Accademia della Crusca

BOTTA

MOLTO POCO SCIENTIFICO – Quando il trenino vuole fare la torta.
Buongiorno, vi scrivo per segnalarvi una «svista» abbastanza grave che ho potuto riscontrare sul vostro quotidiano. In un pezzo inerente il Festival della Scienza, vengono presentati i treni a lievitazione magnetica: ovviamente ho subito pensato ad una svista di battitura vostra o del giornalista del caso, ma l’errore si ripropone altre volte nel corso del pezzo… Naturalmente i treni non sono torte, e difficilmente saranno in grado di lievitare; ciò che invece si riesce a far fare loro è levitare, sfruttando alcune particolari caratteristiche dei materiali superconduttori (come nel caso del trenino presentato al Festival della Scienza). Spero sia nota la differenza…
Lettera firmata alla Redazione de il Giornale

RISPOSTA

vocabolario cruscaCon l’Accademia della Crusca non c’e’ scampo. Tecnicamente levitazione e lievitazione hanno due significati differenti e il sottoscritto ha commesso una imprecisione nell’usare l’uno al posto dell’altro.
Tuttavia mi permetto di definirla imprecisione e non clamoroso errore in quanto sono diversi i dizionari che riportano un usano figurato del termine “lievitazione” (il processo chimico che porta la birra a fermentare e il pane a gonfiare), nel senso di “gonfiamento”, “innalzamento” e “sollevamento”. In particolare, con questo uso analogico viene indicata in economia la lievitazione dei prezzi (un aumento del costo) e la lievitazione di corpi fisici (un fenomeno paranormale per cui un individuo riesce a vincere la forza di gravita’ e a sollevarsi da terra, quella che tecnicamente viene appunto indicata come levitazione).

Lo stesso sito e programma ufficiale del Festival della Scienza, d’altra parte, parlando del trenino che resta sospeso da terra sopra un campo magnetico, usano l’espressione “lievitazione magnetica”: che le idee della scienza stiano fermentando qualche altra novità per Genova?

Andrea Macco

 

Video del Festival della Scienza

Mentre proseguono i miei servizi per il Festival su il Giornale, mi ritrovo a comparire anche in un video sul Portale internet Conosceregenova diretto da Francesco Ristori.

L’occasione è la sperimentazione del primo vagoncino prototipo a levitazione magnetica che sfrutta le proprietà dei materiali superconduttori. Si tratta di uno degli stand più innovativi di questo Festival che propone molte cose belle, ma per l’80% già viste nelle precedenti edizioni (lo stand e’ allestito alla Loggia della Mercanzia in Piazza Banchi – realizzazione a cura della ASG Superconductors – molto ben curato, vi sorprenderà).

Trovate il video dal titolo Treno volante cliccando qui. Molto bello anche il video sulla mostra Luminescenza presente al Palazzo della Borsa.

Aggiornamenti nei prossimi giorni, buon festival a tutti!

Andrea

Dio eterno danzatore, l’uomo pure

Satish Kumar, durante la conferenza “Scienza e spiritualità” nell’ambito del Festival della Scienza ha paragonato Dio ad un eterno danzatore.

“Spesso abbiamo l’idea di un Dio creatore, che poi resta li, immobile, dopo aver dato vita all’Universo…invece Dio rinnova continuamente, ogni giorno, la sua creazione, perché è un Dio eterno danzatore…”

Non avevo mai pensato a Dio in questi termini. Si sentono le radici orientali di Satish, che in molti paragonano al nuovo Gandhi. Il messaggio che ha lasciato è stato certamente positivo, ma molto alto, al limite dell’utopia. Però è senz’altro da stimare il coraggio di questa persona che pure si comporta da eterno marciatore della pace.

Proprio nell’omelia che ho ascoltato domenica, il sacerdote ha concluso citando suor Emmanuel:

“La vita non si ferma mai per coloro che sanno amare”.

Chissà, forse è proprio questo il segreto di un Dio dal volto di un danzatore che non si ferma mai…

Andrea

Riti, gesti scaramantici: c’è qualcosa di più nei leader

Avete mai visto la danza degli All-Blacks di Rugby? Credo di sì. Ormai è diventata famosissima. E’ senz’altro un rito, un modo per caricare la squadra, per darle unità, compattezza e un quid in più. Una specie di consapevolezza di essere “i migliori”.

