Giornalisti pubblicisti sempre più a gratis!

Qualcuno mi ha domandato come mai recentemente abbia scritto meno su il Giornale. Nulla contro la testata e il direttore di Genova, Massimiliano Lussana, con cui ho un ottimo rapporto.
Questa scelta è stata presa 1) a fronte te di un altro lavoro a tempo pieno (ergo con minor tempo libero per dedicarmi agli articoli) e 2) alla luce del nuovo contratto dei giornalisti. Se questo ha portato ad aumenti per i giornalisti professionisti, per i pubblicisti o free-lance (come il sottoscritto) è stata invece una batosta: il tariffario resta immutato e le ritenute aumentano. leggete qui:

– l’aliquota contributiva passa, dal primo gennaio 2009, dall’attuale 12% (10% a carico del lavoratore 2% a carico del committente) al 18,75% per due terzi a carico del committente;

Il che significa che se prima pagavo l’1.2 % su un compenso ad articolo già basso, ora ne pago più di 5 volte tanto! (6.25 %) con il compenso rimasto, ovviamente, invariato. (Nota: A questa detrazione vi si aggiunga anche quella IRPEF di circa il 20% e la quota annuale di 100 euro da versare all’Ordine dei Giornalisti).

Se a questo punto si considerano le eventuali spese di trasporto (nel caso di un pezzo in loco), più tutto il tempo dedicato per fare uscire un articolo che sia ben scritto e dai contenuti ducenti (e non infarcito di errori come sempre più spesso si trova) capite bene che il gioco non vale assolutamente la candela.

Con questo non sto dicendo che non scriverò più articoli, ma spenderò energie in ciò solo se ne vale veramente la pena.

Ringraziando i lettori che mi hanno continuato a seguire e leggere in questi anni,

Andrea Macco

Per maggiori dettagli sul nuovo contratto dei giornalisti cliccare qui

Il mio Addio con le parole del Manzoni

Domenica sono stato, stupenda giornata di febbraio limpida e tersa, a Lecco sull’omonimo lago (in vero si chiama Lago di Como ma guai a dirlo agli abitanti della zona). Volevamo andare a visitare i luoghi manzoniani, ma ci siamo trovati in una tipica situazione all’italiana: senza indicazioni e con scarsissima valorizzazione delle mete da raggiungere. Per fortuna esiste il dono della comunicazione e chiedendo agli autoctoni, qualcosa abbiamo vistato.

Naturalisticamente parlando posti magnifici, ma vederli con gli occhi del Manzoni e’ tutt’altra cosa. Ho compreso la grandezza dello scrittore, che usa la penna come fosse il pennello di un artista.

E li’, in riva all’Adda, tra le barche dei pescatori ormeggiate e gli alberi spogli, un sasso nudo e spoglio riporta i primi versi dell’Addio ai monti di Lucia.

Me lo son riletto e pensavo, in questi giorni di cambiamenti, che e’ proprio il mio canto di adesso.

Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente/ tratto dalla speranza di fare altrove fortuna/ si disabbelliscono/ in quel momento/ i sogni della ricchezza/ egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere/ e tornerebbe allora indietro/ se non pensasse che, un giorno- tornerà dovizioso/…

Cambio lavoro, lascio dopo un anno l’Ospedale Galliera. Qui ho imparato molto, ma ho pure passato mesi di fatica. Umanamente parlando ho incontrato persone molto valide  che ringrazio una per una; sul lato professionale, invece, spero di approdare ora a lidi migliori. (Si veda anche il post dello scorso 11 dicembre).

Tutto si trasforma, il cuore dell’uomo si rinnova, la speranza del nuovo si accompagna all’incertezza del divenire. E a te, te che col cuore mi accompagni nel mio pellegrinare errabondo, a te che affetto e stima mi dimostri, compagno o compagna d’armi, d’avventure, di sogni, di speranze innominate, a te il mio sentito grazie per la vicinanza nell’ora presente, a volte cosi’ tormentata.

Andrea

 

Addio/ monti sorgenti dall’acque- ed elevati al cielo/ cime inuguali/ note a chi è cresciuto tra voi/ e impresse nella sua mente/ non meno che l’aspetto de’ suoi familiari/ torrenti- de’ quali si distingue lo scroscio/ come il suono delle voci domestiche/ ville sparse e biancheggianti sul pendìo/ come branchi di pecore pascenti/ addio!/ Quanto è tristo il passo di chi/ cresciuto tra voi/ se ne allontana!//

Alla fantasia/ di quello stesso che se ne parte volontariamente/ tratto dalla speranza di fare altrove fortuna/ si disabbelliscono/ in quel momento/ i sogni della ricchezza/ egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere/ e tornerebbe allora indietro/ se non pensasse che, un giorno- tornerà dovizioso/ Quanto più si avanza nel piano/ il suo occhio si ritira/ disgustato e stanco/ da quell’ampiezza uniforme/ l’aria gli par gravosa e morta/ s’inoltra mesto e disattento/ nelle città tumultuose/ le case aggiunte a case/ le strade che sboccano nelle strade/ pare che gli levino il respiro/ e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero/ pensa/ con desiderio inquieto/ al campicello del suo paese/ alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso/ da gran tempo/ e che comprerà/ tornando ricco/ a’ suoi monti//

Ma chi/ non aveva mai spinto/ al di là di quelli/ neppure un desiderio fuggitivo/ chi/ aveva composti in essi/ tutti i disegni dell’avvenire/ e n’è sbalzato lontano/ da una forza perversa!/ Chi/ staccato a un tempo/ dalle più care abitudini/ e disturbato nelle più care speranze/ lascia que’ monti/ per avviarsi in traccia di sconosciuti/ che non ha mai desiderato di conoscere/ e non può/ con l’immaginazione/ arrivare a un momento stabilito per il ritorno!/ Addio/ casa natìa/ dove/ sedendo/ con un pensiero occulto/ s’imparò a distinguere dal rumore de’ passi comuni- il rumore d’un passo aspettato/ con un misterioso timore/ Addio/ casa ancora straniera/ casa sogguardata tante volte alla sfuggita/ nella quale la mente- si figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa/ Addio/ chiesa/ dove l’animo tornò tante volte sereno/ cantando le lodi del Signore/ dov’era promesso/ preparato un rito/ dove il sospiro segreto del cuore- doveva essere solennemente benedetto/ e l’amore venir comandato/ e chiamarsi santo/ addio!// Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto/ e non turba mai la gioia de’ suoi figli/ se non per prepararne loro- una più certa e più grande.

Le tre regole di Albert Einstein

Ritiro fuori dal cassetto le tre regole di lavoro di Albert Einstein:

1.    Esci dalla confusione, trova semplicità.

2.   Dalla discordia, trova armonia.

3.   Nel pieno delle difficoltà risiede l’occasione favorevole.

Dedicate a chi resta al lavoro e non va in vacanza, a chi ha delle consegne che incombono da rispettare, a chi ce la mette tutta e si sente stanco, a chi spende i fine settimana per la sua famiglia o per il bene di chi ama, a chi s’affretta, e s’adopra di fornir l’opra anzi al chiarir dell’alba…

Andrea