Genova è

Per tutti quelli che, come me, hanno Zena nel cuore… questo video di Roberto Pensato su musica di Andrea Vialardi.

E un grazie a tutti quelli che si danno da fare, ogni giorno, per la loro città, in ogni città… contribuendo ad un benessere collettivo che è l’unione di tanti piccoli impegni e sforzi.

Andrea Macco

Il regalo più prezioso

Il doodle di Google per il giorno di S. Valentino stupisce per una volta in positivo: contrariamente a quanto fa l’intero “popolo bue”, è un invito a non spendere, a non fare regali inutili ma… ad andare al cuore di un rapporto… Quale dunque il dono più prezioso?

Guardate questo video che riproduce il doodle di Google e a voi le conclusioni!

 

(dedicato a chi da tre anni continua a saltare la corda a mio fianco e a ricordarmi quanto gioia possa esserci nelle piccole e semplici cose … ma fatte insieme! )

Eengonyama: la gestualità africana

Vorrei approfittare di un post (Eengonyamaclicca qui) pubblicato sul Sito dei Gruppi Scout FSE di Genova per riflettere con voi di quanto possa essere ricca la gestualità africana.

Avete mai osservato una danza africana? A differenza di quanto faccia l’europeo medio – spesso impoltronito e, al più, frequentatore di qualche discoteca… ma quanto è comoda per lui la televisione! – l’africano usa tutti gli arti per esprimere ciò che sente e che ha in cuore. Il suo lessico è forse molto più povero di quello che potremmo usare noi, ma nel momento della danza, ogni muscolo parla!

Osservate in particolare i piedi, battono, scalciano, si muovono con una coordinazione da fare invidia ai ballerini di ginnastica artistica e nel contempo sono mossi da una carica emotiva straordinaria. E poi, talvolta per non dire spesso, tutto si colora grazie a scudi, lance, utensili e colori che dipingono la pelle.

E noi ce ne stiamo lì, a guardare due veline semi desnude che, come bambocci, non hanno un centesimo del sentimento che arriva a possedere l’ultima bambina o ragazzina che si unisce alla danza sul terreno caldo e incendiato da un ritmo che sembra provenire dal cuore della terra.

E allora Eengonyama a chi ancora ha nel cuore questi ritmi, Eengonyama a chi si lascia prendere, a chi osa buttarsi in questa musica del tempo, Eengonyama a chi ha il coraggio di lasciare il popolo bue del sofà, Eengonyama a chi usa mente, cuore e corpo per esprimere tutto se stesso per danzare sul grande palcoscenico del mondo la danza della gioia, il canto della vita.

Andrea

Chiavi smarrite

A volte siamo così presi dallo stress del quotidiano che tutto ci assorbe senza sosta. Vi è mai capitato?

Il mazzo delle chiavi che corre a spasso con noi apre e chiude alla velocità della luce auto, uffici, ascensori, portoni di casa, cassette della posta, lucchetti e catenacci anti ladro…

Ma come ricordava il Piccolo Principe (vedi post il segreto di esattamente 1 anno fa), spesso l’essenziale resta invisibile agli occhi. E l’unica chiave che potrebbe aprire orizzonti nuovi resta dimenticata. Ma è sempre lì, a portata di mano, solo un po’ nascosta, invisibile per chi ha lo sguardo chiuso in sé e nella fretta che travolge la sua vita…

 

chiavecuore

Quando l’amore vi chiama…

Riscopro con piacere questa pagina del Profeta di Kahlil Gibran. Mi permetto di fare alcune evidenziature e di augurare ad ognuno dei miei lettori di potersi specchiare in questi spunti di vita.

La dedica è per chi verso l’amore mi ha chiamato in certi momenti della vita e per chi ora mi sta ricordando questa chiamata e mi dice di abbandonarmi ad essa e di credergli…

Andrea

Quando l’amore vi chiama, seguitelo, benché le sue vie siano faticose e ripide.
E quando le sue ali vi avvolgono, abbandonatevi a esso, quantunque la spada nascosta tra le sue piume vi possa ferire.
E quand’esso vi parla, credetegli, sebbene la sua voce possa frantumare i vostri sogni come il vento del nord devasta il giardino.

