Odifreddi finalmente licenziato? Pronto il nuovo Asino d’oro

Dopo tantissimo che non lo facevo, torno a parlare di Piergiorgio Odifreddi, il matematico impertinente.

Irreverente e spesso contro la Chiesa cattolica, Piergiorgio Odifreddi è stato contestato anche sul piano scientifico e ora licenziato dal Festival della Matematica

Irreverente e spesso agguerrito contro la Chiesa cattolica, Piergiorgio Odifreddi è stato contestato anche sul piano scientifico e ora licenziato dal Festival della Matematica

Sembra che finalmente un po’ di gente stia aprendo gli occhi su quanto vale questo matematico (o pseudo-tale), ottimo oratore dalla seducente parlantina, ma dai contenuti che sono sempre stati poco rigorosi, anti-scientifici, dogmatici (più dogmatici del dogmatismo che egli stesso critica, scrisse una volta sulla Stampa l’ateo Arrigo Levi!) e ora persino pieni di castronerie scientifiche.

E’ di ieri la notizia che gli organizzatori del Festival della Matematica hanno scaricato Odifreddi. Ne parlavano sia Repubblica sia la Stampa. Riporto la prima parte dell’articolo di quest’ultimo quotidiano (cliccando sul titolo accederete all’articolo intero di Gabriele Beccaria – direttore di TuttoScienze):

Matematica, non è più un festival per Odifreddi

Una mail e il «matematico impertinente» più famoso d’Italia si è trovato di fronte a uno di quei paradossi logici che ha studiato per decenni.  «Ci vuole un rapporto di grande sintonia e fiducia che purtroppo, adesso, non riscontro più e quindi, per quanto mi riguarda, mi sembra impossibile continuare come gli anni scorsi». Firmato Carlo Fuortes, amministratore delegato dell’Auditorium Parco della Musica. Piergiorgio Odifreddi è stato allontanato. Da ieri non è più il direttore del Festival della Matematica.
Abbandonato il Premio Grinzane, adesso perde a sorpresa la sua creatura, intrisa di equazioni e formule, che quest’anno aveva fatto il tutto esaurito, con file di ragazzi e ragazze a comprare i biglietti delle lezioni sui «multiversi» e sui «mativersi» come se fossero esibizioni di rockstar. I Premi Nobel John Nash e Thomas Schelling non lo sanno ancora, ma il «loro» Piergiorgio, che sabato scorso li aveva portati sul palco, costringendoli a una sorta di spettacolare flusso di coscienza tra economia, storia e teoria dei giochi, è fuori combattimento.
«Sì, è vero. Hanno interrotto il nostro rapporto di collaborazione – reagisce il professore -. Ma adesso non voglio commentare». La voce è decisa, il piglio è il solito, ma rifiuta le stilettate che ne hanno fatto un personaggio multimediale, dai libri alla tv. Non restano che le voci e i pettegolezzi, quelli che avevano cominciato a circolare già durante il Festival della settimana scorsa e che ora rimbalzano come sassate.
  
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Ma amici lettori, le news odifreddiane non finiscono qui!

 Sembra che Odifreddi abbia scritto un altro articolo insulso sulle Scienze (febbraio 2009) in cui non solo non perde occasione per fare polemica con Zichichi ma in cui scrive una risma di autentiche corbellerie scientifiche… Il tema questa volta è l’evoluzionismo, ma non secondo i testi Scientifici, ma secondo Odifreddi! Dopo averlo letto, posso confermare che contiene proprio delle gravi inesattezze dal punto di vista delle leggi della genetica universalmente riconosciute.

 Sembra che ci sia una petizione di vari docenti capitanati dal prof. Paolo Diodati di Perugia al direttore delle Scienze Enrico Bellone, perchè non venga più permesso ad Odifreddi di scrivere corbellerie scientifiche su una rivista prestigiosa come le Scienze. In tanti infatti sono quelli che si sono risentiti!

