Quando i genitori vogliono sostituirsi all’insegnante… Parliamo del PROBLEM-SOLVING

Genitori, lasciate che noi insegnanti facciamo il nostro mestiere! Lasciateci stimolare gli alunni con il lavoro di classe, lasciate che gli alunni riprendano in mano quanto trasmesso nelle lezioni, lo rielaborino e lo utilizzino per risolvere problemi, situazioni…

Don_Chisciotte_contro_i_mulini_a_vento_687358773.jpgMi capita in questi giorni (ma non è certo la prima volta) di genitori che, lancia in resta, partono all’attacco: “Ha assegnato problemi con cose non fatte e non spiegate…! Le equazioni non le sanno ancora fare…! Per risolvere il problema servono le proporzioni che lei (sottinteso: brutto e cattivo insegnante che angoscia i poveri studenti e noi genitori) non ha spiegato…!  Senza Teorema-tal-dei-tali come può pretendere che mio figlio lo risolva…?!? Ho chiesto, e anche altre mamme hanno ammesso che non sanno risolverlo…! (sottinteso: Vergogna!)” e via dicendo.

Inizialmente tutto ciò scatena in me un sentimento di “furia omicida” stile torneo cavalleresco: mi hai aggredito ingiustificatamente quando nemmeno ero a cavallo, ora mi armo e altro che lancia in resta! Ma poi penso che non ne valga nemmeno la pena, passo al sorriso e, semplicemente, mi scanso: lascio che il cavaliere-genitore si getti contro il suo drago, il suo mulino a vento e colpisca… l’aria!

52763550-man-finding-the-solution-in-a-mazeGli studenti hanno tutti gli strumenti per risolvere, ragionare e pensare e, come spiego sempre (è un mio cavallo di battaglia, forse il mio preferito per questi tornei!) per risolvere uno stesso problema, in matematica, esistono molti modi e molte vie. Il genitore che non era in classe e che ha memoria solo dei metodi delle scuole Superiori o che lui stesso ha studiato, pretende che il figlio risolva il problema come dice e vuole lui… e non spende manco un minuto a chiedere preventivamente: Ma in classe come avete fatto? O a stimolare l’alunno: Finding solution!Prova, con gli strumenti di cui disponi, l’intelligenza che hai ricevuto, le conoscenze e le abilità che ti hanno trasmesso i tuoi insegnanti (presenti e passati, diamo merito anche a loro!) a risolverlo…  O ancora: Non arrenderti, usa la logica, usa un altro metodo, fai dei tentativi… e se poi proprio non riesci, porta in classe i tuoi tentativi andati a vuoto e discutine con il resto della classe e l’insegnante! 

soluzioni.gifTra l’altro discutere di problemi è una parte bellissima, a mio avviso il cuore dell’insegnamento della matematica. Ascolto con grande interesse le soluzioni alternative, a volte resto stupito e spiazzato da ciò che gli studenti – da soli! da soli! senza genitori! – han saputo tirare fuori. Poi mi arriva quello che mi dice: “Io ho scritto sul quaderno bla bla bla…” E che vuol dire? – domando – Me lo spieghi? “Ah boh, non lo so, mia sorella mi ha detto di farlo così… La tutor mi ha dettato questo… La zia diceva che  la soluzione così è giusta!” Tutte risposte che si commentano da sé… [Interessantissima l’ultima: non si bada a che l’alunno abbia compreso la soluzione, ma solo al fatto che sia arrivato ad avere scritta la soluzione giusta. La zia sa come ci si arriva, con i metodi da lei a suo tempo assimilati, lo studente invece non ha compreso minimamente il perché, però…la zia (mamma, papà, fratello, tutor…) ha detto!]

Io, invece, avrei preferito di gran lunga sentire: “Prof, in classe avevamo visto un problema simile e l’abbiamo risoluto con una tabella passo-passo…ma è lunga e io ho pensato che facendo questo conto… e poi questa moltiplicazione… ottenevo questo risultato. Non so se sia giusto, lei che dice?” Oppure: “Ho disegnato i segmenti, ho cercato il numero di parti, ma poi mi sono bloccato, come mai? Dove sbaglio?” oppure: “Non sono riuscito a inquadrare questo problema, perché se fosse di conteggio mi chiederebbe… ma invece questo non ci dice… e dunque se facessi così non arrivo da nessuna parte. Come posso fare?”

Concludo queste mie riflessioni aperte con una citazione del matematico ungherese George Polya in cui mi sono imbattuto mentre sto ultimando di preparare i fascicoli di Matematica a Quiz (con tanto di soluzioni commentate, trappole e tranelli discussi, sulla base proprio del lavoro – bellissimo e prezioso (ma purtroppo non sempre compreso da tutte le famiglie) – fatto con i miei studenti (passati e presenti) in classe, sui problemi e sulle prove INVALSI. Eccola:

sull'insegnamento della matematica - pensiero bellissimo

Messaggio ai guerriglieri

 Sono tornati. Parlo dei guerriglieri, una banda di non identificate persone che lasciano commenti anonimi accompagnati da uno stile fatto di segni inconfondibili: lo sbeffeggio, l’insulto, la provocazione.