E’ un po’ lo stesso meccanismo che avviene negli scontri epici, quando i comandanti delle battaglie, i leader, gli eroi che poi rivediamo anche nei film più famosi, pronunciano un discorso per “caricare” i propri uomini e far gonfiare i loro cuori… “Sia questo il momento in cui sguainiamo insieme le spade…” , “Facciamo risuonare il nostro corno in tutta la vallata…” , “Possa l’alba di questo giorno conoscere la nostra gloria…”

Ma torniamo al campo sportivo. A seguito della bella vittoria della Sampdoria in Coppa Uefa nella roccaforte di Belgrado (cliccare qui per tabellino e pagelle), ecco un articolo di Paolo Giampieri (il Secolo XIX) che rivela qualche retroscena e racconta di un Antonio Cassano nella veste di leader, vero leader.

Leggetevelo, è veramente bello e tutto da gustare.

Andrea Macco

 

QUELLI CHE VINCONO PRIMA DI INZIARE.

«Fu allora che “el Negro”, Obdulio Varela, si alzò dal suo posto…». La letteratura dei gesti di sfida clamorosi e vincenti non è molto abbondante. A raccontare la storia dell’uruguaiano Varela che, nel 1950, con il suo coraggio sconfisse il Brasile al Maracanà nella finale di Coppa del mondo, ha pensato la penna magica di Osvaldo Soriano; addirittura un video (consigliato a chi ama il calcio, la danza, il bello, http:// it.truveo.com/Maradona-riscaldamento-con-il-Napoli/id/964227603) ricorda quando Maradona iniziò a vincere la partita (e quindi la Coppa Uefa) sul campo dello Stoccarda; cronache di quotidiani sportivi riportarono la sana strafottenza di Pietro Vierchowod che, con la maglia della Sampdoria, prima dell’inizio della partita di Coppa dei Campioni, salutò la feroce curva della Stella Rossa, nella famosa battaglia di Sofia; il Cassano leader senza paura è storia dell’altro ieri.

Breve riassunto serbo. Lo stadio dei partigiani, annunciato caldo, è caldo davvero. Sono in trentamila a cantare; soprattutto, la curva è scatenata. Quando la Sampdoria scende in campo per il riscaldamento, i fischi diventano assordanti. Cassano viene fatto presto bersaglio: «Cassano vaffa…» e «Cassano figlio di…», italiano basico ma efficace. Sulle prime Fantantonio ha ignorato. Quindi, ha reagito. Sguardo rivolto verso la curva, fisso, sorriso appena abbozzato ma chiaro, una pettinata ai capelli. Il primo e più esplicito messaggio è chiaro: non mi fate paura, non mi intimorite per niente. Ma è più importante il secondo messaggio, sottinteso, e rivolto ai compagni: state tranquilli, seguitemi, tra poco si va in campo e staranno a vedere.

A Belgrado Cassano era capitano. Come Maradona a Stoccarda, come Varela al Maracanà. Quel 16 luglio del 1950 tutto il mondo aveva già dato per scontato l’esito di Brasile-Uruguay. Circa centocinquantamila persone affollavano l’enorme stadio, urlando la propria passione per i verdeoro che parevano proprio imbattibili. Negli spogliatoi, l’Uruguay si prepara alla gara con rassegnazione. I dirigenti della squadra hanno chiesto ai ragazzi di “perdere por cuatro goles, no mas”, quattro gol, non di più. I giocatori, anche il celebre Schiaffino, hanno gli occhi bassi. «E fu allora che “el Negro” si alzò dal suo posto…». Varela si alzò dal suo posto indossò la camiseta celeste che aderì perfettamente al torace e, all’altezza del cuore, apparì il sole uruguaiano con le due spighe. Poi prese la fascia e vi infilò dentro il braccio. Adesso era il capitano, e disse: «Quelli fuori non contano». L’Uruguay vinse la partita, passata alla storia come il “maracanazo”, per il Brasile fu quasi una tragedia. Obdulio Varela non si vantò mai di quanto fatto. Le poche volte che parlava di quello che era successo quel giorno, diceva: «Gli abbiamo rovinato la festa, non ne avevamo il diritto e, se rigiocassimo cento volte, perderemmo tutte e cento».

