Lettera aperta a don Farinella

Bentornato don Farinella. Bentornato sulla scena della politica al primo posto che sopravanza la ragion della Fede, la ragion del silenzio per amore della Chiesa. Non parlo delle gerarchie vaticane, parlo della Chiesa come “popolo di Dio”, concetto a lei tanto caro, ma pazienza se poi tra pensiero e fatti la scollatura c’e’. Il popolo di Dio cerca pastori che indicano la fonte dove dissetare la sete di infinito che e’ propria di ogni uomo, il popolo dei politicanti cerca invece argomentazioni per infiammare polemiche e nel contempo far parlare di sé. Benvenuto in questo mondo.

Sul suo fondo su Il Lavoro-Repubblica  annuncia l’avvio di una collaborazione con la testata di Ezio Mauro (ormai sempre più delineata politicamente), e subito parte in quarta con l’analisi di quello che combina o non combina il Governo. I toni sono più pacati che in passato (ed è auspicabile restino tali anche in futuro) ma è questo davvero il volto del sacerdote-pastore-uomo che sa farsi pane spezzato per i fratelli?

La sua considerazione finale sul gay pride è ragionevole: nelle nostre comunità, nelle nostre chiese, nelle nostre celebrazioni è giusto alzare una preghiera per questi fratelli che non vanno ghettizzati, classificati, ridicolizzati (talvolta pare, al massimo, che si ridicolizzino da soli). Come tante persone lontane da Dio, sono persone bisognose di affetto e di riscoprire il valore e il significato dell’amore. Ma poi lei afferma che Gesù oggi di certo non andrebbe al Corpus Domini e sceglierebbe invece il gay pride (l’orgoglio di chi ama scegliere Genova per il gusto di sfidare e provocare).

Qualcuno potrebbe facilmente obiettare che nell’Eucarestia-Corpo di Cristo è ovviamente presente Cristo stesso. Ma oltre a ciò è bello pensare che Egli, umile falegname di Nazareth che non ama le sceneggiate, né le piazze roboanti, preferisca scegliere il volto degli umili, dei semplici, di chi ha un cuore innocente e puro come quello di un bambino. E che preferisca lasciare alle persone di mondo quel che è di Cesare, per donare a Dio quel che è di Dio.

E pazienza allora se il Cardinale – Pastore dei pastori – ha chiesto ai suoi sacerdoti di non scrivere né pubblicare nulla senza il suo consenso: il fine giustifica i mezzi, Machiavelli docet. Bentornato, Paolo Farinella.

Andrea Macco