Lui che spaziava dalla galassia al gluone,
ora, senza più discussione,
provava una grande insoddisfazione.
Era come svuotato, senza più speranza
di trovare infine chi, con qualche ragionamento strano,
gli potesse insinuare una qualche speranza.
Si accorse d’essere oppresso da una crescente confusione,
con una sola certezza.
Noi, diceva, la materia che vede se stessa,
raminghi e disperati figli delle tenebre.
Un attimo di luce in un universo senza senso.
Sarmel allora pensò, guardando un sasso,
che una pietra sta all’uomo,
come l’uomo sta… a Dio
e se dalle pietre è nato l’uomo,
dall’uomo può nascere Dio.
E perché poi questo Dio
non può far nascere l’uomo dal fango?
Dio non è nostro padre,
Dio è un nostro figliolo
Dio è la favola bella,
di quando l’uomo era bambino…
(Tratto da: Sarmel e Dio in 6 Quadri – Di P. Diodati, musicato da F. Sulpizi)