Ricordo che già nel 2007 capitò un fatto del genere, con Piergiorgio Odifreddi che aveva scritto l’articolo “7 volte 7” pieno di strafalcioni così gravi da meritargli l’assegnazione dell’ASINO d’ORO 2007. (Già allora piovvero le critiche alla direzione delle Scienze.)
Ora gli arriverà anche l’Asino d’oro 2009?
 Su questo argomento sarete tenuti aggiornati nelle prossime settimane.
Andrea Macco 
L'asino d'oro 2007 assegnato da un gruppo di Scienziati a Piergiorgio Odifreddi

L’asino d’oro 2007 assegnato da un gruppo di Scienziati a Piergiorgio Odifreddi

Il valore e il fine dell’educazione

In relazione al precedente post e alla discussione maturata, propongo una seconda riflessione, sul valore dell’educazione, a partire dalla testimonianza di Anna Maria Feder Piazza (1933-1987), figura storica dello scoutismo italiano e trevigiano in particolare (La citai già nel post dello scorso 19 Dicembre: Giocare il Grande Gioco):

“Ma la coscienza non è un organo come il cuore e i polmoni che crescono con il crescere dell’individuo; all’inizio è un’energia spirituale anzi è il centro propulsore di tutte le nostre energie spirituali; perché assolva alla sua funzione cioè perché esista come luogo della sintesi delle attività del nostro spirito essa va coltivata. Questo è l’unico fine dell’educazione: restituire a ciascuna se stessa perché ognuno possa crescere fino alla fine, realizzarsi nella sua pienezza, scoprire la propria avventura e viverla come tale.”

 

Per chi volesse approfondire l’argomento e il pensiero di Anna Maria Feder Piazza, consiglio la lettura di questo suo altro scritto: “Ognuno di noi ha un messaggio destinato a un’altra persona.

«Il potere cambia le persone? No, fa esplodere i nostri difetti»

Ho proposto ai Capi Scout della mia Direzione di Gruppo questo articolo di Francesco Alberoni, apparso 10 anni fa (17.08.1998) sul Corriere della Sera, ma credo sia una riflessione sempre valida che non conosce età, riguardante il buon funzionamento dei gruppi e della società. Saper osservare le persone è molto importante per capirle e aiutarle a conoscere loro stesse. Se uno non si conosce non può nemmeno migliorare.  E probabilmente se in un adulto vedete qualche difetto particolarmente marcato, è probabile che esso fosse già presente quando era bambino o ragazzo: non curato, è rimasto e ha segnato forse irreversibilmente il carattere e il modo di agire di quella persona. Non che sia impossibile cambiare da adulti, semplicemente richiede uno sforzo molto, molto, molto maggiore.

Buona lettura!

Andrea

Una mia amica diceva che alcuni suoi colleghi del ministero, nominati ispettori con l’incarico di accertare le inadempienze delle imprese, in pochissimo tempo sono diventati altezzosi e aggressivi, perfino con i colleghi. Si divertono a infierire su coloro che controllano: “Andiamo a rovinarli!” dicono, e ridacchiano. Non provano la minima pena a far pignorare anche gli ultimi mobili dei disgraziati che non hanno pagato e, se qualcuno glielo fa osservare, rispondono: “Faccio solo il mio lavoro”.

Questa mia amica mi ha spiegato che ha rinunciato alla promozione proprio perché non se la sentiva di agire così duramente. Io però sono convinto che, se fosse stata  costretta a farlo, sarebbe riuscita a trasferirvi la sua umanità. Il compito, il ruolo, la divisa non creano, ma potenziano qualità e difetti che esistevano già prima. Ci sono professori che, agli esami, mostrano il loro animo malvagio e direttori di carceri che danno prova di animo nobile.

Ricordate il direttore del campo di concentramento del film «Schindler’s List»? Era un sadico che si divertiva a sparare sui prigionieri per capriccio. Ma come sarebbe stato se non ci fosse stato il nazismo, se avesse condotto una vita di tranquillo borghese, come dirigente di un’impresa?

Di certo non avrebbe sparato su degli innocenti, ma qualcosa della sua natura malvagia si sarebbe espressa ugualmente, anche se in altro modo. Avrebbe angariato i suoi impiegati, se la sarebbe presa con qualche disgraziato perseguitandolo, avrebbe licenziato chi aveva più bisogno, avrebbe tormentato sua moglie e si sarebbe circondato di violenti. Naturalmente ostentando maniere inappuntabili, in giacca e cravatta.

