La logica applicata all’autostrada funziona?

Incontro una mia studentessa, appena rientrata dalle vacanze. Non faccio in tempo a chiederle se sia pronta a riprendere lezioni e quant’altro che mi incalza: “Prof, prof! Quel che ci ha detto sulla velocità non va bene! Infatti…”

Prima di iniziare a ingranare la quarta, a proposito di moderazione di velocità, la stoppo. “A quale lezione ti riferisci?”

Lei pronta: “A quella sulla velocità. Ci ha detto che più aumentiamo la velocità con cui andiamo, più aumenta il rischio…”

Io: “Beh, forse non in questi termini, ma il succo è quello…”

“E allora lei ha sbagliato!” – sentenzia gioconda la stud (già, se io sono prof. lei allora è stud. no?)

C’è un attimo di silenzio, so che lei attende impaziente che le dica: avanti, dimostrami il perché. Ma non lo dico apposta. Intanto, più di qualche secondo non resiste. E’ una sfida… E infatti:
“Sì, perché ci ho pensato e la logica la condanna prof, sì perché – la parlata è rapida, veloce, tutta d’un fiato – la logica vuole che la probabilità di incidente sia legata a quanto uno sta in autostrada. Se io non guido mai e non vado mai in macchina difficilmente avrò un incidente, giusto?”

Come obiettare. Giusto. Ma dove vuole arrivare la diabolica stud?

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