Le nuove Lettere di Berlicche: demonizziamo Internet

Pubblico, come fatto già una volta in passato (cliccare qua), una brillante lettera di Berlicche comparsa sul suo blog. Per chi non lo sapesse, l’originale Le Lettere di Berlicche è un’opera epistolare di Lewis (lo stesso delle Cronache di Narnia) il cui protagonista è un diavolo, Berlicche, che cerca di istruire per via epistolare il nipote Malacoda mentre tenta maldestramente di portare sulla via della tentazione e del male il suo “assistito”. Le nuove lettere di Berlicche procedono sulla stessa scia, affrontando argomenti di più stretta attualità.

Buona lettura. Dibattito e pareri sulla lettera nei commenti.

 

Caro Malacoda, diavolaccio di un nipote mio,

vorrei che tu studiassi bene le disposizioni che la Commissione Inferna sui Nuovi Mezzi di Scomunica di Massa periodicamente ti invia. Internet è un luogo pericoloso, si incontra di tutto, dal sito vaticano a quelli di SamizdatOnLine. Per fortuna il nostro firewall è molto valido, ma andare a curiosare agli indirizzi dei servi del Nemico è accettabile solo per farci su il troll, capito bene?

Per quanto riguarda l’umano in tua custodia, al di là del tradizionale lavoro sui siti perversi, disinformativi, satirici, diabofili e teofobi, sono molto interessanti approcci più subdoli, più in tema con quello che ci si attende da un bravo diavolo.
Ad esempio, pensa ai mondi virtuali, altre vite e seconde esistenze. Stai incoraggiando il tuo protetto a servirsene? No? E’ un grave errore. Dalle tue lettere vedo che l’umano che ti è stato affidato è in quella fase in cui cerca di socializzare per evadere dalla quotidianità, e tu cerchi di impedirglielo, con la pigrizia o il disfattismo. Ma questi universi fittizi sono l’ideale per togliergli la brama di cercare gli altri mantenendolo comunque solo. Là tutti hanno un’immagine, una maschera che si fabbricano; cosa di meglio per addestrare a mentire a se stessi e agli altri? Se si abituerà ad avere identità fasulle sarà molto più probabile che le mantenga anche nel mondo reale. Per non parlare del fatto che il peccato, se fatto con piena avvertenza e deliberato consenso, non ha necessità di avere un corpo solido per sporcare l’anima. Un tradimento virtuale vale quanto uno reale; in entrambi si sceglie il male, la nostra parte, ed è questo che conta.

Alla stessa stregua anche queste reti di amici e conoscenti se usate bene sono un mezzo valido ed efficace per i nostri fini. Intanto insegnano a svalutare la parola amico, e il tuo protetto imparerà ad utilizzarla anche per uno che non hai mai incontrato in vita sua e di cui non gliene importa un fico secco; e poi fanno in modo che il conoscere la gente si riduca ad un contatto superficiale, il toccarsi di tante solitudini. Se starai attento che in questi scambi non venga mai messo a tema il destino del tuo protetto o del suo interlocutore, sarà uno strumento potentissimo per fare perdere all’umano che stai seguendo il senso della realtà, della fisicità, per isolarlo in un deserto di chiacchere e di apparenza, un libro pieno di facce senza corpo e sostanza da sfogliare senza impararne niente.

Quello che più devi temere per l’umano che ti è stato affidato è il suo incontro con qualcuno di vivo, che lo affascini, che possa essere per lui un’autorità da seguire e obbedire. Finchè si concepirà da solo anche se circondato da milioni di ombre elettroniche, dio del suo microuniverso, per noi alla fine del suo tempo lui sarà un pasto sicuro.
Il nostro compito è chiaro: demonizzare internet. E quando internet sarà tutta in mano a noi demoni e ai nostri protetti potremo anche spegnere il mondo.

Tuo zio Berlicche

 

Immenso umano Dio

Rientro a Genova. Umido e afa mi accolgono.  Solo ieri sera mi trovavo sul massiccio di roccia che vedete qua in foto, a 3847 m sul livello del mare, l’Aiguille du Midi, sull’immenso ghiacciaio del Monte Bianco.

Ho compiuto la Grande Traversata di quella che è definita l’Ottava Meraviglia del Mondo, la Cattedrale di Ghiaccio d’Europa. 

E’ stata un’esperienza indescrivibile, una volta nella vita la consiglio a tutti, basta un po’ di cautela con i dislivelli per chi soffre di cuore. Ma la vista, posso assicurare, è immensa, oltre l’umano.

Ti fa sentire piccolo e, come diceva Kant, dinanzi alla Natura così grande, così potente, avverti qualcosa di nuovo e unico: il sublime. Il sublime dei monti, il sublime dei ghiacciai, il sublime degli spazi infiniti, il sublime della bellezza, il sublime dell’Altissimo, l’immenso umano Dio.

Già, pure umano questo immenso Dio. Perchè si comprende che sublime è anche la mente dell’uomo, che riesce a cogliere una simile grandezza. l’Altissimo innalza, trasfigura la nostra umanità, la chiama a vette che solo Lui conosce, le vette che colmano l’infinito dei cuori e che, in qualche misura, tutti sentiamo dentro, come sete di assoluto, di libertà. 

***

Non solo per questo parlo dell’immenso umano Dio.

Spulcio la settantina di e-mail che sono arrivate durante la mia assenza. Tolte le newsletter, i comunicati stampa e le pubblicità varie, restano una dozzina scarsa di lettere dense di umanità.  Si tratta di amici che mi fanno commuovere per quello che scrivo.

Uno di essi, trafitto da un tumore all’occhio diagnosticato dall’oggi al domani, ha dovuto rivoluzionare la sua esistenza e aggrapparsi più che mai alla fede che, come sempre, passa attraverso mani umane, quelle dei medici e della scienza che progredisce. Da 7 mesi di vita che gli avevano dato, passa ad una diagnosi a prognosi aperta, ma con la vista irreparabilmente compromessa. Miracolo di una fede, ma, se penso che io ieri, con il dono della vista, godevo di paesaggi che il mio amico, probabilmente, non potrà più assaporare, allora  il mo cuore si apre a sentimenti altrettanto indicibili…

Poi, sempre oggi, il mio cammino di cercatore di Dio viene illuminato dalla testimonianza di un altro amico, un sacerdote che, con una serenità che ha del miracoloso, si rimette all’obbedienza del suo vescovo. Io mi scaldo, mi accendo, al suo posto non ci starei. Lui mi insegna, ancora una volta, la via dell’umiltà. Quella che porta a scalare le vette più alte, quella scelta da questo Dio che faticosamente cerco, questo immenso umano Dio.

Andrea

 

PS: dai prossimi giorni riprenderanno i consueti post. Questo era dedicato a chi mi continua a seguire, chi chiede notizie, chi vista il blog anche quando è in ferie (ebbene sì, siete sempre in tanti, tra il mo stupore) e di chi, persona che non conosco di persona,  mi manda persino una cartolina per dirmi che continua a leggere i miei articoli. Se tutto questo accade, giungo alla conclusione che non è merito mio: temo proprio che Dio, per vie imperscrutabili, ci metta davvero tanto del suo.