I tempi sono cambiati, la sfida dello zar, di Maradona e di Cassano oggi prende forma durante il riscaldamento. Diego entra sul prato di Stoccarda e iniziano a bombardarlo di fischi. Gli altoparlanti sparano “Life is life” degli Opus. Musica molto ritmata, fa al caso suo. Maradona inizia a ballare. Poi prende la palla e palleggia ballando: piede, coscia, testa, spalla, una roba incredibile, la palla non cade mai a terra. Il Pibe de Oro, che in quel periodo è pure un po’ sovrappeso, la ferma sul collo del piede, sulla testa. E danza, danza. Il rumore dei fischi scema, lo stadio si fa zitto, preoccupato, gli avversari lo guardano con la coda dell’occhio. Maradona ha già iniziato a vincere. Finirà 3-3, in virtù della vittoria dell’andata, per il Napoli sarà Coppa Uefa.

Perché il problema dei gesti di sfida è poi tradurli in vittoria. Maradona balla, ma se poi perde non fa una bella figura. Cassano lancia il guanto: nessuna paura di voi, tra poco mi vedrete (ci vedrete) giocare. Ma così si espone, si prende le responsabilità e pure rischi. Se sfidi, devi credere in te stesso e nei tuoi compagni. Perché anche Cassano lo sa, un uomo solo, anche un campione assoluto come lui, come Maradona, non è niente senza compagni. E i compagni, per essere squadra, devono sentire il senso di appartenenza, quello che Varela chiamava “hermanidad”. In un’azienda si direbbe coesione, condivisione. In una squadra di calcio sono sentimenti che passano attraverso la maglia. Il simbolo è la maglia che el capitan indossò nel 1950 davanti ai compagni di squadra. Che Cassano indica ai tifosi per dire che resta a Genova, che ai tifosi lancia dopo aver sfidato, e vinto, squadra e curva dei partigiani.

Paolo Giampieri (Da il Secolo XIX del 25 Ottobre 2008) 

Al via la VI edizione del Festival della Scienza genovese

La curiosita dei bambini e una delle prerogative del Festival, rivolto pero anche agli adulti, assetati di sapere e di tecnologia

La curiosita' dei bambini e' una delle prerogative del Festival, rivolto pero' anche agli adulti, assetati di sapere e di tecnologia

Come ormai tradizione tra 3 anni a questa parte, seguirò il Festival della Scienza per il Giornale. Fin da oggi potete trovare due articoli di presentazione, il principale dei quali potete leggere on line: La scienza scopre la diversità e ne fa la star del Festival.

 

Oggi durante la cerimonia di apertura a Palazzo Ducale con le autorità e gli organizzatori, è emersa qualche polemica (francamente debole) sulla mancata presenza di rappresentati del Governo: ma già da tempo – hanno ammesso gli organizzatori – si sapeva che tanto il Ministro Gelmini quanto il Ministro Scajola avrebbero avuto altri impegni per questi giorni. E poi, mio parere personale, perché bisogna sempre mettere sul piano politico ciò che dalla politica, invece, dovrebbe essere slegato (o al massimo debolmente legato)?

 

Il mio timore è invece che questa commistione tra politica e Festival stia pericolosamente crescendo, tanto che ora sembra che pure diverse scuole abbiano deciso di non portare i propri alunni al Festival per dare un segno di protesta al Governo sulla riforma Gelmini.

 

Ha fatto bene a ribadirlo la sindaco Marta Vincenzi: “Si può scegliere di protestare, ma perché coinvolgere i ragazzi e non permettere loro di vivere una esperienza così arricchente come il Festival?” Poi c’e’ anche chi aggiunge che il mantenere una alta partecipazione in termini di numeri e’ nuovamente importante per poter ottenere dal Governo i fondi per le prossime edizioni di Festival…ma di nuovo, allora, entra in gioco il delicato rapporto con la politica. Sinceramente preferivo le prime edizioni del Festival, quando si guardava ai numeri, ma non in modo cosi assillante e denso di ansia come si fa ora.