Per giudicare una persona, per capire che cosa essa è intimamente, dobbiamo immaginare come agirebbe se le venisse assegnata un’altra carica, una posizione di potere dove i suoi impulsi non sono tenuti a freno. Ho degli amici che, messi a dirigere un campo di concentramento, si sforzerebbero di aiutare in ogni modo i detenuti, rischiando la propria vita. Ma altri! Mio Dio, se immagino alcune delle persone che conosco con tale potere di vita e di morte, sono sicuro che, in poco tempo, si lascerebbero andare a crudeltà e intemperanze ripugnanti.

Perché già adesso non hanno il senso della misura e mancano di freni inibitori. Vengono presi da crisi di collera, hanno simpatie irrazionali, hanno attacchi di invidia, si vendicano. Si comportano con moderazione solo perché sono impotenti.

Di ogni persona immaginate che si trovi in una situazione in cui viene tentata nel suo lato più debole. Quell’impiegato avido e maneggione cosa farebbe se fosse nominato direttore amministrativo? Rinuncerebbe a prendere una tangente? E quest’altro, che allunga sempre le mani sulle colleghe, cosa farebbe se fosse il padrone dell’impresa? E se diventasse padrone quel tipo instabile, collerico, umorale? Creerebbe il caos. Esaminate anche quei difetti che appaiono innocui finché la persona svolge un ruolo subordinato. Costui è bravo, però non sa decidere. E se fosse amministratore delegato? Quest’altro è schietto fino alla brutalità. Se la caverebbe in un delicato compito diplomatico?

 

E ora, per finire, proviamo ad applicare la stessa regola anche a noi stessi.

Dove non sapremmo resistere alla tentazione?

In che ruolo si vedrebbero le nostre debolezze?

Quale attività ci farebbe diventare malvagi?

Francesco Alberoni

 

Watchmen: tanto rumore per poco

Riprendo i post della sezione Recensioni FILM con un giudizio sul tanto reclamizzato Watchmen, film di animazione che vede protagonista una banda di super-eroi in declino ma a cui sono affidate le sorti del mondo.

il Dottor Manhattan, lunico vero super-eroe tachionico del film. Il resto della banda (foto in fondo) è formata da persone normali

Il Dottor Manhattan, l'unico vero super-eroe tachionico del film. Il resto della banda (foto in fondo) è formata da persone normali ma dal profilo psicologico decisamente più interessante.

Watchmen – 2009 – Regia di Zack Snyder – voto 6.5

 L’ambientazione è all’epoca di  Nixon con la guerra fredda tre USA e Russia (ancora…??? E Basta!) ed un fatico  l'”Orologio dell’apocalisse” regolato a mezzanotte meno cinque. Chi può salvare il mondo dal collasso atomico generale?

Ovvio, un manipolo di Supereroi (fin qui tutto banale e nessuna novità). L’innovazione sta nel fatto che di questi super-eroi, uno solo ha veramente dei super poteri. Gli altri han sì tanto coraggio e son bravi a far pugni…ma mostrano anche di essere profondamente umani. In questo sta la novità del film che altrimenti sarebbe una ri-edizione dei Fantastici 4 piuttosto che dell’ultimo insuperabile Batman, il Cavaliere Oscuro (si veda qui il giudizio del sottoscritto).

Il film ha una durata eccessiva, e molte scene sono molto più lente di un normale film di azione. A tratti si respira quasi un’ambientazione noir, data soprattutto dall’agire misterioso, quasi da detective, del personaggio-bandito-supereroe Rorschach, l’io narrante di quasi tutta la storia. Non mancano le scene crude e pure quelle di sesso (ma erano davvero necessarie? In ogni caso hanno il loro perché e ora cercherò di spiegare la mia lettura del film), la linearità della storia ne viene spesso a soffrire un po’ e, come usa nei moderni film spezzettati cronologicamente (si veda ad esempio Tredici Variazioni sul Tema, piuttosto che Magnolia o altri), sta allo spettatore attento non perdersi nulla e alla fine ricostruire, come un bravo detective, l’ordine esatto dei tasselli per comprendere il significato profondo di ogni cosa. Insomma, è probabile che ad una seconda visione del film si possano cogliere molti più particolari ed elementi interessanti.