Poiché proprio come l’amore vi incorona, così vi crocifiggerà.
Come è per la vostra crescita, così favorisce la vostra potatura.
Proprio come sale fino alla vostra altezza per accarezzare i vostri più teneri rami che tremano nel sole, così esso scenderà alle vostre radici per scuoterle dov’esse sono più fortemente attaccate alla terra.

Come covoni di grano vi raccoglie a sé.
Vi trebbia per mettervi a nudo.
Vi setaccia per liberarvi dalle vostre pellicole.
Vi macina sino a rendervi candidi
Vi impasta sino a quando non sarete flessibili, e poi vi cede al suo sacro fuoco, affinché voi possiate diventare pane sacro per la santa mensa di Dio.

Tutte queste cose farà a voi l’amore affinché possiate conoscere i segreti del vostro cuore, e in quella conoscenza diventare così un frammento del cuore della Vita.

Ma se per paura cercherete dell’amore soltanto la pace e il piacere, meglio sarebbe allora per voi coprire la vostra nudità, uscire dall’aia dell’amore, ed entrare nel mondo senza stagioni dove voi riderete, però non tutto il vostro riso, e piangerete, ma non tutte le vostre lacrime.

L’amore non dà nient’altro che se stesso e non prende nulla se non da se stesso.
L’amore non possiede, né vorrebbe essere posseduto, perché l’amore basta all’amore.

Quando amate non dovreste dire:
“Dio è nel mio cuore”, ma piuttosto “Sono nel cuore di Dio”.
E non pensiate di poter dirigere il corso dell’amore, perché è l’amore, se vi trova degni, a dirigere il vostro corso.

L’amore non ha nessun altro desiderio che quello di adempiersi.

Ma se nel vostro amore non potete fare a meno di desiderare, fate che questi siano i vostri desideri:

Sciogliersi ed essere come un ruscello che canta la sua melodia alla notte.
Conoscere la pena di troppa tenerezza.
Essere feriti dalla comprensione stessa dell’amore.
E sanguinare volentieri e con gioia.
Destarsi all’alba con un cuore alato e render grazie per un altro giorno d’amore.
Riposare nell’ora del meriggio e meditare l’estasi dell’amore.
Rincasare la sera con gratitudine, e addormentarsi con una preghiera in cuore per l’amato e un canto di lode sulle labbra.

  Gibran

Il mio Addio con le parole del Manzoni

Domenica sono stato, stupenda giornata di febbraio limpida e tersa, a Lecco sull’omonimo lago (in vero si chiama Lago di Como ma guai a dirlo agli abitanti della zona). Volevamo andare a visitare i luoghi manzoniani, ma ci siamo trovati in una tipica situazione all’italiana: senza indicazioni e con scarsissima valorizzazione delle mete da raggiungere. Per fortuna esiste il dono della comunicazione e chiedendo agli autoctoni, qualcosa abbiamo vistato.

Naturalisticamente parlando posti magnifici, ma vederli con gli occhi del Manzoni e’ tutt’altra cosa. Ho compreso la grandezza dello scrittore, che usa la penna come fosse il pennello di un artista.

E li’, in riva all’Adda, tra le barche dei pescatori ormeggiate e gli alberi spogli, un sasso nudo e spoglio riporta i primi versi dell’Addio ai monti di Lucia.

Me lo son riletto e pensavo, in questi giorni di cambiamenti, che e’ proprio il mio canto di adesso.

Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente/ tratto dalla speranza di fare altrove fortuna/ si disabbelliscono/ in quel momento/ i sogni della ricchezza/ egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere/ e tornerebbe allora indietro/ se non pensasse che, un giorno- tornerà dovizioso/…

Cambio lavoro, lascio dopo un anno l’Ospedale Galliera. Qui ho imparato molto, ma ho pure passato mesi di fatica. Umanamente parlando ho incontrato persone molto valide  che ringrazio una per una; sul lato professionale, invece, spero di approdare ora a lidi migliori. (Si veda anche il post dello scorso 11 dicembre).

