequenta la montagna quasi quotidianamente, per “iscopo” istituzionale. I ragazzi e le ragazze che, con i loro capi educatori, cercano di “dormire in due per letto” sono invece soltanto di passaggio in montagna. L’estate prima magari la loro “route” è stata il giro dell’isola d’Elba in canoa. E l’anno dopo svolgeranno un campo di servizio in Bosnia. La montagna non è l’obiettivo, ma lo strumento con il quale tentare di contribuire all’educazione dei giovani. Uno strumento capace, per esempio, di far loro vivere l’avventura, il confronto con i propri limiti e con situazioni impreviste, momenti e sensazioni capaci di portare le relazioni interpersonali dalla superficie ad un livello più profondo. L”’hike” è uno strumento del metodo scout tra numerosi altri: il servizio, il gioco, l’abilità manuale, le attività culturali, l’inchiesta, la progressione personale, il gruppo, eccetera. Vent’anni fa ero un adolescente che assieme a tanti coetanei viveva uno scoutismo forte ed indelebile: oggi, di quella compagnia, sono l’unico che ancora cammina in montagna. Ma per tutti, per tutti, quelli furono anni formativi, un’impronta liberamente cercata, rivelatasi feconda e duratura.

Volendo identificare una comoda etichetta potremmo pertanto dire che gli scout vanno in montagna in maniera non professionale. L’equipaggiamento è, come dire, “fuori moda”: camicioni scout al posto di magliette tecniche in polartec, zaini pesanti, eccetera. L’attenzione ai costi è importante, essendo lo scoutismo un movimento aperto a tutti senza distinzioni di origine, razza, credo, orientamento sessuale (anche se qui siamo agli inizi della strada) e condizione economica. Lo sottolineo per evidenziare come delle volte si cerca di “dormire due per letto” perché si cerca di non lasciare a casa nessuno. Non professionalità che non deve però mai e poi mai significare improvvisazione, assenza di programmazione, similitudini con “La corrida” del grande Corrado: dilettanti allo sbaraglio. Sempre, sempre, il gruppo deve essere preparato per l’attività scelta. Ci si può arrangiare con il maglione di lana al posto del pile, ma non si può partire per il Pollino o la Grande Randonnée Corsica con le sole infradito come scarpe (esempio, ahimè, non di fantasia).

Un forte punto in comune tra il CAI e lo scoutismo è la convinzione che solo creando un legame emotivo con la natura si possa proteggerla; come ebbe a dire Stephen Jay Gould, biologo e paleontologo statunitense: “Nessun uomo salverà mai ciò che non ama”. Da questo punto di vista frequentiamo le montagne per la medesima ragione: per farle amare ai nostri iscritti. Ben venga quindi qualsiasi accordo che preveda, più che attività congiunte di formazione, iniziative che favoriscano praticamente la frequentazione delle montagne italiane, per esempio con uno sconto nei rifugi.

Un altro tratto comune è l’appartenenza al mondo del volontariato, con tutti i pro ed i contro della cosa. Tante sarebbero ancora le cose da dire, ma ha smesso di piovere, e con l’acqua è venuto meno anche il nostro alibi. Dobbiamo incamminarci. La conversazione è stata viva e cordiale, salutiamo il gestore con affetto. Tra le nuvole, il Passo del Barbacan ci attende, affatto amichevolmente. Zaino in spalla, oplà!

 

Saverio Bombelli

(scout dal 1981 al 2006, socio CAI, escursionista)

Riposo e fatica nel sublime delle montagne

L’attività del blog si fermerà per qualche giorno, amici naviganti. Il richiamo della montagna si fa sentire…
Nella pagina dedicata a “Foto e Frase del Periodo” potete già trovare qualche granello delle mie toccate verso il sublime delle montagne…

 

Buona estate a tutti!
Andrea

 

 

“Non è il riposo il rimedio alla stanchezza:
ma è l’alternar fatica alla fatica il vero riposo”

(Dal registo del Rifugio Garelli – m 1990 Alpi Marittime)