Il ritorno dell’Asino d’oro

Il tempo per aggiornare queste pagine si è, negli ultimi anni, drasticamente ridotto. L’impegno per una didattica non del nascondimento, ma intessuta di tutto il vissuto scolastico (lezioni, schede, laboratori e, su tutti, il voler insegnare un metodo prim’ancora che dei contenuti) assorbe molte delle mie energie.

In parallelo ci sono altri impegni di vita (i miei ragazzi scout… e poi nuove pubblicazioni letterarie cui sto lavorando da tempo, e altro ancora di cui ora non è bene che mi prolunghi a parlare) e così ho preferito aggiornare più le pagine social (instagram su tutti, usato anche come piattaforma per alcuni progetti di Fisica con le mie classi del LES ai tempi del Liceo Pertini… chissà se riuscirò a usarlo anche per qualcosa con i miei nuovi studenti dello Scientifico Laboratoriale KING…?) piuttosto che questo blog. Spero che i lettori comprendano. Tra questi ce ne è uno con cui, più di tutti, mi devo pubblicamente scusare. È l’indomito Paolo Diodati di Perugia che, dopo alcuni anni di pausa, ha ripreso, dal periodo della pandemia, a riunire la Commissione per l’Asino d’oro per nuove assegnazioni.

Il sottoscritto – visto il poco tempo a disposizione – si è fatto da parte per quel che riguarda la disamina delle candidature. Il fatto, poi, di aver ospitato un premio e di aver sostenuto alcune candidature in passato, non significa approvare necessariamente ogni altra candidatura presente e futura. Semplicemente, ho preferito per questi ultimi premi assegnati, mantenere un atteggiamento di neutralità. In ogni caso, come giusto che sia (e come promesso da tempo all’amico Paolo) ho provveduto ad aggiornare la PAGINA DEDICATA.

Sperando, un giorno, che né il sottoscritto, né qualche suo ex studente possano finirci in virtù di qualche strafalcione scientifico che possa essere scappato in qualche laboratorio scolastico o appena fuori del mondo della scuola…!

Accompagniamo l’aggiornamento della pagina anche con le foto che Paolo Diodati ci ha inviato a riguardo del premio recentemente assegnato per il 2021. Sperando, davvero, che il futuro ci riservi un periodo senza più pandemie, isolamenti e davvero poco efficaci didattiche a distanza. Una parola che, evocata, meriterebbe, lei da sola, un asino d’oro speciale: quello della madre di tutti gli asini d’oro. Perché senza scuola, come diceva un altro collega che gode della mia stima, il prof. Raffaele Mantegazza di Milano, crescono nuove generazioni prive della sola cosa che possono davvero temere i potenti dispotici: teste in grado di ragionare!

Andrea prof. Macco

Raccontare destini

Ecco un post per chi dovrà affrontare, a breve, l’esame di Stato, sia esso quello di Terza Media o quello di Maturità (diciture che dovrebbero essere bandite ma che invece tutti, dal Ministro in giù, usano abitualmente!). L’intervento, a cura della poliedrica collega Simona Butò, è tratto dalla rivista di ricerca didattica MYTHOI – brevi ‘storie di quasi tutto’ (n.2 – 2021).

L’articolo, bellissimo, non necessita di altri commenti o lunghe presentazioni: spero potrà parlare a ogni lettore come ha parlato a me…

E allora… Buone narrazioni, buoni esami!

Andrea Macco

Raccontare destini
Simona Butò

Virginia Woolf scriveva che, in definitiva, ogni romanzo è una autobiografia. Che la voce sia un io oppure un tu, la storia che essa narra – in mille possibili timbri differenti – si risolve sempre nel racconto di un destino all’opera.
Esistono i programmi ministeriali, esistono gli argomenti trattati nelle singole classi, vi sono i percorsi che ogni docente ha immaginato e reso concreti per i suoi studenti.

Eppure, ogni esame è una risorsa, deve essere un’occasione di scoperta e di crescita. Sia per il docente che per lo studente.