Tutto si trasforma, il cuore dell’uomo si rinnova, la speranza del nuovo si accompagna all’incertezza del divenire. E a te, te che col cuore mi accompagni nel mio pellegrinare errabondo, a te che affetto e stima mi dimostri, compagno o compagna d’armi, d’avventure, di sogni, di speranze innominate, a te il mio sentito grazie per la vicinanza nell’ora presente, a volte cosi’ tormentata.

Andrea

 

Addio/ monti sorgenti dall’acque- ed elevati al cielo/ cime inuguali/ note a chi è cresciuto tra voi/ e impresse nella sua mente/ non meno che l’aspetto de’ suoi familiari/ torrenti- de’ quali si distingue lo scroscio/ come il suono delle voci domestiche/ ville sparse e biancheggianti sul pendìo/ come branchi di pecore pascenti/ addio!/ Quanto è tristo il passo di chi/ cresciuto tra voi/ se ne allontana!//

Alla fantasia/ di quello stesso che se ne parte volontariamente/ tratto dalla speranza di fare altrove fortuna/ si disabbelliscono/ in quel momento/ i sogni della ricchezza/ egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere/ e tornerebbe allora indietro/ se non pensasse che, un giorno- tornerà dovizioso/ Quanto più si avanza nel piano/ il suo occhio si ritira/ disgustato e stanco/ da quell’ampiezza uniforme/ l’aria gli par gravosa e morta/ s’inoltra mesto e disattento/ nelle città tumultuose/ le case aggiunte a case/ le strade che sboccano nelle strade/ pare che gli levino il respiro/ e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero/ pensa/ con desiderio inquieto/ al campicello del suo paese/ alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso/ da gran tempo/ e che comprerà/ tornando ricco/ a’ suoi monti//

Ma chi/ non aveva mai spinto/ al di là di quelli/ neppure un desiderio fuggitivo/ chi/ aveva composti in essi/ tutti i disegni dell’avvenire/ e n’è sbalzato lontano/ da una forza perversa!/ Chi/ staccato a un tempo/ dalle più care abitudini/ e disturbato nelle più care speranze/ lascia que’ monti/ per avviarsi in traccia di sconosciuti/ che non ha mai desiderato di conoscere/ e non può/ con l’immaginazione/ arrivare a un momento stabilito per il ritorno!/ Addio/ casa natìa/ dove/ sedendo/ con un pensiero occulto/ s’imparò a distinguere dal rumore de’ passi comuni- il rumore d’un passo aspettato/ con un misterioso timore/ Addio/ casa ancora straniera/ casa sogguardata tante volte alla sfuggita/ nella quale la mente- si figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa/ Addio/ chiesa/ dove l’animo tornò tante volte sereno/ cantando le lodi del Signore/ dov’era promesso/ preparato un rito/ dove il sospiro segreto del cuore- doveva essere solennemente benedetto/ e l’amore venir comandato/ e chiamarsi santo/ addio!// Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto/ e non turba mai la gioia de’ suoi figli/ se non per prepararne loro- una più certa e più grande.

Il segreto

 

Ieri sera sono stato ad un concerto di musica classica tenuto dagli studenti del conservatorio musicale N.Paganini di Genova presso l’istituto per non vedenti David Chiossone. C’era anche il mio amico Samuele, violinista, che ha suonato in maniera ottima il 1° movimento della Sonata in Do min. n.3 op.45 di Grieg.

All’ingresso della sala dove si è tenuta la rappresentazione c’era un foglio bianco con solo questa scritta:

 

«Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che con il cuore.
L’essenziale è invisibile agli occhi».

 

Da “il Piccolo Principe” di Antonie de Saint-Exupèry