Il tema stesso del tempo risulta centrale, a causa dell’unico vero supereroe, il Dottor Manhattan, nato da un esperimento sui tachioni, quelle che i Fisici (o meglio gli amanti di Fantascienza) hanno nominato come le particelle in grado di viaggiare nel tempo…

Ma più che questi aspetti folcloristici che renderebbero di per sé il film insufficiente, interessante è il profilo psicologico e l’intreccio di vita di ogni singolo membro della banda.  Watchmen significa “Guardiani” (letteralmente uomini che scrutano) e si viene a capire che oltre ad essere guardiani dell’umanità, sono innanzitutto guardiani e reciproci e scrutatori del loro essere più profondo: un intreccio di intrighi, vicende amorose, vendette personali, istinti omicidi (con scene anche alla Hannibal o da infanzia travagliata) che si intrecciano invece al senso di giustizia e di tensione al bene che è tipico di chi si sente supereroe. Ad  passato spesso travagliato si aggiunge un presente costernato di scelte difficili ma profondamente differenti tra i vari supereroi (chivuole rimanere nel segreto, chi rivela la sua identità, chi rimane nell’ombra, chi vuole esere uomo di successo…) che nel corso della storia si ritrovano così ora uniti ora divisi in virtù di queste scelte compiute… Una caratterizzazione insomma molto sottile e intrigante che rende in questo senso Watchmen accattivante e dal giudizio complessivo più che sufficiente. Anche se certo non al livello del clamore mediato avuto, né di altri film di questo genere.

Andrea Macco

La banale perfezione

Dal blog di Divulgazione Scientifica e Astronomica Tuttidentro (legato alla omonima trasmissione radio), leggo questo pensiero dell’artista Carmine Scalzi:

“Chi si spinge con lo sguardo molto in alto, in profondità verso un estremo, non sta facendo altro che spingersi verso il contrario, verso l’opposto: chi guarda molto in alto sta guardando anche in basso.

Questo vale in tutti i campi dello scibile e di tutto quello che si vuole conoscere, non solo nell’astronomia o nella filosofia. Ad esempio, nella recitazione, non ti possono insegnare solamente i caratteri “buoni”, perché per arrivare al buono, devi capire anche il cattivo, che è il contrario… Buono e cattivo fanno parte della stessa faccia. Come la vita e la morte. Se guardi la vita, pensi alla morte, se guardi la morte pensi alla vita”.

Nella vita è importante porsi obiettivi ed ideali alti. Il sottoscritto è uno che non si accontenta. Mai. Eppure tanto più si punta in alto tanto più emerge il nostro limite, la nostra fragilità, la nostra pochezza di esseri non onnipotenti, ma limitati.

Il perfezionismo può essere un processo che si autoa-limenta senza avere mai fine, capace di innescare non solo sconforto, ma anche distruzione. Proprio come un processo di Fisica nucleare: se diviene incontrollato, il perfezionismo genera una bomba che annienta ogni rapporto umano, isolando l’uomo che ha sganciato la bomba che spazza via ogni imperfezione: egli resta solo, coi suoi rimorsi, i suoi sensi di colpa, con l’eterna imperfezione che sarà sempre in lui.

C’è solo un modo di venirne fuori, di far sì che la sete di bello, di assoluto, di verità, di perfetto (di per sè positiva) non diventi un laccio teso per gli altri o un cappio al collo per se stessi: l’accoglienza, la gratitudine, l’apertura a chi ci tende la mano per dirci, oggi e sempre:

«Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».
(2Cor 12,9)

Questo il cammino di questi miei tormentati giorni… Solo così, con l’amore e la grazia,  si potrà fare – come dice l’adagio cinese – qualcosa di più della “banale perfezione”…

Andrea

La pazienza

Trovato in una sede scout… Fotografato e qui postato come granello di sabbia per i miei 25 Lettori di manzoniana memoria.

Sulla pazienza ed i suoi frutti c’è sempre da imparare. A volte si pensa che ad essere pazienti si passi solo per “stupidi”. Forse si confonde la pazienza con il buonismo. Le radici della pazienza credo infatti possano rinvenirsi nella misericordia, nella mitezza, nel riconoscere le debolezze altrui anche come proprie e come proprie dell’essere umano. Gesù condannava il peccato, salvava i peccatori. Proprio in quello, forse,  si esprimeva la sua pazienza.