Mi auguro, perciò, che gli esami di Stato che ci aspettano non si vestano soltanto da interminabili collegi docenti né si preparino a lasciarsi ricordare come sabbie mobili burocratiche dalle quali avremo imparato a districarci.
Mi piacerebbe che – in una sorta di tacito patto condiviso tra noi docenti scegliessimo di guardare alla moltitudine di elaborati che ci apprestiamo a concordare-suggerire-correggere-leggere-ascoltare come alle molteplici (ma, ciascuna, ‘unica’ perché unico è ognuno degli studenti che abbiamo davanti) possibilità di raccontare un destino.


Scrivere la storia della propria vita è quell’attività che ognuno di noi compie incessantemente, anche senza indossare l’abito del romanziere. La scriviamo mentre raccontiamo a noi stessi gli eventi di una giornata appena trascorsa, mentre
rimuginiamo su azioni ed eventi, mentre progettiamo ciò che deve ancora venire. E le parole che scegliamo, nel corso di questo racconto del quale spesso assistiamo in modo inconsapevole al dipanarsi, sono – come ci ricordano quelle lontane ἔπεα πτερόεντα – frecce alate. Volano e colpiscono in modo chirurgico: accurate e senza pietà.
Per questo, è fondamentale sceglierle bene.


Facciamo in modo che il singolo elaborato del singolo nostro studente diventi una narrazione, nella quale le parole e le immagini saranno state accuratamente scelte con lo scopo di dire il proprio destino in azione. Proponiamo temi che abbiamo la certezza – non li abbiamo forse accompagnati per tre/cinque anni? – possano essere declinati nelle loro vite particolari. In modo da poter dare l’occasione ad ognuno (anche allo studente ‘dalla webcam perennemente spenta’) di rileggere la manciata di anni che ha alle spalle alla luce di una grandezza che noi abbiamo portato davanti ai suoi occhi, durante le nostre lezioni e attraverso i compiti da noi assegnati.

Dimostriamo loro che la consapevolezza di chi siamo è il dono più grande che possiamo conquistare. Senza dimenticare che lo faremo sempre guardando negli occhi chi ci sta chiamando a farlo.


L’identità è il destino che abbiamo alle spalle” scriveva M. Veneziani.

Se le nostre proposte di elaborato avranno questa, di tensione, al loro interno, sono certa che renderemo molti quattordicenni e diciannovenni fieri di ciò che avranno creato: un canovaccio di identità.

Per lasciarsi meravigliare…
“Tuche mi guardi, tuche mi racconti”, A. Cavarero, Feltrinelli, 1997
“How our lives become stories”, P.J.Eakin, Cornell University Press, 1999

Nota finale dell’autrice:

Nella scuola in cui (da venticinque anni) insegno, chiudiamo il momento del colloquio con il candidato con un gesto che ha la pretesa di sancire un ‘punto di non ritorno’: l’uscita dalla scuola secondaria di primo grado. In qualche minuto, il coordinatore racconta la storia di un triennio vissuto, alla stessa persona che lo ha vissuto e che ha appena concluso la sua prova. “Per tre anni ti abbiamo guardato, e adesso ti raccontiamo chi ti abbiamo visto diventare”. In un dispiegarsi di immagini narrate che svelano a chi ne fu protagonista un accenno del loro senso, sottolineando talenti e fornendo qualche spunto per smussare, nel prossimo futuro, qualche asperità di metodo. Chiudere in tal modo un colloquio di trenta (e più, spesso!) minuti, nel quale le esperienze, gli incontri con la realtà e la conoscenza sono stati oggetto di dialogo, ha qualcosa di… epico. E non di rado gli occhi di tutti si inumidiscono.

In memoria del prof. Carlo Del Noce

IN MEMORIA DEL PROF. CARLO DEL NOCE, MENTE BRILLANTE E DOCENTE PREPARATISSIMO – LA SUA ATTENTA DIDATTICA E LA SUA VASTISSIMA CULTURA CI MANCHERANNO.

Di Andrea Macco

E all’improvviso, per un malore al cuore, ci hai lasciato. Tu che di cuore ne mettevi tanto nella scuola: sempre pronto ad aiutare molti giovani colleghi che ti avevano come esempio e, soprattutto, sempre dietro a quegli alunni cui dedicavi tantissimo del tuo tempo e verso cui riversavi, con una passione oggi rara e una didattica in costante aggiornamento, il tuo sapere vastissimo.