 

Come mi diceva stamattina il prof. Giuseppe Rosolini, ideatore di MateFitness – la Palestra della Matematica di Genova – nonché brillante matematico (e amico): “Quest’anno nella nostra Palestra facciamo tutto SENZA numeri! E’ sbagliato credere che la matematica sia solo numeri. C’e’ molto di più… a partire dalla logica e dalla teoria dei Giochi, così importante per l’economia (si veda il premio nobel a John Nash) ma cosi spesso dimenticata…”

 

Ecco, credo che questo pensiero potrebbe benissimo essere dilatato a tutto il Festival, non solo per rinnovarlo, ma per fargli respirare quell’aria di divertimento, magia, e stupore che è propria della Scienza.

 

Andrea Macco

 

Per il programma dettagliato di incontri, conferenze, spettacoli e mostre si veda il sito ufficiale del festival cliccando qui.

due ingredienti che non mancano mai al festival della Scienza di Genova.

Meraviglia e stupore: due ingredienti che non mancano mai al festival della Scienza di Genova.

Messori tenta un antidoto contro i tanti Odifreddi

Sul blog dell’amico Andrea Tornielli sono giorni che si stanno susseguendo post davvero interessanti. Il più recente riguarda il libro appena uscito “Perché credo” di Vittorio Messori, definito da alcuni l’antidoto contro i tanti Odifreddi.

 

Davvero “cristiano” è quasi sinonimo di “cretino”, come scrive un prof. di matematica piemontese ben presente sui teleschermi nazionali e nelle patrie librerie? Hanno ragione i libri e pamphlet che negli ultimi anni svettano nelle classifiche nostrane e che tentano di demolire i fondamenti del cristianesimo, mettendo in dubbio la storicità dei Vangeli e presentano quella della Chiesa come una “storia criminale”? E’ in libreria da oggi Perché credo (Piemme, pp. 430, 20 euro), un libro-intervista con Vittorio Messori che racconta per la prima volta diffusamente la storia della sua conversione, di quell’esperienza mistica che lo ha portato, nel 1964, ad arrendersi all’evidenza dell’incontro con Gesù dopo essere stato allevato da perfetto agnostico, allievo della scuola razionalista torinese. E’ un libro denso, che alterna il racconto personalissimo di Messori a riflessioni e approfondimenti a tutto campo sulla fede, la Chiesa, la sua storia, la sua attualità, e che rappresenta una sorta di sintesi delle tante importantissime opere che, a partire da Ipotesi du Gesù (1976) lo scrittore ha pubblicato indagando i fondamenti del cattolicesimo. Il sottoscritto (essendo un libro intervista, porta anche la mia firma) non ha alcun merito se non quello di aver convinto un maestro e un amico – Messori – a raccontarsi, parlando della sua esperienza e della sua vita personale. E’ un libro che, raccontando di una conversione inaspettatamente e imprevedibilmente accaduta, esalta l’uso della ragione e condivide ansie e domande di chi è alla ricerca, di chi non crede. E’ un libro in molte pagine spiazzante, perché mostra come sia impossibile “incasellare” Messori e la sua libertà di giudizio nelle categorie oggi in voga.

Andrea Tornielli

Interessante il commento postato da un blogger:

bo.mario Scrive: October 21st, 2008 at 8:19 am

Odifreddi parla di verità essendo un matematico. Messori parla per sensazioni. Ora a Voi la scelta. Non mi piacciono nessuno dei due. Seguo molto di più Augias che propone ricerche e riscontri. Zichichi quando parla di scienza è molto bravo. Quando si mette in un cul de sac sulla religione diventa incomprensibile. Se la fede è il motore di tutto cosa c’entrano gli scienziati? La fede e la scienza non sono compatibili. Un saluto.

Che Odifreddi parli DI VERITA’ nella Scienza è tutto da dimostrare…

Lo sapete che ha ricevuto MOLTE critiche anche a livello scientifico? Vi potrei segnalare dei miei articoli in cui mostro tutto questo… ma sarei di parte.
Cito allora un professore di Fisica, Ordinario di Perugia, che ha smantellato Odifreddi parola per parola: Paolo Diodati: Teoria dei numeri, numerologia e materia oscura

Vi consiglio davvero di leggerlo, oltre ad essere istruttivo e alla portata di tutti, è scritto in maniera brillante ed estrosa.

Andrea

 

PS: da domani inizia il Festival della Scienza 2008 di Genova. Sarete tenuti aggiornati anche sulle pagine di questo blog, un po’ come fatto per il Convegno della SIF.