Andrea

Dal cielo ciò che ci chiama al cielo

Durante il Caffè Latinum di Lunedì, tra i vari passi, è stato proposto questo di un autore poco noto, Manilio. Lo ritengo così bello che anche per chi non ha preso parte al Caffè e alla discussione scientifica e letteraria annessa, lo voglio ripostare sul blog. A me ha ricordato molto Galileo Galilei, quando dice che il Libro della Natura è stato scritto da Dio con caratteri matematici e se noi siamo in grado di leggerlo è perché quello stesso Creatore ha modellato anche la nostra mente, rendendola così capace di intendere il linguaggio del Libro della Natura.

 

 

Quis caelum posset nisi caeli munere nosse,

et reperire deum, nisi qui pars ipse deorum est?

Quisve hanc convexi molem sine fine patentis

signorumque choros ac mundi flammea tecta,

aeternum et stellis adversus sidera bellum

cernere et angusto sub pectore claudere posset,

ni sanctos animis oculos natura dedisset

cognatamque sibi mentem vertisset ad ipsam

et tantum dictasset opus, caeloque veniret

quod vocat in caelum sacra ad commercia rerum?

 

                                                                   Manilio, Astronomica, II, 115-124

 

Chi potrebbe conoscere il cielo se non per dono del cielo,

e trovare Dio, se non chi partecipa della divinità?

E questa vastità della volta che si estende senza fine,

e le danze degli astri e i fiammeggianti tetti dell’universo,

e l’eterno conflitto dei pianeti contrapposti alle stelle,

chi potrebbe discernere e racchiudere nell’angusto petto,

se la natura non avesse dato alla mente occhi divini

e non avesse rivolto a sé un’intelligenza ad essa affine,

e non avesse ispirato un compito così alto, e non venisse dal cielo

ciò che ci chiama al cielo, per partecipare ai sacri riti?”

                                                                                                   Trad. A. Del Ponte

Caffè Latinum: “Il cielo stellato sopra di noi”

Cari Soci, cari amici del Centrum latinitatis Europae,
 
     come saprete l´Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2009 Anno Internazionale dell´Astronomia. La nostra Delegazione Cycnus di Genova ha deciso di dare il suo contributo a questa celebrazione nel miglior spirito del CLE, cioè tendendo un ponte fra l’antichità classica e la modernità.
                       
LUNEDI 9 MARZO
 
alle 16,45
 
    al primo piano del Ristorante “Vegio Caroggio” in v. S. Lorenzo 41r
 
avrà luogo un Caffè Latinum dal titolo     
“Il cielo stellato sopra di noi”
 
in cui, dopo una lettura preliminare, in latino e in italiano, di brani astronomici da Cicerone, Virgilio, Manilio e Seneca, il giovane astrofisico dott. Andrea Macco ci intratterrà su alcuni aspetti interessanti e sorprendenti della moderna scienza astronomica.
     L’incontro, aperto a domande e dibattito, si concluderà con un drink a piacere. Nell’occasione sarà possibile aderire al CLE dietro versamento di una quota sociale di € 16 per il 2009.
 
              Cordiali saluti.
 
                               Andrea Del Ponte
                     presidente Delegazione Cycnus
 

Con la seguente lettera viene annunciato un incontro del Caffè Latinum tra cultura classica e studi scientifici cui sono stato invitato lunedì prossimo.  Già lo scorso anno partecipai ad un incontro dedicato al De rerum Natura di Lucrezio. Allora si parlò della moderna struttura della materia in raffronto alla visione classica. L’incontro di questa volta tratterà invece temi legati all’astronomia e alla cosmologia. Segnalo l’evento in particolare a tutti i lettori genovesi interessati.

Andrea Macco

 

Visite totali quota 20.000

Mi piacerebbe sapere chi è stato il compagno di pianerottolo che passando di qui si è ritrovato la schermata che segnata il n. 20.000 tondo tondo nelle statistiche… Ma temo che la mia curiosità sia destinata a rimanere eterno dubbio.

Frattanto per tutti i miei 25 affezionati lettori e blogger ecco le statistiche mensili del blog in questo grafico. Le visite oscillano tra 3 e 4 mila al mese. Settimanalmente si registra un calo delle viste periodico nel week-end mentre durante i feriali le visite medie si attestano sui 130-140 visitatori al dì.

statistiche-blog-febb-09