Week-end al centro commerciale?!?

Cresce nei genovesi (e temo non solo in loro) l’abitudine di passare il week-end non, come si faceva un tempo, in campagna a respirare un po’ d’aria buona. Ma al centro commerciale di turno.

Ieri il sottoscritto si trovava, neppure con troppo entusiasmo, all’Ikea per alcune commissioni (e non certo perchè non sapesse come meglio trascorrere il suo tempo!); con stupore ha rinvenuto un gran numero di famiglie, con prole appresso, assiepate non solo nei vari reparti di mobili e cucine, ma pure nelle strette salette ristorante improvvisate in mezzo agli scaffali del grande centro commerciale.

“Mamma, ma perchè non andiamo al parcogiochi con la mia amichetta Elisa…?”
“Ma hanno messo anche qui i giochi, piccola mia. E poi così passiamo la giornata insieme, in questo splendido posto e… e troviamo anche qualcosa per la tua cameretta…”
“Si, ma io voglio stare fuori con Elisa, non in cameretta… E i giochi qui non sono belli, c’è troppa gente e non ci sono altri bambini che piacciono a me… Quando andiamo via?”
“Non dire così, tesoro… questo è un capriccio: qui si sta bene e si mangia pure bene!”

Voce (inascoltata) dell’innocenza. Il capriccio non era certo quello della bambina. Al più, forse, dei genitori, la cui logica continua a sfuggire al sottoscritto. Se qualche lettore o blogger si sente illuminato in merito, si faccia avanti.

Andrea

Il rumore della pioggia

 Non so in altre città e paesini, ma a Genova i giornaletti a distribuzione gratuita spopolano. Le grandi testate dei quotidiani a pagamento ne soffrono, i cittadini, invece, si godono la cosa. Il buon genovese porta avanti la sua massima di vita: “Mai dire no a qualcosa che è gratuito…”

Tra questi giornaletti quello che mi piace di più è City. Lo trovo vario e ricco di tanti piccoli spunti e granelli di vita nascosti qua e là. Uno di essi è il Buongiorno di Lisa Corva: una decina di righe, non di più, sulla prima pagina, nell’angolino in alto a destra. In questi ultimi mesi ho conservato diversi ritagli di “buongiorno” e ora ho scoperto anche il blog in cui vengono puntualmente riportati e talvolta leggermente ampliati.

Vi propongo qui ora, amici lettori, due di questi ritagli, il primo dedicato a chi è in attesa e in ricerca, il secondo a chi invece sta vivendo un periodo difficile e il suo amore ha bisogno di essere salvato. Magari dal solo rumore della pioggia…

Dietro a tutti, nell’ombra.
Dove ti nascondi, amore mio?
Nella strada polverosa
ti spingono, ti passano davanti
prendendoti per uno che non conta”
(Rabinandrath Tagore)

Ti cerco. So che ci sei, che esisti: ma non ti conosco, non ancora. Guardo tra la folla in metropolitana, alla fermata dell’autobus, al bar: dimmi, come faremo a riconoscerci?

 

***

“Se si amano davvero
i due giovani inquilini del sette,
cosa sperano, quante volte hanno temuto
di perdere la strada. E poi come hanno fatto,
in quale grondaia hanno sentito
il ritmo asseverante della pioggia.
Che hanno decifrato in quel respiro.
Che cosa hanno capito”.
(Massimo Gezzi)

Chissà cosa salva un amore. Quali inciampi, quali parole possono cambiare all’improvviso la trama. Forse, basta il rumore della pioggia.

 

Genova goduta

L’abitudine rovina gli occhi. E non solo. Anche l’appetito e pure l’umore. Un po’ come il caldo e l’umidità che si appiccica alla pelle.

Ma avete mai provato ad indossare ogni tanto occhiali diversi, che ne so, colorati, e a guardare chi vi sta davanti in maniera diversa dal solito? Di solito tutto ci appare buffo, bizzarro… eppure!

Chi ha visto l’attimo fuggente, certamente ricorderà la scena in cui il professore “rivoluzionario” (quello che diverrà Capitano, mio Capitano”) invita gli alunni a salire in piedi sulla cattedra. E da lì vedere la classe con una differente prospettiva.

A volte guardare le cose da altre angolazioni fa bene. Riaccende in noi il fuoco dello stupore. O se non vi piace chiamarlo così, dite allora entusiasmo, o un po’ di sano incanto, o quel qualcosa che ti fa nascere dal cuore, dal profondo, un grazie. Che non sai a chi rivolgere, ma hai voglia di tirare fuori.

 

Genova, Superba, da Spianata Castelletto - Foto Andrea MaccoTutto questo a me è capitato in queste ultime settimane girando per Genova. Ero sempre fermo col telefonino a scattare foto. Al Righi, al Porto Antico, nei caruggi… Un giorno addirittura mi son portato appresso la macchina fotografica, ero a mostrar Genova ad un amico venuto da Parma. Sono certo di aver fatto alla fine più foto io di lui, tanto mi sembrava bella e pittoresca Genova.

Luci al crepuscolo al Porto Antico... - Foto di Andrea MaccoOgni tanto quando penso che il mio futuro potrebbe essere lontano da qui mi viene già la nostalgia, anche se poi penso subito alle tante cose di Genova che mi fanno arrabbiare, le amministrazioni che gareggiano nel fare del loro peggio (a volte l’impressione è proprio quella!), la gente che ti guarda un po’ distante, pronta ad attaccare un bel mugugno, maniman…! La Metropolitana che avanza a passo di lumaca, le belle mostre di Palazzo Ducale estinte negli ultimi anni come i dinosauri del museo impolverato di Storia Naturale, tanta fatica per chi voglia proporre un po’ di Cultura e un po’ di Scienza, tanto che alla fine i più volenterosi gettano la spugna: “E chi me lo fa fare?”

No! Oggi non voglio fare anche io il genovese, che si lamenta per ciò che non ha e non sa apprezzare ciò che invece ha (e spesso è pure tanto!).

Genova incantata - Al tramonto dai Piani di Fregoso - Foto di Andrea MaccoCammino per la mia Genova, me la voglio godere e mi lascio godere da lei, mi faccio accarezzare dalla brezza salmastra di mare o dalla tramontana impetuosa, in mezzo a mille e mille sapori. Ne ascolto i suoni, i sussulti, i palpiti, dalle onde del mare ai boschi del Righi… il vociare sommesso dei quartieri, lo strombazzare delle strade trafficate, il respiro leggero dei parchi cittadini, i proclami del venditore di turno. C’è il povero che mendica, c’è la guida che porta a spasso i turist from lontano, c’è la chiassata della gente che esce di chiesa, c’è il rumore croccante della focaccia appena sfornata… C’è un mondo, perché Genova, come recita un’insegna sotto Porta Soprana, è un piccolo mondo… Genova non è una definizione, o una parola, o una sola immagine. Genova insomma, per dirla con Maggiani,

“non è mai una cosa sola. Ma sempre due cose assieme, o tre, o quattro. Sempre, in ogni suo luogo, circostanza e anima.”

 Andrea Macco