A volte sembrano davvero “bambini vestiti da cretini…”

La fase è celeberrima: “Gli scout sono dei bambini vestiti da cretini, guidati da cretini vestiti da bambini.”  L’attribuzione un po’ meno certa. Molti la fanno risalire a George Bernard Shaw ma non vi è alcuna fonte ad attestare che il premio Nobel irlandese per la letteratura l’abbia mai pronunciata.

La frase è invece di Jack Benny (1894 – 1974), comico e attore statunitense che nei suoi spettacoli radiofonici e televisivi pare ironizzasse sovente contro gli scout.

Perchè tiro fuori questa frase? Perchè sto seguendo un simpatico dibattito sul forum scout di Grosseto sul modo in cui gli scout portano la loro uniforme. In realtà è un po’ di tempo che questo tasto mi preme come un nodo in gola (uno dei primi articoli che scrissi per Esperienze & Progetti, la rivista del Centro Studi Badel Powell, fu proprio dedicato a questo argomento).

Vediamo se riesco a rendere l’idea con qualche foto che parla forse più di mille immagini:

1) Fazzolettone scout ben fatto e ben portato:

fazzolettone

2) Fazzolettone “collana vudu” in varie varianti e modelli :

 a) Classico

  

b) con sciarpa per il collo (per le signorine)  c) con accessori multiuso: stendi abiti e fermacarte

3) Collane vudu propriamente dette:

collana wudu-2  collana vudu - benin  collana wudu

4) Fazzolettone vudu propriamente detto (NO COMMENT):

[immagine non più disponibile]

5) (tiriamoci su il morale) Capi Scout con fazzolettoni scout ben fatti!
scout uniforme bella

A termine di questa rassegna, credo che se qualcuno vede qualche scout per strada con uno dei modelli di fazzolettone scout trasformato in collana vudu, ecco credo che abbia i suoi buoni e fondati motivi per farsi passare, almeno nell’anticamera del cervello, la famosa frase dei cretini vestiti da bambini….

Non pensate? È solo una uniforme, ma essa da’ uno stile, diventa un habitus.
Dimmi come ti vesti e ti dirò chi sei dice un antico proverbio. Se è vero che il nostro modo di apparire è anche riflesso di quel che portiamo nell’anima e nel cuore e di quel che siamo, credo sia importante curare il modo di presentarsi. O non si spiegherebbe nemmeno perché in certi ambienti di lavoro sia chiesta ancora oggi una certa tenuta formale.

Non aggiungo altro, spero di aver lanciato un piccolo seme che auspico possa essere raccolto da chi di dovere…

Buona Strada!

Andrea

PS: cliccare QUI e QUIper leggere due articoli interessanti di zio-web sull’argomento

* * *

Sulla crisi delle borse

Con questa vignetta di Krancic dico tutto quello che ho da dire sulla crisi che sta investendo l’economia in tutte le sue componenti, dalla testa al midollo, ovvero dai grandi investitori e azionisti di professione ai piccoli risparmiatori familiari.
 
Che si tratti del primo atto di una Terza Guerra Mondiale, guerra non più di armi fisiche ma fatta con la più subdola delle armi, quella che ha prodotto il Capitalismo stesso?!?
 
La vignetta di Krancic tratta da  il Giornale del 16 Ott 2008

La vignetta di Krancic tratta da il Giornale del 16 Ott 2008

Dal nostro inviato a Pechino per gli Sport della Mente

A Pechino al via le Olimpiadi della “mente”.
Ci scrive l’arbitro internazionale genovese Stefano Iacono.

Go-gioco

Dal 2 al 18 ottobre, sempre e ancora nella capitale dello Sport olimpionico di quest’anno, l’affascinante Pechino (e più precisamente nel Centro Conferenze Nazionale dell’area Olimpica), sono partite le Olimpiadi degli Sport della Mente, ovvero i primi ‘World Mind Sports Games’.

Le discipline previste sono Dama, Scacchi, Bridge e Go (antico gioco di origine giapponese). I partecipanti sono circa 3.000 provenienti da 143 Paesi.