Caro Carlo, hai segnato il mio modo d’essere insegnante, sei stato mio tutor (insieme ad un’altra colonna, il prof. Pino Bruzzaniti), nel 2013 – anno del mio TFA con il tirocinio al Liceo Cassini – e fu per me un piacere assistere alle tue brillanti lezioni, apprendere i tuoi metodi docimologici di valutazione e avere un confronto costruttivo, lucido e profondo, a 360 gradi, sul mondo della scuola e della didattica. Patrimoni questi che – non lo dico solo io e non è retorica! –  in pochi possono dire di possedere come li possedevi tu.

Apprezzai tanto la tua sensibilità verso ogni singolo studente (tanto da adattare le interrogazioni, ora dal posto, ora alla lavagna, ora più sulla teoria, ora più sugli esercizi a seconda del tipo di carattere del singolo allievo) quanto la tua imparzialità nel procedere con le correzioni degli elaborati scritti. Il metodo che ancora oggi applico – e che tanti ammirano della mia didattica – di griglie dettagliate e funzionali, lo appresi proprio da te. E non fu un caso che, quattro anni dopo, alla maturità del 2017, quando ci ritrovammo casualmente insieme sempre al Cassini (tu membro interno di Matematica, io esterno di Fisica), marciammo spediti e compatti nella correzione delle prove scritte dell’esame di Stato. In mezzo alla tempesta, il nostro fu un procedere saldo e un lavorare da vera squadra!

E poi, come non ricordare le tue mail nel corso di questi anni (dal 2013 fino allo scorso giugno) ricche di spunti, ora di autori stranieri sulla didattica, ora sulle gare e le competizioni sia matematiche sia fisiche, ora sulla statistica (altra branca in cui eri maestro!) ora sulle frontiere della ricerca nella Fisica, ora sulla scuola italiana in generale, ora – parte per me preziosissima grazie ai pochi ma mirati consigli che sapevi tirare fuori – sulla mia situazione scolastica! Sapevi darmi luce e infondermi sicurezza quando io non l’avevo, sapevi trasmettermi stima e al contempo voglia di fare quand’anche avessi messo in condivisione qualche difficoltà incontrata in quella o quell’altra classe.

E ancora, come non ricordare le tue mail o i tuoi discorsi a quattro occhi? Spesso si concludevano con queste tue esclamazioni: “Che bello insegnare! Andrea, abbiamo scelto uno dei mestieri più belli del mondo!”

Ed era vero. Ed è vero. Conservo la tua relazione sul mio semestre di tirocinio nelle tue classi – e quanta stima e parole indegnamente spese per il sottoscritto! – conservo indelebile il ricordo di quel pomeriggio passato davanti al PC a preparare l’esame finale di abilitazione: appresi più sull’intero senso dell’elettromagnetismo in quel pomeriggio che in 5 anni di università! (hai sempre avuto, tra i tanti tuoi doni, quello di una visione unitaria e al contempo didattica degli argomenti… favoloso!). Ed ora, più che mai, tengo stretta ogni tua mail, ogni tuo quiz, ogni tuo testo di compito in classe condiviso con me in questi anni. E vorrei avere una macchina del tempo per tornare indietro e poter passare più ore a discorrere con te di didattica e di moltissimi di quegli argomenti che nei libri di testo sono affrontati solo marginalmente e che tu, invece, sapevi padroneggiare alla grande, tirandoci fuori delle lezioni strepitose. Penso ai problemi di scelta, piuttosto che alla geometria solida, piuttosto che al concetto di asintoto e di infinito, piuttosto che al capitolo sulle costruzioni matematiche, piuttosto ancora che sulle distribuzioni statistiche, per non parlare dell’interferenza delle onde e dell’acustica… Quanto ti piaceva la musica…! ancora a gennaio mi mandasti un bellissimo video (“When the Saints Go Marching In – in 10 styles”) con queste parole: “Un piccolo divertissement musicale per iniziare il 2020 divertendoci un po’. – cui aggiungevi – Molti cari auguri per un anno pacifico (c’è di meglio?). Carlo”. Le cose hanno evidentemente preso una piega differente e ora ci lasci con un vuoto incolmabile. Un vuoto che, mi sento di dire, solo chi ha avuto la fortuna di averti come collega e di lavorare con te fianco a fianco, forse (forse…!), potrà in minima parte cercare di colmare, portando avanti ciò che da te ha appreso. Sopra tutto, la tua passione e il fatto che, come mi scrivevi il 24 settembre 2019 – condividendomi le tue recenti scoperte in fatto di origami applicati alla didattica della geometria! – la scuola è bella anche per un insegnante, perché egli continua a imparare!

