Genitori, lasciate che noi insegnanti facciamo il nostro mestiere! Lasciateci stimolare gli alunni con il lavoro di classe, lasciate che gli alunni riprendano in mano quanto trasmesso nelle lezioni, lo rielaborino e lo utilizzino per risolvere problemi, situazioni…
Mi capita in questi giorni (ma non è certo la prima volta) di genitori che, lancia in resta, partono all’attacco: “Ha assegnato problemi con cose non fatte e non spiegate…! Le equazioni non le sanno ancora fare…! Per risolvere il problema servono le proporzioni che lei (sottinteso: brutto e cattivo insegnante che angoscia i poveri studenti e noi genitori) non ha spiegato…! Senza Teorema-tal-dei-tali come può pretendere che mio figlio lo risolva…?!? Ho chiesto, e anche altre mamme hanno ammesso che non sanno risolverlo…! (sottinteso: Vergogna!)” e via dicendo.
Inizialmente tutto ciò scatena in me un sentimento di “furia omicida” stile torneo cavalleresco: mi hai aggredito ingiustificatamente quando nemmeno ero a cavallo, ora mi armo e altro che lancia in resta! Ma poi penso che non ne valga nemmeno la pena, passo al sorriso e, semplicemente, mi scanso: lascio che il cavaliere-genitore si getti contro il suo drago, il suo mulino a vento e colpisca… l’aria!
Gli studenti hanno tutti gli strumenti per risolvere, ragionare e pensare e, come spiego sempre (è un mio cavallo di battaglia, forse il mio preferito per questi tornei!) per risolvere uno stesso problema, in matematica, esistono molti modi e molte vie. Il genitore che non era in classe e che ha memoria solo dei metodi delle scuole Superiori o che lui stesso ha studiato, pretende che il figlio risolva il problema come dice e vuole lui… e non spende manco un minuto a chiedere preventivamente: Ma in classe come avete fatto? O a stimolare l’alunno:
Prova, con gli strumenti di cui disponi, l’intelligenza che hai ricevuto, le conoscenze e le abilità che ti hanno trasmesso i tuoi insegnanti (presenti e passati, diamo merito anche a loro!) a risolverlo… O ancora: Non arrenderti, usa la logica, usa un altro metodo, fai dei tentativi… e se poi proprio non riesci, porta in classe i tuoi tentativi andati a vuoto e discutine con il resto della classe e l’insegnante!
Tra l’altro discutere di problemi è una parte bellissima, a mio avviso il cuore dell’insegnamento della matematica. Ascolto con grande interesse le soluzioni alternative, a volte resto stupito e spiazzato da ciò che gli studenti – da soli! da soli! senza genitori! – han saputo tirare fuori. Poi mi arriva quello che mi dice: “Io ho scritto sul quaderno bla bla bla…” E che vuol dire? – domando – Me lo spieghi? “Ah boh, non lo so, mia sorella mi ha detto di farlo così… La tutor mi ha dettato questo… La zia diceva che la soluzione così è giusta!” Tutte risposte che si commentano da sé… [Interessantissima l’ultima: non si bada a che l’alunno abbia compreso la soluzione, ma solo al fatto che sia arrivato ad avere scritta la soluzione giusta. La zia sa come ci si arriva, con i metodi da lei a suo tempo assimilati, lo studente invece non ha compreso minimamente il perché, però…la zia (mamma, papà, fratello, tutor…) ha detto!]
Io, invece, avrei preferito di gran lunga sentire: “Prof, in classe avevamo visto un problema simile e l’abbiamo risoluto con una tabella passo-passo…ma è lunga e io ho pensato che facendo questo conto… e poi questa moltiplicazione… ottenevo questo risultato. Non so se sia giusto, lei che dice?” Oppure: “Ho disegnato i segmenti, ho cercato il numero di parti, ma poi mi sono bloccato, come mai? Dove sbaglio?” oppure: “Non sono riuscito a inquadrare questo problema, perché se fosse di conteggio mi chiederebbe… ma invece questo non ci dice… e dunque se facessi così non arrivo da nessuna parte. Come posso fare?”
Concludo queste mie riflessioni aperte con una citazione del matematico ungherese George Polya in cui mi sono imbattuto mentre sto ultimando di preparare i fascicoli di “Matematica a Quiz“ (con tanto di soluzioni commentate, trappole e tranelli discussi, sulla base proprio del lavoro – bellissimo e prezioso (ma purtroppo non sempre compreso da tutte le famiglie) – fatto con i miei studenti (passati e presenti) in classe, sui problemi e sulle prove INVALSI. Eccola: