Dal cielo ciò che ci chiama al cielo

Durante il Caffè Latinum di Lunedì, tra i vari passi, è stato proposto questo di un autore poco noto, Manilio. Lo ritengo così bello che anche per chi non ha preso parte al Caffè e alla discussione scientifica e letteraria annessa, lo voglio ripostare sul blog. A me ha ricordato molto Galileo Galilei, quando dice che il Libro della Natura è stato scritto da Dio con caratteri matematici e se noi siamo in grado di leggerlo è perché quello stesso Creatore ha modellato anche la nostra mente, rendendola così capace di intendere il linguaggio del Libro della Natura.

 

 

Quis caelum posset nisi caeli munere nosse,

et reperire deum, nisi qui pars ipse deorum est?

Quisve hanc convexi molem sine fine patentis

signorumque choros ac mundi flammea tecta,

aeternum et stellis adversus sidera bellum

cernere et angusto sub pectore claudere posset,

ni sanctos animis oculos natura dedisset

cognatamque sibi mentem vertisset ad ipsam

et tantum dictasset opus, caeloque veniret

quod vocat in caelum sacra ad commercia rerum?

 

                                                                   Manilio, Astronomica, II, 115-124

 

Chi potrebbe conoscere il cielo se non per dono del cielo,

e trovare Dio, se non chi partecipa della divinità?

E questa vastità della volta che si estende senza fine,

e le danze degli astri e i fiammeggianti tetti dell’universo,

e l’eterno conflitto dei pianeti contrapposti alle stelle,

chi potrebbe discernere e racchiudere nell’angusto petto,

se la natura non avesse dato alla mente occhi divini

e non avesse rivolto a sé un’intelligenza ad essa affine,

e non avesse ispirato un compito così alto, e non venisse dal cielo

ciò che ci chiama al cielo, per partecipare ai sacri riti?”

                                                                                                   Trad. A. Del Ponte

3 commenti su “Dal cielo ciò che ci chiama al cielo

  1. Mi è spiaciuto non esserci Andre…ma lavorando!
    Cmq complimenti!

    Bello Manilio. Non lo conoscevo! Grazie Fra

  2. … E le danze degli astri… e l’eterno conflitto dei pianeti contrapposti alle stelle… gli occhi divini…
    Mi piace sopratutto questo passaggio.

    In effetti, ricorda molto Galilei. La chiesa ha condannato il grande astronomo italiano in quegl’anni difficili, eppure, poche volte si ricorda che lasciò due figlie alla Chiesa.

  3. Ancorchè qui risalente all’anno 2009, questo argomento potrebbe essere ampliato a “dismisura” e con confronti interpersonali “illuminanti” sia per chi avverte la fede religiosa sia per chi non la possiede o,meglio,ritiene di non possederla.
    Si arriverebbe,non dico alla risoluzione del problema,ma senz’altro ad ammettere una ragionevole compatibilità tra la scienza e le religioni più “evolute”, pur rilevandone le incongruenze attuali, per lo più risalenti ai trascorsi storici. Invece, qui ci sono soltanto due commenti interessanti, ma “striminziti”, quasi timorosi di altre argomentazioni di pertinenza che certamente ci sono in chi li ha scritti.

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