E allora, Carlo Del Noce, grazie per tutto ciò che hai seminato, in me e in tantissimi colleghi e alunni che hanno avuto la fortuna di incontrarti, grazie anche a nome di quelli che magari lì per li non ti seppero capire, o valorizzare. A volte una critica sembra fare molto più rumore di tanti muti consensi e pensieri di stima rimasti inespressi nelle menti e nei cuori. Ma questi ultimi sono tantissimi e queste mie parole certo non sono sufficienti a rendere merito e giustizia a uno dei migliori insegnanti che la scuola genovese e italiana abbiano avuto negli ultimi anni. Tu non lo avresti nemmeno voluto, forse, un articolo così, lo avresti considerato troppo quand’anche fosse troppo poco. Lavoravi tanto, e nel silenzio (basta pensare la quantità di nuovi libri, spesso in lingua straniera, che ogni anno ordinavi “per approfondire la didattica e ampliare le conoscenze”). E allora permettimi di concludere senza ulteriori parole mie, ma solo con le tue, di esortazione per ognuno che abbia sentito, almeno una volta nel cuore, la vocazione all’insegnamento:   

È bello insegnare a scuola, perché si imparano tante cose nuove! E che bello entrare in una classe e fare domande e vedere tantissime mani alzate e visetti sorridenti e desiderosi di rispondere. E poi di apprendere. Queste sono le cose che fanno bello il nostro mestiere. QUANTO SON FELICE !!! […] E nelle scuole dove i ragazzi hanno poca voglia o poco tempo di studiare (o entrambe le cose) secondo me è proprio lì che il nostro lavoro diventa più utile. Con tutte le difficoltà del caso, se lì riusciamo a fare anche pochissimo per aiutare questi ragazzi, sarà utilissimo. Ma bisogna studiare sempre, per imparare a lavorare con un metodo nuovo, e allora ci saranno allievi un po’ meno terrorizzati dalla matematica e un po’ più pronti ad affrontare il difficile mondo d’oggi. […] Io al lavoro che faccio credo veramente. Ogni anno che passa uno perde un po’ di energie, in queste lotte [in merito alla burocrazia opposta alla didattica]. Le valgono? Cioè quelle lotte valgono la nostra spesa di energie? Le varrebbero, perché in palio è la formazione di una nuova generazione. Ma le forze maligne schierate contro di noi sono sovrastanti. Teniamo duro!”

Con il prof. Carlo Del Noce alla Biblioteca De Amicis
 per la presentazione di “Matematica a Squadre” – 19 aprile 2018

Progetto didattico Fi-l-Ma

In tanti mi avete scritto di conoscere i dettagli di questo progetto nominato anche dal MIUR e citato come buona pratica di Didattica a Distanza nel Convegno Nazionale “L’ora di lezione digitale” dello scorso 8 Maggio 2020. In particolare nell’intervento della prof.ssa Roberta Camarda: 

Che cosa è il progetto Fi-l-Ma?

Fi-l-Ma è un progetto multidisciplinare basato su alcuni Film inerenti la Fisica e la Matematica (da cui questo acronimo). Ha coinvolto, oltre le due discipline citate, anche lettere, storia, discipline artistiche, discipline sociali e cinematografia. A tutto questo si è aggiunta la parte di educazione e formazione al digitale…

Quando e da chi è stato sviluppato il progetto?

Il progetto è nato durante la DAD (Didattica a Distanza) da una idea del sottoscritto, prof. Andrea Macco, supportato da alcuni docenti di sostegno del Liceo Pertini di Genova. In particolare la prof.ssa Concetta Caltabellotta e i professori Alessandro Raso e Vincenzo Mulinaro. Il progetto è stato presentato alle due classi IV Liceo del LES. Successivamente, visto il successo didattico e formativo ottenuto, è stato anche riproposto alla classe V Liceo, anche qui con risultati più che buoni.

Come è stato strutturato il progetto? Esiste del materiale?

