Fotovoltaico – Parte II

Dopo aver discusso qualche mese fa delle potenzialità del Sole (Fotovoltaico – Parte 1: il grande potere del Sole), ma anche, come emerso nei commenti che erano pervenuti, nella difficoltà che spesso si incontra ancora nella tecnologia del fotovoltaico, oggi vorrei lasciare la parola ad un interessantissimo articolo apparso su una rivista non schierata politicamente e che, certamente, non è pure anti-ambientalista.

Parlo dello Scarpone, la Rivista ufficiale del CAI (Club Alpino Italiano) e che vorrei divulgare il più possibile perché tocca concretamente un tema che anche il sottoscritto, nella sua piccola esperienza lavorativa in questo settore, ha avuto modo di constatare.

Di che parlo? Del business che corre dietro al fotovoltaico e, più in generale, alle energie rinnovabili. C’è un fatto che pochi ancora sanno ma che è giusto sapere: con l’abbattimento dei prezzi dei pannelli fotovoltaici (di per sè una ottima cosa) c’è chi ha capito che realizzare un impianto fotovoltaico in Italia, sfruttando gli incentivi Statali (e cioè i soldi di tutti) poteva essere il migliore degli investimenti finanziari sul mercato: avere per 20 anni un qualcosa che rende dal 7 al 9 % all’anno! Mica male vero?

Da qui la decisione, che ha destato un coro di proteste, di ridimensionare gli incentivi statali. Se certamente è errato abrogarli del tutto, e se comunque lo Stato fa bene a promuovere questa e altre fonti di energia rinnovabile (perché comunque il problema di sostituire le fonti fossili resta aperto!) è altrettanto giusto che non favorisca le speculazioni finanziarie su una cosa che è buona ma che è giusto che tutti ne possano usufruire e non solo aziende o ville che, con una ampia disponibilità di superfici, possono fare un investimento che non diviene solo un atto ambientalista ma un arricchimento sulle spalle dei contribuenti.

Questo il mio punto di vista, ma come sempre nei commenti sono benvenute altre voci.

Andrea Macco

LEGGI QUI l’articolo di Carlo Brambilla apparso su lo Scarpone del CAI

Le criticità delle centrali elettriche a idrogeno

 Pubblico un interessante e puntuale articolo di Carlo Cerofolini  in merito ad una errata propaganda pubblicitaria (non la definirei una bufala al 100%, ma può rischiare facilmente di esserlo, perlomeno a livello mediatico) sulle centrali elettriche ad idrogeno.  

 Come abbiamo numerose volte detto su questo blog, ben vengano le ricerche su fonti energetiche alternative: la crisi energetica si può e si deve affrontare con un equilibrato mix energetico. Tuttavia non si speri di aver risolto tutto con l’idrogeno. Come avevamo già dibattuto per il caso di EOLO, la macchina ad aria compressa (vedere QUI il post e la discussione), e come precisato ancor meglio da un articolo di  Sabino Gallo (L’idrogeno: una illusione possibile, cliccare QUI) l’Idrogeno NON è una fonte energetica primaria, bensì la si ottiene da altre fonti di energia! Pertanto sia chiaro che l’utilizzo dell’Idrogeno equivale solo a spostare il problema energetico a monte e non certo ad eliminarlo! 

 Buona lettura! 

 Andrea Macco 

Fusina (VE): la prima centrale elettrica italiana ad Idrogeno

Sulla stampa, di recente, è stata annunciata con grande enfasi la notizia che in Italia, e precisamente a Fusina (VE), è entrata in funzione la prima centrale elettrica Enel sperimentale al mondo (sic!) – da 16 MW e dal costo di 50 milioni – che usa idrogeno (H2) come combustibile e che avrà minori emissioni di anidride carbonica (CO2) di 17.000 tonnellate anno, in confronto ad altre centrali termoelettriche – di cui però non si specifica esplicitamente il combustibile fossile usato – e fornirà energia pulita a 20 mila famiglie per 60 milioni di KWh annui. Detta così questa notizia appare positiva, soprattutto per chi crede che i supposti cambiamenti climatici siano dovuti all’anidride carbonica antropica. La realtà, però, è assai diversa, come risulta anche da quanto segue. 

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La compatibilità sociale dell’ENERGIA NUCLEARE

Riprendo nuovamente su questo blog il pensiero di Sabino Gallo, ingegnere nucleare di Genova,  Dirigente di Ansaldo in pensione. Lo faccio con un suo articolo pubblicato dal Secolo XIX di Genova  venerdì 18 dicembre 2009 con il titolo “ENERGIA NUCLEARE, SE LA CONOSCI NON LA EVITI”.

Come sembra Sabino Gallo è molto chiaro nella sua esposizione e credo non necessiti di ulteriori commenti. Molto interessante la parte relativa ai recenti sondaggi sul ritorno del Nucleare in Italia.

Andrea Macco

LA COMPATIBILITA’ SOCIALE
DELL’ENERGIA NUCLEARE

In una crisi di cui non si vede ancora la fine e che alimenta uno scontro politico e sociale, che è riduttivo definire aspro, sono molti i suggerimenti interessati ad incentivare dei  settori industriali tradizionali, con richieste di interventi dispersivi e provvisori, forse di immediata utilità settoriale, ma certamente non strutturali. Mentre stupisce una minore sollecitazione di alcune parti in causa per il nuovo piano energetico nazionale che, se realizzato nei tempi programmati o possibilmente più brevi, potrebbe ridurre i costi di produzione dell’energia elettrica e restituire a tutto il nostro sistema produttivo una maggiore competitività, fondamentale per uno sviluppo economico più sicuro e di lunga durata, di cui il Paese sente da molto tempo il bisogno. 

