Le acqueforti incantate di Francesco Piazza

Treviso, culla dello scoutismo italiano (insieme a Genova, dove nacquero invece le gioiose di Mario Mazza). Una villetta isolata in un parco pieno di gufi, tortore, picchi rossi e picchi verdi: l’abitazione semplice e graziosa di Anna Maria Feder e suo marito Francesco Piazza, che furono due grandi scout e di cui i figli spirituali oggi portano avanti il ricordo e il pensiero.

Di tanti cimeli, quelli che mi hanno lasciato più impressionato sono le acqueforti di Francesco Piazza: incisioni che richiedevano un lunghissimo lavoro e in cui Checco metteva una dedizione totale e in cui faceva emergere tutto il suo spirito di osservazione verso la natura. Molto belle in particolare quelle con gli accostamenti tra paesaggi naturali e passi della Parola di Dio.

Penso che un cimelio se resta tale serva però a poco: spetta ale nostre vite renderlo ancora vivo. Come? Prendendo spunto. Non tanto dalle singole opere compiute, ma da quegli ideali che hanno mosso semplici e umili persone permettendogli di compiere cose grandi, opere di bene i cui frutti vivono ancora oggi nelle persone che le hanno respirate.

Ideali grandi più che emozioni forti.

Buona strada agli amici scout e a tutti i cercatori di ideali grandi!

Andrea

Una delle acqueforti di Francesco Piazza, tecnica di  incisione a zinco e stampa ad inchiostro molto elaborata:
solo i più bravi riescono a produrre dei capolavori


Link consigliati: vita e opere di Francesco Piazza, Checco Piazza educatore scout, Centro Studi “Ugo De Lucchi”

A volte sembrano davvero “bambini vestiti da cretini…”

La fase è celeberrima: “Gli scout sono dei bambini vestiti da cretini, guidati da cretini vestiti da bambini.”  L’attribuzione un po’ meno certa. Molti la fanno risalire a George Bernard Shaw ma non vi è alcuna fonte ad attestare che il premio Nobel irlandese per la letteratura l’abbia mai pronunciata.

La frase è invece di Jack Benny (1894 – 1974), comico e attore statunitense che nei suoi spettacoli radiofonici e televisivi pare ironizzasse sovente contro gli scout.

Perchè tiro fuori questa frase? Perchè sto seguendo un simpatico dibattito sul forum scout di Grosseto sul modo in cui gli scout portano la loro uniforme. In realtà è un po’ di tempo che questo tasto mi preme come un nodo in gola (uno dei primi articoli che scrissi per Esperienze & Progetti, la rivista del Centro Studi Badel Powell, fu proprio dedicato a questo argomento).

Vediamo se riesco a rendere l’idea con qualche foto che parla forse più di mille immagini:

1) Fazzolettone scout ben fatto e ben portato:

fazzolettone

2) Fazzolettone “collana vudu” in varie varianti e modelli :

 a) Classico

  

b) con sciarpa per il collo (per le signorine)  c) con accessori multiuso: stendi abiti e fermacarte

3) Collane vudu propriamente dette:

collana wudu-2  collana vudu - benin  collana wudu

4) Fazzolettone vudu propriamente detto (NO COMMENT):

[immagine non più disponibile]

5) (tiriamoci su il morale) Capi Scout con fazzolettoni scout ben fatti!
scout uniforme bella

A termine di questa rassegna, credo che se qualcuno vede qualche scout per strada con uno dei modelli di fazzolettone scout trasformato in collana vudu, ecco credo che abbia i suoi buoni e fondati motivi per farsi passare, almeno nell’anticamera del cervello, la famosa frase dei cretini vestiti da bambini….

Non pensate? È solo una uniforme, ma essa da’ uno stile, diventa un habitus.
Dimmi come ti vesti e ti dirò chi sei dice un antico proverbio. Se è vero che il nostro modo di apparire è anche riflesso di quel che portiamo nell’anima e nel cuore e di quel che siamo, credo sia importante curare il modo di presentarsi. O non si spiegherebbe nemmeno perché in certi ambienti di lavoro sia chiesta ancora oggi una certa tenuta formale.

Non aggiungo altro, spero di aver lanciato un piccolo seme che auspico possa essere raccolto da chi di dovere…

Buona Strada!

Andrea

PS: cliccare QUI e QUIper leggere due articoli interessanti di zio-web sull’argomento

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