Per le classi IV Liceo, il progetto è stato presentato dal sottoscritto (insieme ai colleghi sopra citati) durante le lezioni sincrone on-line, mediante il supporto di queste slides e la proiezione, commentata, dei trailer dei film selezionati.

Per la classe V Liceo, invece, ho realizzato due video (I parte e II parte) a-sincroni di 15 minuti l’uno per la presentazione del progetto stesso.

Suddetto materiale è disponibile QUI in questa cartella Drive. Se ne fate uso, mi farebbe piacere se citaste la fonte ma, ovviamente… il tutto è lasciato alla vostra deontologia professionale!

Che tipi di lavori sono stati prodotti? Sono stati valutati?

Gli studenti potevano scegliere di lavorare da soli o in piccoli gruppi. Gli elaborati (ecco la formazione al digitale) dovevano essere di tipo digitale, dal semplice documento di testo, per passare alla presentazione powerpoint, fino alla produzione di video più o meno elaborati.

Sono stati valutati secondo questa griglia di valutazione:

Nel file Progetto Fi-l-Ma: analisi finale del progetto sono mostrati i risultati ottenuti dagli studenti delle due classi IV LES. Per la classe V LES è stato eseguito un video di restituzione con citati i migliori progetti. Lo trovate nella cartella di drive.

E ci sono state sorprese e progetti particolarmente ben fatti?

Fi-l-Ma è stato una autentica sorpresa in tutto e per tutto: la risposta degli studenti è stata, nella maggior parte dei casi, oltre le aspettative. Con punte di eccellenza. Ho raccolto, con il consenso degli autori, gli elaborati migliori in questa cartella. Il più bello – a cura di Ilaria Marasso e Samuele Loscalzo di IVF – è stato messo in evidenza anche nella home-page del Liceo Pertini – e vi consiglio davvero di visionarlo!

Ripeterai questa esperienza? Hai altri progetti simili?

La collega Cetti Caltabellotta dice che io sono un vulcano di idee e… “chi lo ferma il prof. Macco?” In realtà si tratta di avere gli stimoli giusti, i gruppi-classe adatti. Nel mio caso devo davvero ringraziare le due classi che hanno inizialmente aderito al progetto ma soprattutto i colleghi che mi hanno fin dall’inizio supportato e spronato e che mi hanno poi affiancato passo-passo.

Andrea prof. Macco

Fiamme da accendere!

Una collega di lettere ha condiviso con me questa bellissima esortazione di Plutarco, che faccio mia, sperando che la didattica che cerco di portare avanti nelle mie classi e con i miei studenti possa andare sempre in questa direzione…

AM

“Gli studenti non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere!”

Plutarco

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Perché credo nei giochi e nelle gare matematiche

Ad una collega che mi ha posto in questi giorni la questione ho risposto, con l’immediatezza di quando ti chiedono quale sia il tuo nome, che constato ricadute didattiche immense. Un’altra collega, di lingue questa volta, qualche mese fa, osservando gli studenti che si allenavano per le gare, mi disse: “Tu sei un genio: hai trovato il modo di fargli fare esercizi di matematica facendo sì che siano loro a chiederteli e a volerli fare, e pure con passione e gusto. Guarda che entusiasmo!

“Il genio – ho commentato – è chi ha inventato queste gare. Ma quando si scova un’idea geniale sarebbe stupido non andargli dietro… specie se funziona!”

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Oggi, navigando, mi sono imbattuto nel maestro Gardner, e mi è ritornata in mente la collega che mi interrogava a riguardo, con un po’ di scetticismo (o forse semplice curiosità da parte di chi, in fondo, alle gare non si è quasi mai occupato se non come traguardo per le sole eccellenze – intese come una élite di soli 3-4 studenti). Eccovele, da sottoscrivere in tutto e per tutto:

«Ho sempre pensato che il modo migliore per rendere la matematica interessante è quello di presentarla come se fosse un gioco. A livelli superiori, specialmente quando la matematica è applicata a problemi concreti, può e deve essere terribilmente seria. Ma nessuno studente può essere motivato a studiare, ad esempio, la teoria astratta dei gruppi dicendogli che la troverà bella, interessante, o addirittura utile se diventerà un fisico delle particelle elementari. Sicuramente il miglior modo per tenerlo sveglio è quello di presentargli giochi matematici, puzzles, trucchi magici, giochi di prestigio, paradossi, modelli giochi di parole: insomma tutte quelle cose che gli insegnanti pedanti cercano di evitare perché sembrano frivole. Nessuno dice che un insegnante non debba fare altro che divertire i propri studenti. Deve esserci un interscambio tra serietà e divertimento: quest’ultimo tiene desto l’interesse, mentre la serietà giustifica il divertimento. Alla fine, lo studente potrà perfino essere sorpreso della quantità di matematica non banale che ha appreso senza neppure volerlo»            