Per la dama internazionale (100 caselle) la rappresentativa azzurra è composta da Roberto Tovagliaro di Savona, Roberto Di Giacomo di Latina e Daniele Redivo di Trieste impegnati nel torneo dal 3 al 18 ottobre. Per la dama inglese (64 caselle) invece a difendere i colori italiani saranno Paolo Faleo di Aosta, Mirco De Grandis di Venezia e Mirko Mancini di Cuneo dal 12 al 17 ottobre.

La rappresentativa azzurra per questa disciplina è completata da Daniele Macali di Latina, come assistente tecnico, e dal genovese Stefano Iacono, che fa parte dello staff arbitrale internazionale.

Ecco le notizie che ci ha mandato Stefano approdato nei giorni scorsi in Cina. Credo sia una bella occasione poterne dare lettura anche su questo blog.

Andrea Macco

Per avere qualche info in più, cliccare qui per leggere l’articolo uscito sulla Gazzetta dello Sport

****


scacchi cinesiUn saluto a tutti dal vostro corrispondente estero che oggi è arrivato a Pechino!
Finora tutto bene tranne la colazione servita a bordo del volo AirChina (pollo e peperoni alle 5 di mattina seppur buoni non sono proprio quanto una persona si aspetta a quell’ora… considerato che per cena era stato servito pollo e anacardi vi potete immaginare come mi sento in questo momento: nostalgia del piatto di lasagne mangiate allo Spizzico di Fiumicino!!!).
Ma lasciamo da parte le amenità e passiamo alle cose serie: la sede di gioco di questa prima edizione delle olimpiadi dei giochi della mente è bella e, soprattutto, quello che conta, dotata di postazioni internet (per lo meno, per noi arbitri).

Ho qui davanti a me un bollettino, il numero 3 dello scorso 7 ottobre, che celebra le prime medaglie d’oro (a una russa e a un ucraino negli scacchi) e in cui all’interno ci sono due pagine dedicate al Go: un solo italiano in lizza su 37 partecipanti, per lui un onorevole 14o posto. Si tratta di He Zhimin.

Nel torneo di scacchi non ho visto giocatori italiani in tabellone mentre ve ne sono in quello di dama, ma vedro’ di essere piu’ preciso sulle loro performance nei prossimi giorni. Per ora i loro nomi: Roberto Tovagliaro di Savona, Roberto Di Giacomo di Latina e Daniele Redivo di Trieste.

Stefano Iacono, Pechino 11 Ottobre 2008

Il valore della coerenza

Parlo per gli amici scout (pochi i post fin’ora dedicati a questa categoria di interventi, ma, come suggeriscono altri indizi sparsi su questo blog, sento lo scoutismo cucito sulla mia pelle) ma forse non parlo solo per loro.

Sul Forum del gruppo FSE di Grosseto sto seguendo un interessantissimo e acceso dibattito su CONVIVENZA vs ESSERE EDUCATORI.
Ci fosse qualche scout tra i miei 25 lettori, l’invito è quello di partecipare, cliccando qui.

Su tutto, vorrei qui condividere non tanto il mio pensiero (esposto appunto sul forum) quanto piuttosto questa preghiera-riflessione postata da un altro capo sul valore della coerenza.

Credo che essere veramente coerenti, esserlo fin in fondo, con onestà e schiettezza, sia una delle più grandi sfide di oggi.
Insieme, sostenendosi lungo l’erto cammino che punta alla vetta dell’Altissimo,  e solo con l’aiuto di Dio, la sfida può essere raccolta e, forse, pure vinta. Voi che dite?

Buona strada!

Andrea

 Signore Gesù che hai detto:”Chi mette mano all’aratro e poi si volge indietro non è degno del regno di Dio”,
io sono contento della mia Promessa e non voglio tornare indietro.

Ti ringrazio di avermi chiamato per questa via e ti domando l’aiuto per continuare.

Quando la vita di tanti mi scoraggia e mi suggerisce di essere come tutti gli altri,
tu aiutami ad essere coerente !.

Anche se tutti sono cattivi,
io voglio essere buono;
anche se tutti sono dei vili, io voglio essere generoso;
anche se tutti si accontentano di andare dietro all’onda,
io voglio ancora camminare diritto.

Preservami, o Signore, dalla malinconia senza ragione,
dalla noia che tutto distrugge.

Fammi brillare davanti agli occhi sempre nuove mete
e fammele toccare prima che io mi stanchi per via.