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L’IDROGENO: una illusione possibile

La Produzion di Idrogeno mediante reforming - la tecnica oggi prevalentemente usata - è costosa e produce anidride carbonica...

La Produzion di Idrogeno mediante "reforming" - la tecnica oggi prevalentemente usata - è costosa e produce anidride carbonica...

Pubblico un intervento dell’amico ingegnere Sabino Gallo a riguardo dell’Idrogeno, inteso come fonte energetica. Su questo blog se ne era già parlato a proposito del caso EOLO, la macchina ad aria compressa (post del 22 luglio 2008 – clicca qui) e marginalmente in merito alle energie rinnovabili (Petrolio con il contagocce: occorre SINERGIA e non sparate!clicca qui)

Le considerazioni di Sabino Gallo sono ad ampio spettro e assai accurate e penso potranno chiarire molti aspetti su questioni che spesso sono riportate in maniera approssimativa sui giornali e che si sentono in maniera ancora più confusa sulla bocca delle persone (e chissà perchè, più fanno parte di comitati che gridano più le imprecisioni assumono la consistenza della castoneria…)

Buona lettura!

L’IDROGENO

Una illusione possibile

Fin da quando, nel 1766, fu isolato dal chimico Henry Cavendish, l’idrogeno ha stimolato molte speranze di provvedere alle mutevoli e crescenti necessità energetiche dell’umanità.

Inizialmente usato come combustibile per illuminazione e, mescolato all’ossido di carbonio, come gas di città, esso è stato sostituito in seguito dai prodotti fossili(petrolio,gas,carbone), presenti in natura e di più facile e diretta utilizzabilità per la produzione di energia, ma inquinanti e destinati ad esaurirsi.

L’idrogeno, invece, è tanto abbondante sul nostro pianeta da poterlo definire inesauribile (nell’acqua, negli idrocarburi,in tutti gli organismi viventi.) e la sua combustione genera acqua e nessun gas dannoso. Ma non  è disponibile in natura allo stato puro e bisogna produrlo prima di utilizzarlo.      

Non è, quindi, una “fonte di energia primaria”, ma un “vettore energetico”, che  immagazzina energia e permette di trasportarla, per restituirla in modi diversi,quando e dove è necessario.

Opportunità certo suggestiva,ma che si accompagna a molti problemi tecnologici non ancora risolti in modo soddisfacente e condizionati anche da altri fattori non certo eludibili: economici, politici, ambientali, sociali e di regolamentazione.
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Conferenza interattiva: Quali Energie per il futuro

Mauro Marinelli, Piero Zani, Riccardo Musenich, Mattia Marinelli, Andrea Macco  

 QUALI ENERGIE PER IL FUTURO.

 Un confronto ragionato fra le varie
fonti – conferenza interattiva.

 Le Conferenze, nell’ambito del ciclo organizzato dal Prof. Blasi per l’Università della Terza Età, sono aperte al pubblico interessato e si terranno il 1 dicembre ed il 4 dicembre dalle 15.30 alle 17.30 nell’aula 502 del Dipartimento di Fisica dell’Università di Genova (Via Dodecaneso 33).

 

 Oltre a Mauro Marinelli, Ordinario dell’Università di Fisica ed esperto di tematiche energetiche (ha contribuito alla pubblicazione Quali Energie per il Futuro), recentemente insignito del Premio dell’Accademia dei Lincei per la realizzazione del biosuscettometro per la rilevazione del ferro nel corpo umano presso l’Ospedale Galliera, interverranno anche:

 
Piero Zani. Fisico. Ha una lunga esperienza nella progettazione e
costruzione di dispositivi a semiconduttore. E’ stato responsabile della divisione semiconduttori dell’Ansaldo e poi della POSEICO. Oggi si occupa della progettazione e costruzione di moduli per la produzione di energia elettrica per via fotovoltaica.
  
Riccardo Musenich. Fisico. E’ ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e si occupa di progettare e costruire magneti superconduttori. Ha contribuito alla pubblicazione “Quali Energie per il Futuro”.

 

Mattia Marinelli. Ingegnere. E’ dottorando in Ingegneria Elettrica e studia generatori eolici.
 
Andrea Macco. Fisico. Lavora presso l’ospedale Galliera con il gruppo di ricerca che ha sviluppato il suscettometro per la misura del ferro nel corpo umano. Collabora alla pagina scientifica de Il Giornale. Interverrà in particolare per le tematiche riguardanti l’Energia Nucleare.

Buona parte del primo incontro sarà utilizzata per gli interventi degli oratori, mentre il secondo incontro sarà dedicato prevalentemente alle
domande ed alla eventuale (si spera nutrita) discussione.

  

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Sarete aggiornati nei prossimi sul dibattito e in particolare sull’intervento del sottoscritto che riguarderà la situazione del Nucleare a livello Mondiale e in Europa, con la presentazione delle principali caratteristice (e filiere sul mercato) delle centrali di Generazione III+ e della ricerca che si sta portando avanti (centrali di Generation IV – tra 15-20 anni).  In particolare si porrà l’accento sulle reali prospettive per l’Italia (bolletta della luce mediamente il 30% più cara che il resto dell’Europa). In Italia restano ancora diverse criticità da affrontare: dei veri e propri presupposti (legislativi innanzi tutto ma non solo) senza i quali un serio programma elettro-nucleare NON potrà mai iniziare.  

Tra lunedì e giovedì spero anche di dedicare una parte dell’intervento al delicato argomento delle scorie nucleari: loro classificazione, loro gestione (e loro costi).