Martin Gardner

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Insieme, in cordata da 10 anni

L’Universo in Clessidra sta per compiere 10 anni! Il compleanno si festeggerà a giugno, ma proprio oggi ho ripercorso un po’ della sua storia grazie ai miei studenti di prima media che, con interventi davvero belli e maturi, hanno animato la lezione odierna portandola su un percorso che non avevo previsto ma a cui ho voluto dare tempo e spazio, perché a volte certe lezioni così, in cui si parla a viso aperto e col cuore, valgono più di mille ore di spiegazioni ed esercizi! 

E come ho detto in classe, i fatti della vita ci portano a cambiare, a prendere vie che non ci saremmo aspettati ma… certe cose che erano dentro di noi da tanto (da sempre!) restano! Sono quelle cose che ci rendono ciò che siamo, che ci fanno capire che qualcosa o Qualcuno ci aiuta nel cammino della vita, e che non tutto avviene per caso.

Questo blog è nato che ancora ero studente universitario di Fisica, poi è iniziato il tempo del lavoro… con il progetto di ricerca MID all’Ospedale Galliera, per un brevissimo periodo in banca, poi con le lezioni universitarie per CEPU e Grandi Scuole (la prima, positiva esperienza di insegnamento!),  poi in Veneto nel campo del fotovoltaico, e infine i corsi di recupero al Liceo Cassini e le prime supplenze nel mondo vero e proprio della scuola… dove da sempre, il mio cuore, senza averlo troppo a mente, puntava di andare.

Sono divenuto insegnante a tutti gli effetti con l’esame di abilitazione a Pavia il 12 Luglio 2013, una data forse ancora più importante e decisiva della Laurea. E da allora sono passati 5 anni belli e intensi.

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Il blog si è un po’ trasformato, ha seguito i granelli di tempo e di vita del suo curatore e oggi ha preso un taglio più didattico, senza però mai mancare di toccare ogni tanto argomenti di attualità, buone letture, qualche puntata su film, piccole curiosità e quei granelli di sabbia che si infilano tra una piega e l’altra della vita, dandole gusto.

I lettori non sono mai stati grandi commentatori, ma in diversi sono stati i compagni di pianerottolo che qui si sono affacciati, che ho conosciuto, che hanno dato un loro piccolo contributo. Io li ringrazio tutti. Il fatto che il blog sia frequentato lo testimoniano i numeri (e non lo dico solo perché li insegno!). A parte il 2012, annus mirabilis, le visite sono state abbastanza costanti e con la media siamo sempre sopra i 130 visitatori giornalieri. 

statistiche universo in clessidra 2008-2018

Statistiche rilasciate da wordpress per L’Universo in Clessidra

Nel ringraziare tutti i compagni di cordata, vorrei dire ai nuovi lettori (vedi miei alunni più curiosi…ma la sana curiosità è una grande molla per il sapere, come diceva Feynman!) che se sfoglieranno le pagine e i post più antichi potrebbero trovare link non più attivi (quando me ne accorgo o me li segnalate ovviamente provvedo a modificarli!) o qualche punto di vista leggermente differente da quello odierno. Sfumature, piccoli dettagli che non rinnego di certo, ma che fanno parte del vissuto passato. Non c’è da stupirsi, tanto per fare un esempio, se ci siano post dove, scrivendo da alunno, parlavo di “prof” con deferenza e distacco e ora, che sono prof, parlo di quegli stessi come “colleghi” e lo faccio magari con amicizia e cordialità!

È bello essere in cammino ed è bello che ci sia una traccia, seppur mossa e confusa dal tempo, di come eravamo un tempo… parafrasando le Aquile Randaglie, ciò che fummo un tempo segna quel che siamo oggi! 

Continuiamo a fare strada insieme, alunni, colleghi, lettori, compagni di pianerottolo, blogger e, soprattutto, amici…

Andrea Macco

11-01-2018

 

Aggiornata la Biblioteca delle ricerche

Con 38 nuovi contributi, la Biblioteca delle Ricerche si arricchisce ulteriormente. Un grazie e un complimenti per tutti questi ottimi lavori!

biblioteca delle ricerche digitale.jpg

Carico inoltre, come fatto lo scorso anno in questo post, la scheda con i migliori problemi geometrici inventati dagli studenti di II media di quest’anno. Per loro è meritatamente arrivata la specialità di inventivo!

SCHEDA DI PROBLEMI con problemi inventati dagli studenti (+soluzioni)   – Geometria 2017

Buona consultazione!

Andrea prof. Macco

inventivo-mitrotta-iia

La specialità di inventivo disegnata da Ilaria Mitrotta nel 2014

Peano sull’insegnamento (agli amici colleghi per il nuovo Anno Scolastico)

Peano Giuseppe

Agli amici colleghi il mio augurio di buon inizio del nuovo Anno Scolastico con le parole del grande matematico Peano:

“Se gli allievi non capiscono, il torto è dell’insegnante che non sa spiegare. Né vale addossare la responsabilità alle scuole inferiori. Dobbiamo prendere gli allievi così come sono, richiamare ciò che essi hanno dimenticato, o studiato sotto altra nomenclatura.
Se l’insegnante tormenta i suoi alunni, e invece di cattivarsi il loro amore, eccita odio contro sé e la scienza che insegna, non solo il suo insegnamento sarà negativo, ma il dover convivere con tanti piccoli nemici sarà per lui un continuo tormento.”
 
Giuseppe Peano (1858 – 1932).
Tratto da: Giochi di Aritmetica e problemi interessanti
(dove Peano ricorda anche che: In tutti i tempi, e presso tutti i popoli, si insegnavano dei giochi per rendere dilettevole e meno noiosa l’aritmetica. Saggiamente questi giochi si trovano nei  programmi di alcuni insegnanti).
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Nuovo esperimento didattico: Paperino nel mondo della Matemagica

paperino matemagica coverNuovo esperimento didattico nelle mie due prime medie: ho proposto durante un’ora di lezione la visione del filmato “Paperino nel mondo della Matemagica”.

Tutto qua? Certo che no!

Gli studenti hanno ricevuto questa scheda prima de filmato e durante la sua visione (e in pochi minuti successivi) dovevano compilarla di modo da… stare attenti e cercare di cogliere alcune cose importanti che poteva suggerire il filmato.

Ho poi ritirato le schede: nessuna valutazione ma solo per rendermi conto di come fosse andata. Alla lezione successiva le ho restituite (con qualche correzione laddove vi erano palesi invenzioni o salti della fantasia!) ma soprattutto le abbiamo discusse in classe, rianalizzando le parti più interessanti e quelle che avevano aperto degli interrogativi negli studenti.

DOMANDE E STIMOLI. Parecchi gli studenti colpiti dalle applicazioni della matematica (“Non credevo ci fosse così tanta matematica intorno a me” ha scritto una studentessa. E un’altra: “Ho capito che con la Matematica si possono aprire tante porte e creare tantissime cose”).  La parte del filmato che ha interessato di più gli studenti è stata però quella sul biliardo (lo confesso, anche per per una delle preferite). Sembra che una studentessa (Giulia) abbia già applicato con successo le regole imparate anche da Peperino e che Federica le userà alla prossima gara (io ho scoperto di avere delle giocatrici di biliardo!!!). Tra le domande pervenute oralmente in classe cito queste:

– Ma come mai la nostra mente può procedere all’infinito e nella realtà non si può?

– Come si fa a ripulire la mente, ad esempio dalle distrazioni? Paperino l’ha fatto in un attimo…ma noi?

– Come facciamo a capire che una conoscenza è vera matematica e non è una superstizione?

paperino portePer chi era assente (o semplicemente per chi non era in classe con noi…) ecco il filmato Paperino nel mondo della Matemagica. Dura 27 minuti.

Buona visione e grazie a tutti per i contributi e le domande che hanno stimolato anche me! (se ne avete altre, potete scrivetele nei commenti)

Andrea prof. Macco