Responsabilità

responsabilità sociale

In questo post propongo due riflessioni, una di carattere generale sull’uomo, con le parole di una poesia della statunitense Audrey Shenandoah, e l’altra di attualità sulla nostra povera Italia, in cui scandali e corruzione sembrano dilagare sempre: segnalo allora un bell’articolo di Danilo Paolini uscito su Avvenire di ieri. Buona lettura!

AM

Nascere uomo su questa terra 
è un incarico sacro. 
Noi abbiamo una responsabilità sacra, 
dovuta a questo dono eccezionale 
che ci è stato fatto, 
ben al di sopra del dono meraviglioso 
che è la vita delle piante, 
dei pesci, dei boschi, degli uccelli, 
e di tutte le creature 
che vivono sulla terra. 
Noi siamo in grado 
di prenderci cura di loro.

Audrey Shenandoah

Audrey Shenandoah

Ognuno di noi deve fare la propria parte per salvare l’Italia

L’altro contagio

«Le solite facce, i soliti accordi», cantavano Enzo Jannacci e Paolo Rossi al Festival di Sanremo nel 1994, mettendo in musica con disincanto il ciclone di Tangentopoli che aveva appena sconvolto l’Italia. Aprendo i giornali di stamattina si ha l’impressione di fare un balzo indietro di vent’anni esatti e viene da intonare a denti stretti quella vecchia canzone: i soliti arresti, le solite facce, i soliti nomi… continua a leggere su Avvenire

«Barbapapà» ossia «zucchero filato»: chi lo conosce?

Sulla falsariga del post dedicato ai 50 anni di Snoopy e al suo ideatore (vedere QUI) mi viene segnalato un altro interessante articolo a tema fumettistico, questa volta riguardante personaggi forse meno noti: i Barbapapà. Curiosa e caratteristica la storia del loro ideatore. Anzi, dei loro ideatori e di come i loro personaggi approdarono in Italia. Eccovela.

Andrea

Barbapapà, barbe filanti e altre facce di gomma

Quando Annette Tison e Tylus Taylor fecero nascere sui tavoli di un bistrò parigino quel curioso, gigantesco ectoplasma rosa, non immaginavano certo di aver plasmato l’indefinibile protagonista di un successo su scala planetaria. Fuori infuriava la tempesta del maggio francese che scuoteva le coscienze dei giovani: sui tavolini di quel caffè lei, architetto e designer, lui matematico e biologo, dovevano scrivere una relazione scientifica, ma fecero restare tutti di stucco con il loro barbatrucco. Sono trascorsi quarant’anni dalla prima apparizione a fumetti (che Annette e Tylus han trascorso da marito e moglie), e «Barbapapà» per estensione è diventato il nome di tutta la famiglia di quei grossi, coloratissimi e amichevoli blob, capace di influenzare la lingua italiana con l’introduzione del neologismo «barbatrucco» e persino i giapponesi di Kodansha e Studio Ghibli, quelli dei robottoni e di Drangoball. «La scarsa animazione e la semplicità delle storie, non impediscono alla serie animata di sollevare gradi entusiasmi tra i giovanissimi, affascinati dalle incredibili trasformazioni dei gommosi protagonisti» è l’opinione dei Kappa Boys, il gruppo che per primo ha introdotto i manga in Italia.

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Il sorriso di Snoopy

Mi segnalano questo articolo che rientra in quella categoria di articoli rari e ricercati che piacciono tanto al sottoscritto: quelli che fanno bene al cuore.
Auguri Snoopy (e grazie!) per i tuoi 50 anni di vita!

Il sorriso di Snoopy

Ebbe a confidare Charles M. Schulz che lo assaliva una forma di disagio quando, all’improvviso, entravano nel suo studio i figli o la moglie. E lo coglievano con lo sguardo assente davanti alla finestra. Quasi che stesse oziando. In realtà erano quelli i momenti in cui gli balenavano nel cervello nuove soluzioni per i suoi Peanuts. Noccioline… Delle quali ricorrono in questo 2010 due anniversari: il sessantesimo della pubblicazione (1950) della prima striscia e quella della apparizione dell’ultima piccola sequenza come tradizione formata di quattro quadretti, nel febbraio del 2000.
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