Ma da quante persone è composta questa irriducibile banda? Probabilmente da una sola persona, massimo due, visto che l’IP dei commenti (che le rende peraltro tracciabili nei loro spostamenti) è sempre lo stesso (ma trenta nickname diversi, altrimenti che gusto c’è?). Ovviamente non rispettano nessuna delle regole di questo blog:

 

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UAAR all’attacco! Razionalità in pronta risposta

Toh guarda, su Repubblica di oggi (12 gennaio) i miei “amici”dell’UAAR! Io li ri-battezzerei volentieri in AAAA. Vi spiego. UAAR = Unione Atei Agnostici Razionalisti. Ma visto che non sono per nulla uniti, né, tanto meno, dimostrano di essere persone razionali nelle loro esternazioni e nella loro logica basata solo sullo scontro frontale e, il più delle volte, sull’insulto, ecco il nuovo battesimo: A-UNIONE ATEI e AGNOSTI A-RAZIONALISTI!

Di loro ho già parlato altre volte in passato, compresi vari articoli e botta-risposta comparsi su il Giornale e che trovate nella sezione Articoli (si vedano in particolare gli articoli inerenti Odifreddi e quelli sul caso Ergo Sum).

In ogni caso breve presentazione: Qui a Genova, sede del card. Bagnasco presidente della CEI, spopolano. O meglio, son quattro gatti ma si dan da fare a più non posso. A partire dagli attacchi anticlericali di Piergiorgio Odifreddi in occasione del Festival della Scienza di Genova. Per passare a mostre sull’omosessualità nel mondo animale spacciate per scientifiche ma che di scientifico hanno solo questo intento: promuovere una visione a-morale della società in cui tutto è lecito (con tutto il rispetto per le persone omosessuali che vivono castamente la loro condizione, al pari di tutti quelli che si mantengono vergini fino al Matrimonio).

E visto che si è parlato di battesimo, cito anche le campagne dello “sbattezzo” portate avanti sempre dall’UAAR tipicamente in Piazza Matteotti davanti alla Curia…se no che gusto c’è?!?

 E ora, ecco la loro ultima trovata. leggete qua:

“LA CATTIVA notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno”. E’ questa la versione italiana della campagna a favore dell’ateismo che dal 4 febbraio tappezzerà due autobus pubblici a Genova. Ma sarà solo l’inizio. O forse la fine di questa promozione dell’incredulità, a giudicare dalle animate polemiche e controffensive religiose seguite alla stessa iniziativa sui bus di Londra, in Spagna, a Washington e anche in Australia, dove è stata bloccata prima ancora di apparire per le strade. Non a caso l’apertura della campagna lanciata dall’Unione atei e agnostici razionalisti (Uaar) partirà da Genova. “E’ una specie di sfida atea in casa di Angelo Bagnasco, presidente della Cei” spiega Raffaele Carcano, segretario generale della Uaar. “Dopo le polemiche sul gay pride di Genova, reo di essere stato fissato per il 13 giugno, giorno del Corpus Domini, e dopo le parole di Bagnasco per ostacolare lo svolgimento della manifestazione, dopo le frequenti uscite del cardinale in materia di scienza, diritti, riproduzione, l’Uaar ha deciso di riprendersi un po’ di par condicio. E di fare pubblicità all’incredulità”. Ricorrere agli spot scegliendo di mandare messaggi come se si trattasse di una nuova auto o di un detersivo dà l’idea delle condizioni degli atei costretti a riaffermare la propria presenza di fronte alla pervasività della presenza cattolica. “La chiesa ha e deve continuare ad avere libertà di parola” prosegue Carcano. “Purché vi sia adeguato spazio anche per chi cattolico non è. Pagando questa campagna pubblicitaria l’Uaar intende riconquistare all’incredulità un po’ di quella par condicio che i mass media stentano a riconoscerle”, con un messaggio “che vuole invitare a riflettere, con l’aggiunta di un pizzico di fiducia e ottimismo in chiave umanista”. L’idea dei bus atei è stata della British Humanist Association e il successo è stato tale che è stata poi ripresa negli Stati Uniti, in Australia, in Spagna. Come già accaduto all’estero, anche gli atei italiani hanno lanciato una campagna per raccogliere i fondi necessari per estendere l’iniziativa con altri mezzi e in altre città. Reazioni permettendo. “Non abbiamo idea di cosa ci aspetta perché è sempre difficile fare previsioni” prosegue Carcano. “Per fare un esempio nel mondo dell’editoria, la chiesa non critica i libri di Augias o di Maltese quando escono ma solo quando se ne comincia a parlare, allora si scatenano, come hanno fatto anche con Dan Brown. Anche noi avremmo potuto lanciare la nostra campagna partendo da Roma, ma abbiamo preferito evitare di fare del facile vittimismo”. (Tratto da Repubblica del 12 gennaio 2009)

  

Commenti nei post. In particolare con questa domanda: ma che influenza hanno questi spot e questi messaggi dell’UAAR sulla società?
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