Perché credo nei giochi e nelle gare matematiche

Ad una collega che mi ha posto in questi giorni la questione ho risposto, con l’immediatezza di quando ti chiedono quale sia il tuo nome, che constato ricadute didattiche immense. Un’altra collega, di lingue questa volta, qualche mese fa, osservando gli studenti che si allenavano per le gare, mi disse: “Tu sei un genio: hai trovato il modo di fargli fare esercizi di matematica facendo sì che siano loro a chiederteli e a volerli fare, e pure con passione e gusto. Guarda che entusiasmo!

“Il genio – ho commentato – è chi ha inventato queste gare. Ma quando si scova un’idea geniale sarebbe stupido non andargli dietro… specie se funziona!”

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Oggi, navigando, mi sono imbattuto nel maestro Gardner, e mi è ritornata in mente la collega che mi interrogava a riguardo, con un po’ di scetticismo (o forse semplice curiosità da parte di chi, in fondo, alle gare non si è quasi mai occupato se non come traguardo per le sole eccellenze – intese come una élite di soli 3-4 studenti). Eccovele, da sottoscrivere in tutto e per tutto:

«Ho sempre pensato che il modo migliore per rendere la matematica interessante è quello di presentarla come se fosse un gioco. A livelli superiori, specialmente quando la matematica è applicata a problemi concreti, può e deve essere terribilmente seria. Ma nessuno studente può essere motivato a studiare, ad esempio, la teoria astratta dei gruppi dicendogli che la troverà bella, interessante, o addirittura utile se diventerà un fisico delle particelle elementari. Sicuramente il miglior modo per tenerlo sveglio è quello di presentargli giochi matematici, puzzles, trucchi magici, giochi di prestigio, paradossi, modelli giochi di parole: insomma tutte quelle cose che gli insegnanti pedanti cercano di evitare perché sembrano frivole. Nessuno dice che un insegnante non debba fare altro che divertire i propri studenti. Deve esserci un interscambio tra serietà e divertimento: quest’ultimo tiene desto l’interesse, mentre la serietà giustifica il divertimento. Alla fine, lo studente potrà perfino essere sorpreso della quantità di matematica non banale che ha appreso senza neppure volerlo»            

Martin Gardner

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“Cattivisimo Me” sulla scia di “UP”: divertimento e famiglia

Cattivissimo Me (2010)
Casa di produzione: Illumination Entertainment
Voto: 7.5

Un successo meritato quello per “Cattivissimo Me”. E non sto parlando del sondaggio lanciato su questo Blog ( “Qual è il tuo cattivo preferito?” Dove Gru, il protagonista di questo nuovo film d’animazione, potrebbe essere inserito e votato), né degli effetti ben congeniati del 3D (da non perdere assolutamente i titoli di coda) e neppure delle divertenti gag fatte dai piccoli e simpaticissimi minions gialli, co-protagonisti del film.

Parlo della morale che questo film propone al pubblico – piccoli e grandi – dove per una volta non trionfa la stupidità o la provocazione, ma il senso della famiglia e dell’amore vero che richiede anche sacrificio e rinunce.

 

Lo stesso tema, con sfaccettatura leggermente differente ma sempre incentrato sulla famiglia, sul rapporto figlio-padre, era presente anche in un altro recente successo: UP, il film con protagonista il piccolo scoutino Russel e il sig. Fredricksen,personaggio dal carattere burbero di ispirazione genovese.

Plaudo a entrambi questi film, che possano farci nascere, insieme ad un sorriso, la voglia di costruire famiglie sane, unite, fondate sull’Amore.

Andrea Macco

UP (2009)
Casa di produzione: Pixar Animation Studios, Walt Disney Pictures
Voto: 8.5